Ascolta, prega, canta!

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L' atteggiamento del corpo è specchio di quello del cuore: lasciamo spazio alla Parola e alle parole dentro di noi. Siamo una comunità che dona la voce per lodare Dio.

Nella Vita Seconda di San Francesco di Assisi di Tommaso da Celano [FF681] si narra di quanto il poverello di Assisi amasse raccogliersi in preghiera, rivolgendosi a Dio in una dialogo fitto e personalissimo in cui mettere corpo e anima. Le Fonti non dicono se mai avesse cantato, ma certo è che nel comporre le sue Lodi a Dio o il Cantico delle Creature la melodia nel cuore e nello spirito non gli era mancata. Perché Francesco più di tutti sapeva ascoltare la voce di Dio.

Così scrive il suo biografo: «Francesco, uomo di Dio, sentendosi pellegrino nel corpo lontano dal Signore, cercava di raggiungere con lo spirito il cielo e, fatto ormai concittadino degli Angeli, ne era separato unicamente dalla parete della carne. L'anima era tutta assetata del suo Cristo e a Lui si offriva interamente nel corpo e nello spirito.
Delle meraviglie della sua preghiera diremo solo qualche tratto, per quanto abbiamo visto con i nostri occhi ed è possibile esporre ad orecchio umano, perché siano d'esempio ai posteri. Trascorreva tutto il suo tempo in santo raccoglimento, per imprimere nel cuore la sapienza; temeva di tornare indietro se non progrediva sempre. E se a volte urgevano visite di secolari o altre faccende, le troncava più che terminarle, per rifugiarsi di nuovo nella contemplazione. Perché a lui, che si cibava della dolcezza celeste, riusciva insipido il mondo, e le delizie divine lo avevano reso di gusto difficile per i cibi grossolani degli uomini.
Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio. E se all'improvviso si sentiva visitato dal Signore, per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola col mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica, per non svelare la manna nascosta.
Sempre frapponeva fra sé e gli astanti qualcosa, perché non si accorgessero del contatto dello sposo: così poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo, faceva un tempio del suo petto. Assorto in Dio e dimentico di se stesso, non gemeva né tossiva, era senza affanno il suo respiro e scompariva ogni altro segno esteriore».

Ho voluto condividere queste poche righe con voi, per farvi comprendere l'importanza dell'ascolto. Innanzitutto l'atteggiamento del corpo è specchio di quello del cuore, sia nella preghiera sia nel canto, noi dovremmo fare entrare la Parola e le parole che ci devono condurre all'unità con Dio. Francesco ascolta! Lascia spazio, entra nel mondo della preghiera e pregando, canta. E arriva a comporre le lodi di Dio altissimo.
Dovremmo essere consapevoli che noi facciamo parte di una comunità che dona la voce per lodare Dio. Ma quando imparo un canto ne ascolto la melodia, leggo le parole, le faccio mie? Riesco ad entrare nel testo e a trasformarlo in preghiera? È un cammino lungo e tortuoso, ma un camino dove ci si può arrivare prima da soli e poi insieme. In questi anni ho sentito voci esterne e mi hanno detto che trasmettiamo quello che viviamo, segno che il Signore ci è vicino e ci aiuta attraverso il canto ad essere una cosa sola con lui. Da queste voci siamo spronati a continuare su questa strada, affinché la nostra voce, oltre che essere strumento per lodare Dio, sia anche strumento che porta altri ad assaporare la bellezza della preghiera nel canto.

                                                                                                                                                                                                                   fr. Celestino


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