Poveri ed ultimi come fratelli

Eleonora

E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: 
tutto quello che avete fatto a uno solo di questi 
miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me». 
(Matteo 25, 40)

 

Cari fratelli e sorelle,
oggi il cammino in Gifra ci chiede di riflettere sui poveri ed ultimi come fratelli. Non sono in grado di dirvi molto al riguardo ma ci tengo a donarvi una piccola esperienza vissuta da piccola che credo mi abbia profondamente plasmato in merito a questo pilastro.
Casa mia è stata sempre un porto di mare, ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia in cui si è sempre accolto qualcuno. Quando avevo 7 anni a Pachino, il mio paese di origine (quasi più nord africa che Italia), si vedeva in giro sempre più gente “diversa”. Erano gli anni in cui anche nei paesi molto piccoli cominciavano ad arrivare i migranti provenienti dal nord africa e non solo.
Il pomeriggio del giorno di Pasqua del 2000 a casa mia c’erano amici e parenti, stavamo festeggiando e chiacchierando, quando ad un certo punto suonò il citofono. Era un uomo magro, un po' scuro per essere delle nostre parti. Chiedeva ai miei genitori se potessero aiutarlo. Io ero piccola e non assistetti a tutta la scena ma ricordo che quell’uomo dalla nostra vita non uscì più.
Si chiamava Kader Guellali, era venuto in Italia per trovare un lavoro che gli permettesse di garantire una vita migliore alla moglie e ai due figli che aveva lasciato in Algeria e magari un giorno di poterli portare qui. All’inizio ricordo che parlava solo in francese e in questo trovava conforto in mia mamma che conosceva bene la lingua e così poté aiutarlo a trovare un lavoro; presto però Kader divenne molto di più per noi: scoprimmo che era poeta ed artista, che aveva scritto dei pezzi per il cantante Khaled, era il suo mito; veniva a casa la domenica a pranzo perché diceva che eravamo la sua famiglia, ricordo che a volte veniva anche con noi agli incontri scout di cui faceva parte mio fratello... insomma era diventato uno di famiglia.
Per me era come uno zio, mi viziava molto, quasi più dei miei genitori. Pensate che fu lui a regalarmi il primo cellulare... a 9 anni! Era mio complice, sapeva che adoravo la saga di Harry Potter e mi regalò un sacco di oggetti a tema, lui che aveva una famiglia da mantenere! Ma non era solo una questione di regali... mi insegnava un sacco di cose e sembrava quasi si facesse bambino per esserlo insieme a me.
Purtroppo dopo qualche anno si ammalò per una malattia contro la quale non aveva avuto la forza di combattere. Mi aveva promesso che sarebbe venuto al mio decimo compleanno ma il suo corpo era troppo debole e morì il giorno prima.
Kader era un l’ultimo degli ultimi ma ha lasciato talmente tanto nella nostra e soprattutto nella mia vita, da essere ancora qui, dopo quasi 20 anni dalla sua morte a parlarne. E per questo sono grata ai miei genitori che non hanno avuto paura di accogliere qualcuno di molto diverso nella nostra famiglia permettendoci di vivere un’ esperienza incredibile.
Credo che questa sia la nostra fede nella sua più piena concretezza.Vi abbraccio forte e buon cammino a tutti.

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