«Ho imparato ad ascoltare»

Cecilia

Ricordo ancora il primo giorno di cinque anni fa, quando iniziai il servizio di volontariato in mensa. Sbucciai patate e pulii fagiolini, e la cosa mi piacque particolarmente.
L’idea mi venne mentre, sdraiata sull’amaca di un afoso pomeriggio di giugno, mia mamma mi chiese se ero intenzionata a bighellonare e poltrire ancora per molto. Decisi quindi di informarmi riguardo la mensa dei poveri di Pavia, ne avevo già sentito parlare da un mio amico che frequentava. Beh, per non dilungarmi, dopo pochi giorni ero anch’io una volontaria di Canepanova. Prima della pandemia, vi erano grandi tavolate di commensali a cui veniva servito un primo ed un secondo, dopo un ottimo lavoro del cuoco ai fornelli aiutato dai noi volontari addetti alla dispensa, alla preparazione della macedonia, alla pulizia delle verdure e via dicendo.
A parte i primi giorni, ho fin da subito cominciato a parlare con tutti. Ed io che, lo riconosco, dopo poco perdo l’attenzione, ho imparato, con il tempo, ad ascoltare. Ad ascoltare storie di ogni genere tanto che per alcune si potrebbero scrivere racconti.
Da quando poi è arrivato Frate Enrico devo ammettere che c’è qualcosa di diverso e no, non mi riferisco al profumo di toscanelli che tanto gli piacciono, ma, anche se io sono un po’ di parte, sicuramente c’è una cosa che mi ha insegnato, ed è forse la più bella tra tutte le cose; mi ha fatto capire che la fame più grande di molti di loro è fame di amore senza pregiudizi, di premura, di tenerezza.
A volte è così difficile o forse è un po’ mancanza di abitudine, effettivamente questa pandemia non ha per nulla aiutato; al contrario ha fatto emergere come le relazioni sociali, soprattutto per chi come molti di loro vive in solitudine, sia un bisogno umano di base, bisogno di identificazione con un gruppo sociale, esattamente come mangiare.
Ecco spero che possano trovare, venendo in mensa, tutto ciò, chiaramente assieme ad un caldo piatto di pasta, ma per questo si può esserne certi non mancherà mai.
Sono io che per finire devo ringraziare per ogni cosa, anche la più piccola. Con affetto e con le dovute distanze.

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