Il Salvatore tra le Potenze (Cristo in Gloria)

Scrive san Cirillo di Gerusalemme: “Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non c’è una sola venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità. (…) Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell’altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria. (…) Verrà, dunque il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell’ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo”.

L’originale dell’icona qui riprodotta è stata dipinta da Andrej Rublëv nel 1410 circa.

La composizione si ispira a diverse visioni bibliche dell’Antico e Nuovo Testamento del profeta Isaia, del profeta Ezechiele e dell’Apocalisse di Giovanni (Is 6,1-3; Ez 1,1-28; Ap 4,1-8), ma anche dai testi evangelici che parlano del ritorno del Figlio dell’Uomo alla fine dei tempi.

Cristo si presenta qui con il libro della Sacra Scrittura aperto e la mano benedicente, seduto in atteggiamento solenne sul trono, appena visibile come in filigrana.

I piedi poggiano su uno sgabello (o pedana), munito dei cosiddetti “Troni”, ruote di fuoco con gli occhi e le ali, che insieme ad altre potenze angeliche, i Serafini, sorreggono il trono di Cristo.

La figura di Gesù è circondata dalla triplice gloria, rappresentata con figure geometriche: la prima è a forma di losanga, di colore rosso-fuoco. La seconda è a forma di ovale di colore verde-bluastro e contiene figure alate: Troni e Serafini. La terza gloria è in forma di rettangolo di colore rosso-fuoco, come la losanga; nei quattro angoli contiene quattro esseri viventi alati: a sinistra in alto una figura di uomo, a destra una figura di aquila, in basso a sinistra una figura di leone e a destra una figura di vitello, simboli dei quattro evangelisti.

Cristo vestito d’oro appare come la folgore sullo sfondo del duplice quaternario, della losanga e del rettangolo rossi, è il Giudice dell’Ottavo giorno, il Signore della storia, colui del quale la scrittura dice: “Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi” (1Cor 15,25).

Le lettere IC XC sono l’iscrizione abbreviata del nome GESÙ CRISTO; le tre lettere nel nimbo (aureola) crociato significano “Io Sono colui che è”, il nome con cui Dio si è rivelato a Mosè sul monte Sinai.

L’iscrizione sul libro aperto di Gesù è un versetto dell’Apocalisse “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22,13), è l’auto presentazione di Gesù Cristo dopo l’annuncio della sua imminente venuta a Giovanni: “Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere”. (Ap 23,12) Parole che mettono in risalto il ruolo del Giudice supremo e del Salvatore

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