Icona Della Discesa Agli Inferi
o Anastasis

Nell’iconografia cristiana le immagini che illustravano il fatto della risurrezione erano La discesa agli inferi o Anastasis, Le Mirofore cioè le donne che il giorno dopo il sabato vanno al sepolcro di buon mattino portando aromi e oli profumati, La noli me tangere, che descrive l’incontro del risorto con Maria Maddalena e L’incredulità di Tommaso. Solo a partire dal secondo millennio si è cominciato a raffigurare Gesù che esce vittorioso dal sepolcro.

Ma l’icona che raffigura più di tutte la vittoria di Gesù Cristo sulla morte è quella della discesa agli inferi. Fin dagli inizi fu chiaro nella comunità cristiana che Gesù dopo la sua morte scese negli inferi, nell’Ade o regno dei morti, per portare il suo annuncio di salvezza a tutti quelli che lo avevano preceduto. Leggiamo nella prima lettera di Pietro (3,18-19) “…Cristo…messo a morte nel corpo ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere” … Nel simbolo apostolico lo ripetiamo sempre: “…patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte,…”.

Anche i Padri della chiesa hanno numerosi interventi che descrivono questo fatto. Di seguito riportiamo il testo di un’antica omelia sul Sabato Santo che leggendola, dopo avere osservato l’icona, ci aiuta a comprenderla.

L’cona raffigura Cristo che dopo la sua morte fa irruzione negli inferi, abbatte le porte, i cardini e i chiavistelli che schizzano ovunque, afferra per il polso Adamo e lo trascina fuori. Dall’altro lato c’è Eva, la madre di tutti i viventi vestita di rosso e con le mani coperte in segno di rispetto e adorazione.

Dietro Adamo riconosciamo due re, sono Davide, più anziano, e il figlio Salomone. Dietro loro ci sono Giovanni Battista che indica Cristo con la mano e un Profeta dal caratteristico copricapo a punta. A destra, dietro Eva, vediamo Mosè con le tavole della legge e altri personaggi che rappresentano tutti i giusti dell’Antico Testamento. Il movimento di Gesù è discendente e nello stesso tempo ascendente. Scende, abbatte le porte, afferra Adamo, e con lui tutti gli altri, e li porta fuori, li rialza, li solleva.

Con le parole di san Paolo ai Filippesi (cfr Fil 2,5.10) possiamo veramente dire che

Cristo Gesù:
pur essendo nella condizione di Dio,…
svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini….
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!,
a gloria di Dio Padre.

 

Da un'antica «Omelia sul Sabato santo».

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli»

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