Ho scelto di fare volontariato alla “Mensa dei poveri di Canepanova” perché a Pavia è un’istituzione molto conosciuta e soprattutto, amata. Per i pavesi è ancora vivo il ricordo, dai tempi del secondo dopoguerra: la mensa dei frati era uno dei pochi posti che offriva a tutti, almeno un piatto di minestra. Fin dal primo giorno ho capito che sarebbe stata un’esperienza molto impegnativa ma anche straordinaria, che mi avrebbe cambiato la vita.
Sono stato assegnato alla cucina e ora dopo tre anni, sono aiuto-cuoco e ogni giorno Vitaliano (il nostro cuoco) e io, cuciniamo circa centodieci pasti, che non sono certo pochi. Ogni giorno, almeno sette volontari, ognuno con le proprie mansioni, in amicizia e aiuto reciproco, lavorano alacremente per preparare questi pasti. Grazia all’aiuto di vari supermercati e panettieri, riusciamo sempre a servire un pasto completo, composto da primo, secondo, frutta e dolce. I nostri ospiti hanno sicuramente molte fragilità, problemi di droga, alcolismo, perdita di lavoro, solitudine, ma sicuramente oltre al sostentamento materiale, abbiamo nei loro confronti atteggiamenti di rispetto, accoglienza, attenzione e ascolto.
Un momento particolarmente bello della giornata, è quando, salendo nel refettorio, mi fermo a parlare e scherzare con qualcuno di loro. Questo è veramente un bellissimo momento di condivisione, che sa dare tanto
anche a noi volontari. Per ultimo vorrei ricordare il nostro ospite Paolo, uomo taciturno e a volte burbero, che è stato trovato senza vita nella sua baracca al parco della Vernavola. È stato celebrato il funerale alla presenza del vescovo e di ben otto sacerdoti.
Caro Paolo, per una volta, sei stato al centro dell’attenzione. Ogni volta che passo in Duomo, mi giro verso i gradini, dove di mattina ti sedevi, e mi sembra così strano che tu non sia più lì.
Gigi
