Lectio divina sulla Parola I DOMENICA DEL TEMPO di Quaresima – ANNO C

Se tu sei il Figlio di Dio

Lectio divina sulla Parola I DOMENICA DEL TEMPO di Quaresima – ANNO C

Il brano di vangelo della I Domenica di Quaresima, raccontandoci l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto, ci richiama lo stile con cui vivere questo tempo di grazia che ci prepara a celebrare il mistero della nostra salvezza: la Pasqua di morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Questo racconto deriva da una tradizione che nella sostanza risale a Gesù, a quanto lui ha vissuto nel corso della sua esistenza terrena, anche se non può essere preso come una narrazione storica nel senso stretto della parola a causa di certi dettagli chiaramente immaginari, come la “levitazione” del Salvatore da parte del diavolo sulla parte più alta del tempio e la “visione istantanea” di tutti i regni della terra dall’alto.
Come Mt e Lc raggrupparono secondo un loro ordine personale detti e azioni di Gesù, ignorando dettagli cronologici o geografici, allo scopo di comporre o il discorso della montagna (Mt 5-7) o la relazione di viaggio (Lc 9,51 ss.), così un procedimento analogo potrebbe esser la spiegazione del modo in cui reali tentazioni sparse lungo la vita di Gesù sono trasposte in un nuovo contesto con specifiche implicazioni teologiche.
Perché la Chiesa fece così? È infatti certo che il racconto della tentazione esisteva già nella fonte Q quando Lc si mise a scrivere. Forse come reazione alle pretese dei falsi messia che ostentavano i miracoli più bizzarri; forse per porre un accento nuovo sull’umanità di Gesù contro coloro che consideravano la carne come un male.
Questo ricordo, raccontato in modo sintetico da Mc, è stato ripreso da Mt e Lc sotto forma di una controversia, dimostrando la superiorità del Figlio di Dio sul suo avversario. Gesù vi appare come il nuovo Israele tentato nel deserto (Dt 8,3; 6,13; 6,16); ma egli non vuole utilizzare forze spirituali per finalità terrene, né costringere Dio a salvarlo magicamente con un miracolo, né ad assoggettarsi a Satana per esercitare un dominio politico sul mondo. A differenza di Israele, Gesù esce dalla lotta quale vincitore: non si è lasciato separare da Dio.

Le tentazioni di Gesù per Lc sono il terzo ed ultimo elemento di un trittico (Battesimo-Genealogia-Tentazioni). Prima di leggere il brano, facciamo alcune sottolineature per cogliere la specificità del terzo vangelo:
1. Innanzitutto Lc sottolinea il rapporto tra tentazioni e battesimo di Gesù (e lo fa proprio perché ha intercalato la genealogia) con due aggiunte nel primo versetto: pieno di Spirito Santo e si allontanò dal Giordano. Così Lc vuole collegare strettamente le tentazioni al battesimo.
2. In secondo luogo Lc esprime chiaramente il rapporto tra le tentazioni e la passione di Gesù (v. 13 dove si dice che il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato). Il riferimento va esattamente a Lc 22,3.53: Satana, per ora, si allontana dalla scena della vita di Gesù per ritornare nel momento finale e più decisivo della passione, ma nel frattempo agisce sui discepoli con varie tentazioni (cfr. 8,13; 11,4; 22,40.46).
3. L’ordine delle tentazioni (Lc infatti pone alla fine quella che per Mt era la seconda tentazione) tradisce un’altra preoccupazione di Lc di porre Gerusalemme al vertice dell’episodio, così come egli tende sempre a porre la città santa al centro della sua opera. In Gerusalemme devono terminare le tentazioni; qui deve ritirarsi Satana, proprio perché qui egli ritornerà all’attacco per provocare l’ultima prova, di cui le tentazioni sono il preludio.
4. Occorre accennare, poi, anche al contenuto delle tentazioni.
Nella prima, con riferimento a Dt 8,3, non si tratta tanto di soddisfare la fame con un pane, ma dell’uso del potere miracoloso di Gesù che, al momento del battesimo, è stato proclamato Figlio di Dio.
Parimenti nella seconda Lc attira l’attenzione sull’esercizio del potere. Si tratta di un potere politico e Lc è portato a sottolineare che questo tipo di potere viene direttamente da colui che è chiamato il principe di questo mondo. La risposta di Gesù si ispira a Dt 6,13 e si oppone diametralmente a questo modo di concepire e di usare il potere.
Infine la terza tentazione ci presenta Gesù che, alla luce di Dt 6,16, respinge l’insinuazione demoniaca di pretendere un segno miracoloso da Dio, mettendolo alla prova e strumentalizzando il suo intervento ad un fine puramente terreno, personale, provvisorio.
Dobbiamo osservare che Gesù reagisce fortemente a queste tipiche tentazioni (che alla fin fine sono tutte riducibili ad una sola) per il solo motivo che con esse Satana vorrebbe distoglierlo da quella scelta di fondo che caratterizza tutta la vita di Gesù e tutto il vangelo: quella appunto di salvare l’umanità peccatrice non attraverso mezzi ricchi, con un potere indiscusso e sovrano, con successo trionfalistico, con larga disponibilità di aiuti-extra, ma semplicemente con la via della croce, passando attraverso le tristi ed amare esperienze di un esodo incerto, di una passione tremenda, di una morte oscura.
5. Infine vi è l’aspetto esortativo, dove Gesù tentato e vincitore è presentato da Lc come un esempio e un modello per tutti noi esposti alle medesime tentazioni. Il Figlio dell’uomo si trova di fronte alla decisione come tutti; la tentazione del deserto schematizza le tre linee che costituiscono la nostra esistenza, avere-potere-valere che si concretizzano in: avarizia, tirannia, vanagloria. L’uomo è chiamato sempre a compiere una libera scelta che può avere esiti opposti.

Ci introduciamo nell’ascolto e meditazione del Vangelo con la preghiera di Colletta:

Signore misericordioso,
che sempre ascolti la preghiera del tuo popolo,
tendi verso di noi la tua mano,
perché, nutriti con il pane della Parola
e fortificati dallo Spirito,
vinciamo le seduzioni del maligno.

Adesso ascoltiamo il brano di vangelo, cercando di fare alcune semplici sottolineature che ci permettono di cogliere ulteriormente il messaggio di vita per tutti noi.

In quel tempo, 1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6 e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10 sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; 11 e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Nominando Adamo poco prima di questo episodio (cfr. 3,38), Luca suggerisce forse che la lotta di Gesù con il diavolo è la replica di quella della Genesi.

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto

Come in Mt e Mc, Gesù è guidato dallo Spirito che egli ha ricevuto al battesimo. Lc insiste sull’iniziativa di Gesù che possiede lo Spirito in tutta la sua pienezza per compiere la sua missione (cfr. 4,14.18), e in primo luogo per affrontare il diavolo in una lotta iniziale decisiva. La duplice menzione dello Spirito in questo versetto spiega perché Luca sia chiamato l’evangelista dello Spirito Santo.

per quaranta giorni, tentato dal diavolo

Lc unisce il dato di Mc 1,13 (tentazione durante i quaranta giorni) a quello di Mt 4,2 (tre tentazioni alla fine dei quaranta giorni). Il numero quaranta (anni di una generazione) indica un periodo assai lungo di cui non si conosce l’esatta durata (Gn 7,4; Es 24,18). Questa durata, soprattutto in Mt (dove si specifica e quaranta notti), ricorda il tempo passato da Mosè sul monte (Es 34,28; Dt 9,9.18); essa simboleggia probabilmente i 40 anni che Israele ha passato nel deserto (Nm 13,34), ai quali si riferiscono pure i 40 giorni del cammino di Elia (1 Re 19,8).
Gesù è tentato così come il popolo eletto che fu guidato nel deserto per essere messo alla prova (“per essere tentato”) da Dio (Dt 8,2). Tentare nel linguaggio biblico ha due significati: “mettere alla prova, saggiare” e “far deviare dalla retta via”; nel nostro brano il secondo significato prevale ma non si esclude del tutto il primo, a motivo della velata allusione a Dt 8,2.

Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

Diavolo: deriva dal verbo greco che significa “mettere male tra due, accusare, calunniare, ingannare, indurre in errore”. Il diavolo, in cui molti autori moderni sono inclini a vedere un’immagine, un mito creato dall’uomo per esteriorizzare la manchevolezza e la peccaminosità congenita nella propria natura o nell’esercizio delle sue facoltà superiori, è per la Bibbia più che una forza o una funzione, un personaggio, annoverato fra gli esseri creati da Dio (cfr. Gn 3,1), un personaggio omicida e menzognero sin dall’origine (cfr. Gv 8,44).
Il diavolo riprende la parola divina pronunciata al battesimo (3,22). Poiché (tale è qui il senso di se) tu sei il Figlio di Dio. La tentazione si incentra sul tipo di Messia che Gesù sarà: se conquisterà il popolo soddisfacendo i loro desideri immediati, oppure li convincerà ad affrontare la sofferenza in vista degli ideali divini che verranno da loro esigiti?
Inoltre Lc usa il singolare mentre Mt parla di pietre e numerosi pani. Per Mt è l’intero popolo d’Israele che viene tentato in Gesù; Lc descrive una tentazione più personale riservata al solo Gesù.

Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”»

In ambiente giudaico e in modo particolare nei circoli rabbinici, il ricorso alla sacra Scrittura costituiva l’argomento decisivo in ogni discussione. Non di solo pane: la citazione tratta da Dt 8,3, si riferisce al prodigioso sostentamento del popolo eletto nel deserto mediante la manna. Alla tentazione della fame, ben comprensibile nel deserto, Gesù oppone la ferma fiducia che hanno i figli di Dio nella parola di Dio.

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra

Si tratta forse di una elevazione al di sopra della terra, come se ne trovano nelle visioni delle apocalissi ebraiche.
In un istante: queste parole, che si riscontrano unicamente in Lc, eliminano ogni supposizione di un qualsiasi trasporto fisico di Gesù; il tutto accade in una visione.
Tutti i regni della terra: Lc si riferisce chiaramente al dominio politico. Avvertiamo qui la presenza del concetto giovanneo del mondo sotto il dominio di Satana (Gv 12,31; 14,30; 16,11; Lc 22,53; At 26,18). Viene qui ingaggiata una battaglia di proporzioni cosmiche e fino all’ultimo sangue (Ap 13,1-8). Nel rigettare una messianicità politica, Gesù cita nuovamente Dt (6,13; 10,20; cfr. Es 23-24).

Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio

In Lc il diavolo si vanta di disporre del potere politico sul mondo e l’offre a Gesù, perché sia il messia temporale atteso dai suoi contemporanei; ma il potere di Satana è minacciato (10,18) e la sua durata è breve (22,53); e Gesù attende il proprio potere solo dal Padre (cfr. 10,22; 22,29).

Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo

Il verbo adorare significa qui un atto di sottomissione totale, con conseguenze concrete e immediate (cfr. 5,8.12; 8,41; Gn 37,7-10). È il significato che si trova pure in Mt 2,2; 28,17. Il tentatore svela il suo pensiero nascosto; egli non tanto vuole informarsi sulla qualità di Figlio di Dio di Gesù, ma intende farlo recedere dal piano divino, inducendolo a scegliere la via di un messianismo terreno. Gesù risponde opponendo a Satana il grande principio del monoteismo ebraico: il riconoscimento e il culto da prestare al Signore, quale unico Dio e vero sovrano del mondo.

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio

Mt presenta questa tentazione come la seconda, Lc come la terza. La disposizione di ogni evangelista si adatta in modo così perfetto alla teologia propria di ciascuno che è difficile decidere quale ordine corrisponda meglio alla versione originale della fonte Q. In Lc le tentazioni hanno fine a Gerusalemme (mentre Mt pone alla fine l’episodio del monte), dove la passione sarà il supremo assalto del diavolo (v.13). Gerusalemme costituisce il punto culminante del racconto di Lc della tentazione, come lo sarà anche per l’intera sua teologia. Egli ci presenta tutto il ministero di Gesù come un viaggio che lo conduce a Gerusalemme; ma la vera Gerusalemme, quella che realizzerà in modo perfetto tutte le speranze messianiche, sarà Gesù stesso (Lc 9,51; 21,37 s.; 24,50-53; At 1,12; Ap 21,2).
Il punto più alto indica l’ala di una costruzione, potrebbe anche indicare la cornice superiore di una delle grandi porte con cui Gesù avrebbe dovuto gettarsi per rivelare la sua “messianicità” alle folle che solevano radunarsi in quel luogo.

Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra

Come in Dt 8,3 queste parole del Sal 91,11-12 non si riferiscono direttamente al Messia, ma ad ogni israelita fedele che aspetta il suo aiuto soltanto da Dio. A Satana, che cita la Scrittura alla lettera, Gesù risponde mettendone in evidenza il significato fondamentale.

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo

Citazione di Dt 6,16 che letteralmente è: Non tentare il Signore tuo Dio. Tentare Dio è un tema frequente nell’AT (Es 17,2-7; Nm 14,22; Sal 78,18) con due significati complementari: disobbedirgli per vedere fino a che punto arrivi la sua pazienza oppure, come qui, far uso della sua bontà per interessi propri. Gesù rifiuta la proposta di essere il Messia dell’esibizionismo e del prodigio, anche se questo è il tipo di messia che molti vorrebbero. La salvezza dovrà essere attuata nell’umiltà e a volte nella sofferenza della fede.

il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato

Un’altra traduzione è: fino alla prossima occasione. Lc, che descriverà numerose vittorie di Gesù sui demoni nelle guarigioni e negli esorcismi (4,41; 6,18; 7,21; 8,2; 10,18; 11,14-22…), non presenta nessun nuovo attacco di Satana contro Gesù prima della passione (22,3.53). Luca segnala così la vittoria iniziale di Gesù e ne fa un’anticipazione del trionfo definitivo della Pasqua.
Sembra venga qui espresso il concetto che Gesù abbia raggiunto una perfezione personale attraverso l’esperienza ogni tipo di tentazione (cfr. Eb 2,10; 5,9). Gesù in quanto uomo completa il suo ruolo di Messia e in tal modo le sue conquiste sono a favore di ogni uomo. Anche se Satana ritornerà al termine del racconto della passione, Gesù muore, ciononostante, come un uomo sereno e forte; la vittoria sembra già totalmente assicurata. Tutto il suo ministero mostrerà che la via della croce è la via della vittoria.

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