Omelia Venerdì Santo - Passione del Signore

29 Marzo 2024

Scarica l'audio dell'omelia

Fratelli e sorelle, eccoci qui: Venerdì Santo, celebrazione della Passione del Signore.
E se ieri siamo rimasti stupiti, eravamo in quella sala al piano superiore, dove il Maestro e Signore, durante la cena pasquale, dice: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", e quindi sceglie di farsi cibo, Lui che è la Vita, perché noi possiamo avere la Vita. E quindi Lui si fa mangiare perché Lui possa rimanere per sempre con noi, diventando la Vita della nostra vita. E se noi ci nutriamo di Lui, viviamo per Lui:

Perché Lui viene ad abitare dentro di noi.
E quindi da qui nasce un desiderio bruciante di conoscerlo.
Perché Lui è dentro di noi. È parte di noi. Noi siamo fatti di Lui.

E quindi non possiamo non conoscerlo.

E così Giovanni ci racconta la Lavanda dei piedi, che non è semplicemente un gesto estemporaneo, ma è lo stile di vita assunto dal Cristo Signore. E ci dicevamo che Gesù manifesta il vero Dio e quindi è Dio che sceglie di chinarsi ai nostri piedi e ci chiede se può lavarceli, dicendoci anche che quella è l'unica via per avere parte con Lui. E quindi di fronte a quel corpo donato, a quei piedi lavati, nessuno di noi può avere dei dubbi su Dio.

Capite che quando diciamo: "chissà com'è Dio?" abbiamo dei dubbi che magari sia un Dio che punisce, che ci pesa i peccati, che ci guarda per vedere quello che combiniamo... Pecchiamo di bestemmia, fratelli e sorelle!
Un'immagine più chiara di questa: un Dio che mi dice:

 "Io mi do a te perché tu possa vivere, io ti servo perché tu possa imparare a servire",

perché servire è regnare fratelli e sorelle. Capite chi pensa che regnare sia altro che abbaglio prende? E oggi, se ancora non era chiaro quel giovedì in quella celebrazione, ecco che siamo lì a seguire Gesù per la Via Dolorosa e a contemplare l'Uomo-Dio crocifisso. E di fronte a questo, fratelli e sorelle, non possiamo far altro che cadere in ginocchio e fare tanto silenzio (un po' come inizia e finisce questa celebrazione).

Un Dio che patisce per noi. Ma si è mai sentita sta roba? Non si è mai sentita! Un Dio che per amore patisce. E quindi, capite qual è la buona notizia sempre? È che

Ogni sofferenza è redenta.
Ogni sofferenza in Gesù diventa via per la risurrezione.
Dalle sue piaghe noi siamo stati guariti.

Le ferite che noi portiamo a causa del nostro peccato, a causa del rifiuto di Dio, ecco che possono essere guarite se noi ci mettiamo davanti a quel Crocifisso.

Perché le sue piaghe d'amore possono guarire le nostre piaghe dovute al peccato.

E davanti a tanto amore, fratelli e sorelle, non dobbiamo far altro che arrenderci e lasciarci amare, lasciare che il Cristo crocifisso ci ami fino in fondo, senza avere paura. E così, nella libertà dei figli di Dio,

Scegliere di seguire la Via dell'Uomo crocifisso, dell'Uomo della Croce.

E come dicevamo la Domenica delle Palme, in quella splendida colletta, la Passione del Signore diventa un esempio per noi. Ma ascoltando la Passione secondo Giovanni, mi viene da dire che

La Passione del Signore è la verità della nostra vita.

Cos'è la verità? Diceva Pilato. Gesù non risponde, lo sappiamo. Perché non risponde? Perché era lì, in persona. Però mi viene da dire che questa verità è la Passione di Gesù. È contemplando la Passione di Gesù e ripercorrendo quella Via che ha percorso Gesù, che noi possiamo fare esperienza della Verità.

Perché quella Passione lì ci trasforma, trasforma tutta la nostra vita:
ogni nostra sofferenza, ogni nostro patimento, ogni nostra morte,
perché Lui è il Vivente.

E quindi comprendiamo quello che dice Paolo: "Io non mi glorio altro che della Croce del Signore nostro Gesù Cristo". Paolo non era un masochista, Paolo era innamorato di Gesù e quindi aveva scoperto che la chiave di volta era la Croce di Gesù. Quella Croce abbracciata per amore, quella Croce che diventa un ammaestramento per noi,

Quella Croce che diventa una via per diventare pienamente noi stessi: uomini.

Perché, fratelli e sorelle, i capi religiosi, Anna, Caifa, il capo politico di quel tempo, come procuratore romano, Ponzio Pilato, in realtà non hanno mostrato di essere uomini: loro erano semplicemente dei fantocci, delle vittime del potere che pensavano di esercitare. Invece quell'Uomo lì, che realizza in pienezza la profezia di Isaia, a tal punto che Isaia ci dice che il "servo sofferente" non aveva neanche aspetto di uomo, quello è il vero Uomo! E come continuo a ripetere,

L'uomo compiuto è l'Uomo della Croce.

E in quel "Ecco l'uomo" di Pilato: qui Giovanni sappiamo che ci dice molto di più di quello che Pilato possa avere compreso, in un certo senso possiamo leggere che quell'uomo lì è l'Uomo. E noi possiamo essere pienamente umani se ci conformiamo a Lui, se scegliamo di vivere come Lui, abbracciando la nostra croce quotidiana, per amore del Padre al quale vogliamo obbedire, non obbedire a noi stessi e andare dietro ai nostri capricci.

Gesù ha scelto di farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Capite che vita meravigliosa ha vissuto il Signore Gesù? Che uomo splendido che è l'Uomo della Croce, bello come nessuno mai. E io dico:

Come si fa a non innamorarsi di Lui?

Come si fa a non seguirlo?

Come si fa a non averlo come modello di vita?

E quindi scegliere ogni giorno di leggere quel benedetto Vangelo? Perché è lì che Lo conosciamo!

Come facciamo, fratelli e sorelle?

Boh, io sono da ricovero, penso, ormai, eh... Ma come si fa a seguire i tanti idolucci? Quello è il mio idolo, il mio guru: non so che termini si usano oggi. Ma siamo fuori, fratelli e sorelle, ma sono persone come noi! Ma mi arrabbio, perché non è possibile che uno quasi dice:

"Darei la vita per incontrarlo, per una serata a cena..."

Ma sei fuori, sei: ma come fai? Stai ragionando, ma non è neanche razionale quello che dici!

E quindi è grande vergogna per noi, fratelli e sorelle, non conoscere Gesù. E possiamo celebrare tutti i Tridui che vogliamo, se non ci lasciamo vincere da quell'amore lì. Capite che ci facciamo del male. Non facciamo del male a Lui: Lui ha patito una volta per sempre ormai. E lo ripeto per l'ennesima volta: noi non dobbiamo portare la sua croce. No, dobbiamo portare la nostra. E permettere a Lui di farsi compagno di viaggio. E Lui è l'unico che dà la vita per noi! Nessun altro darà la vita per noi, fratelli e sorelle.

E quindi, lasciamoci ferire da quell'amore lì. Lasciamoci raggiungere da quell'amore lì. Contempliamo quel Crocifisso, che quell'immagine lì s'imprima in noi, al di là delle stimmate (non so se qualcuno di voi le vuole avere, non è molto conveniente), che s'imprima. Un po' come è successo al nostro amato San Francesco d'Assisi: quando lui ricevette le stimmate sul Monte della Verna, il primo santo stimmatizzato, quelle stimmate lì le aveva già ricevute interiormente vent'anni prima. E a Francesco, quell'immagine del Crocifisso di San Damiano gli è rimasta scolpita nel cuore.

Se non avviene in noi questa trasformazione interiore, fratelli e sorelle,
capite che non possiamo essere cristiani, non possiamo dirci cristiani!

Capite che abbiamo tanto da contemplare quel Crocifisso, perché veramente quelle piaghe lì possano imprimersi nel nostro cuore. E allora non solo saremo cristiani, ma, come continuo a dire, saremo veramente umani; altrimenti non siamo molto diversi da quelli che scelgono il potere politico, religioso, mediatico e così via per affermare se stessi.

Noi invece attraverso la nostra vita crocifissa,
povera, umile, semplice, nascosta,
vogliamo manifestare il Cristo morto e risorto per noi tutti, anche chi non lo sa.

E magari possiamo provare a dirglielo attraverso la nostra umile e semplice testimonianza di vita.

Contatti

Via Ada Negri, 2
27100 - Pavia
Tel. +39 0382 26002
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..it

Seguici

Orari

SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
SS. Messe festive: 11.30; 18.30
Confessioni: tutti i giorni (tranne il venerdì pomeriggio) dalle 8.45 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00