L'Amore si riconosce alla fine

di fra Pasquale

Sono tornato da quel vecchio monaco; ho proprio un grande desiderio d'incontrarlo, soprattutto dopo una domanda sfuggita ad un giovane durante un colloquio.

La domanda è questa: un amore che finisce è mai esistito? 'Figliolo", mi dice il vecchio; "non t'accorgi che tale domanda è una contraddizione.

L'amore è di per sé immortale. L'amore è da Dio, se è amore stai sicuro riuscirà a superare qualsiasi difficoltà. L'amore si riconosce alla fine, pensa a Gesù, salendo volontariamente sulla Croce ha così dimostrato il suo amore per l'uomo. Fino ad allora Gesù aveva parlato, operato prodigi, ma è solo alla fine con il dono della vita che diviene credibile. E' per quello che è risorto, la morte sbigottita per tanto amore si è convertita alla vita e da quel giorno chiunque perda la sua vita per amore fa la stessa esperienza di Gesù.

Conviene essere fedeli all'amore che vince proprio quando sembra aver perso, è proprio così... se uno ti percuote la guancia destra porgigli anche l'altra; se uno ti chiede la tunica dagli anche il mantello". (cfr Mt 5, 39 ss) "Allora", gli chiedo, "quando termina un'amicizia, un fidanzamento, un matrimonio cosa dire" "Di pure", incalza il monaco, "che era della pura passione, oppure c'era del calcolo, ma non sincero abbandono. Ciò non toglie che una delle parti sia vera e possa essere sempre fedele per quanto umanamente le sia stato possibile. L'amore esige il "tu", il rapporto con l'altro, non basta la buona volontà di una parte sola, ma vuole la collaborazione; è un rapporto alla pari dove nessuno delle parti deve prevalere". "TI vedo triste", mi dice guardandomi, "non ti preoccupare solo Gesù ha amato così, invece, tutti noi, proprio tutti, siamo sempre in cammino e sempre nella conversione... ma alla fine chi ha veramente amato si mostrerà".

Sto pensando a tutte le persone che conosco, a tutte quelle che ho abbandonato, rabbrividisco se penso a quante volte bo tradito l'amore nella mia vita e piango amaramente.

Il monaco mi abbraccia sostenendomi amabilmente, "vedi", mi dice, "questo pianto è l'inizio, e tanti ne verranno ancora, ma non fermarti e nonostante la tua piccolezza continua a fare il bene verso tutti, pensando che tutti siano migliori di te". Ora sono qui, di nuovo solo, penso a quanto mi ha insegnato il monaco e mi metto a pregare: "Gesù, sono piccolo e non so cosa sia l'amore, ma dammi la grazia di mai giudicare e sempre perdonare chi mi fa del male". Sembra tutto così banale e scontato quello che ho scritto: ma quando incomincerò a prendere veramente sul serio la mia vita?

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