Icona dell'Annunciazione

La festa dell’Annunciazione risale al VI secolo, è una festa essenzialmente cristologica; nell’icona e nei testi liturgici si ravvisa l’inizio del Mistero di salvezza rivelato alla Madre di Dio, dall’arcangelo Gabriele.

Dopo il concilio di Efeso, che riconosce la Maternità divina di Maria, la Chiesa ha voluto sottolineare i due momenti dell‘Incarnazione con due feste distinte: il concepimento nel giorno dell’Annunciazione e la nascita nel giorno di Natale.

L’icona dell’Annunciazione raffigura il racconto dell’evangelista Luca che troviamo nel Vangelo da lui scritto, al cap 1,26-38. Non può essere diversamente perché l’icona deve sempre fare riferimento alla Sacra Scrittura e alla Tradizione della Chiesa. Lo aveva stabilito chiaramente il Concilio Niceno II del 787 al termine della lotta iconoclasta, contro le immagini sacre, che per quasi un secolo aveva infiammato la Chiesa. Il Concilio nel ristabilire il Culto delle Immagini aveva posto sullo stesso piano la Sacra Scrittura e l’immagine: Ciò che la Parola comunica attraverso l’udito delle orecchie, la pittura lo mostra silenziosamente attraverso lo sguardo degli occhi. A ribadire questo concetto fu San Giovanni Paolo II in occasione dei 1200 anni dal Concilio Niceno II, nella lettera apostolica Duodecimum saeculum; al n 10 citando san Teodoro Studita scrive: “Ciò che da una parte è espresso dall’inchiostro e dalla carta, dall’altra,nell’Icona, è espresso dai diversi colori e da altri materiali”.

Lo schema iconografico ricorrente è molto semplice: l’angelo porta l’annunzio ad una giovane donna intenta a filare la porpora seduta o in piedi. spesso la scena viene arricchita con altri elementi attinti dai vangeli apocrifi e da altri testi dell’Antico Testamento. L’originale dell’icona dell’Annunciazione che presenteremo è degli inizi del XV secolo, si trova nella Cattedrale dell’Annunciazione a Mosca, ed è attribuita ad Andrej Rublev.

L'arcangelo Gabriele

È il messaggero inviato dall’alto, ha appena toccato la terra e, con le ali ancora spiegate in uno slancio risoluto e gioioso, trasmette il lieto annuncio. La posizione dei piedi e il ricco panneggio comunicano il movimento dell’invio. Il dinamismo dell’Arcangelo e la staticità della Vergine si fondono per fissare la profondità di un istante, l’attimo del “Fiat”, l’inizio del progetto divino di salvezza, la Concezione del Figlio di Dio, Gesù Cristo.

Come il fiat divino realizza la creazione, così sulle labbra di Maria esso realizza l’Incarnazione del Messia. Nella mano sinistra Gabriele impugna un lungo bastone, segno dell’autorità e dignità dell’individuo, del messaggero, del pellegrino. E l’angelo risponde a queste caratteristiche. Egli è, come tutte le figure angeliche, messaggero di Dio.

La mano destra si stende quasi volesse porgere l’annunzio, segno visibile di una parola che passa da un individuo ad un altro. Si accompagna allo sguardo rivolto a Maria:

“Un giorno il serpente fu per Eva sorgente di lutto, io adesso ti annuncio la gioia”.

Le sue dita sono disposte nel gesto tipico bizantino della benedizione, carico di simbologia. Le tre dita aperte (indice, medio e mignolo) vogliono ricordare la Trinità, e che il Cristo è una delle tre persone divine. Le due dita ripiegate (pollice e anulare) vogliono ricordare che in Cristo sussistono due nature, quella umana e quella divina, ma di solito nella raffigurazione non sono visibili, perché il mistero dell’Incarnazione doveva ancora avere inizio.

Indossa una tunica blu-verde riccamente decorata con oro e pietre preziose, calze rosse e sandali dorati. è luminoso, ornato di luce e di fulgore, sembra riflettere la luce stessa di Colui che l’ha inviato.

È avvolto da un ampio mantello che lascia scoperto il braccio destro e ricade svolazzante sul sinistro. Il mantello è di un colore porpora chiaro tendente al rosaceo. Nella celebre icona della SS Trinità di Andrej Rublev, l’angelo di sinistra che raffigura il Padre, indossa un mantello porpora chiaro, quasi rosaceo; Gabriele, docile messaggero, annuncia con fedeltà a Maria il piano di salvezza che Dio Padre realizzerà con lei a beneficio di tutta l’Umanità.

La Vergine Maria

La Vergine Maria è rappresentata seduta su un trono, come una regina, che ascolta l’Arcangelo e medita con il capo inclinato verso il messaggero celeste. Maria poggia i piedi su un piedistallo, calza scarpette color porpora, lo stesso colore del cuscino e del velo sovrastante, colore che sta a sottolineare il suo carattere regale.

Maria che con il concepimento del Figlio di Dio rende possibile l’incontro tra la natura umana e quella divina, indossa un manto, il maforion, orlato d’oro, color porpora scuro ottenuto dall’unione del rosso e del blu, proprio per simboleggiare l’unione tra cielo e terra, tra la natura divina, il rosso, e la natura umana, il blu. Nell’antichità la porpora e l’oro erano riservati al re, nell’icona questi colori sottolineano la regalità di Maria.

Nella Vergine Maria sono sempre presenti tre stelle: una sul capo e due sulle spalle, stanno ad indicare la sua verginità: era vergine prima del parto, fu vergine durante il parto e rimase vergine dopo il parto. La veste blu-verde, simboleggia l’umanità che accoglie lo Spirito: il blu indica l’umanità di Maria, ma in questa umanità entra lo Spirito, simboleggiato dal verde. Maria concepirà in forza dello Spirito Santo. La veste blu-verde è allora il segno della divinizzazione di Maria avvenuta con l’accoglienza del Figlio di Dio nel suo grembo e nel suo cuore.

La Vergine Maria è rappresentata nell’atto di filare la porpora; nel protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo del Nuovo Testamento, si racconta che a Maria era toccato in sorte di filare la porpora per tessere il velo del Tempio. Ampliando il significato Efrem il Siro (sec IV) pone in bocca all’Angelo queste parole: “La forza dell’Altissimo abiterà in te e uno dei Tre dimorerà in te conformemente a quanto ti ho detto. Dal filo per la trama della stoffa che è la tua corporeità, egli si tesserà una veste e la indosserà”. Ed ancora: “Oggi Maria è divenuta un cielo che ha portato Dio, poiché in lei è discesa l’eccelsa divinità e vi ha dimorato. (La divinità) divenne in lei piccola per farci grandi, dato
che essa per sua natura non è piccola. In lei essa (la divinità) ci ha tessuto una veste per raggiungere la salvezza…”.

Possiamo anche vedere simbolicamente che in Maria, con il suo sì, Dio Padre comincia a formare il Figlio: “sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre” (sal 139,13). Il volto di Maria lascia trasparire sia la sorpresa nell’udire le parole dell’Angelo, sia l’accoglienza della volontà di Dio. Il capo della Vergine, leggermente chino simboleggia la sua umiltà, che diventa forza nelle mani di Dio. “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc. 1,46).

Lo Spirito Santo, gli edifici sullo sfondo e il velo rosso.

Lo Spirito Santo è rappresentato in modo discreto dal raggio, che partendo dall’alto dell’emisfero, simbolo di Dio Onnipotente, scende, sotto forma di colomba, nel cerchio della gloria, su Maria. Lo Spirito Santo, terza persona della
Santissima Trinità, è infatti, strumento docile della volontà di Dio. Il raggio diviso in tre parti sfiora il capo della Vergine ed evoca la compresenza delle tre Persone Divine nell’Evento.

Sullo sfondo, dietro le figure, si trovano due edifici. Quello a sinistra rappresenta la dimora di Dio, il tempio celeste, con le porte aperte. È sormontato da un ciborio (edicola di marmo sostenuta da colonne che nelle chiese più antiche conteneva l’altare), simbolo del mistero di Dio presente, si trova ancora alle spalle dell’angelo e non sullo sfondo della Madre di Dio: segno che la Vergine non ha ancora dato il suo assenso, il creato è sospeso, trepidante, ascolta l’annuncio dell’angelo e attende il “fiat” che spalancherà le porte alla salvezza.

Quello a destra raffigura la stessa Madre di Dio, la Chiesa terrena. L’immagine è pervasa di metafore che fanno eco ai testi liturgici, che contengono varie associazioni: “La legge ti prefigurò mirabilmente, o Pura, quale dimora divina, prodigioso ciborio, tenda e scettro, tempio indistruttibile e porta divina; per questo essa insegna ad invocarti: o Vergine pura Tu sei al di sopra di ogni creatura”. Maria è vista anche come nuova Arca dell’Alleanza, a questo proposito papa Benedetto XVI disse in un’omelia: “Maria è l’Arca dell’Alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il contenuto della volontà di Dio, della verità di Dio; ha accolto in sé Colui che è la nuova ed Eterna Alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria”.

Ponendo l’accento sul tema “porta, tempio, ciborio, Arca dell’Alleanza” l’iconografo inscrive la figura di Maria in un palazzo dalla grandiosa architettura con un alto vano ed un portico concluso da una volta a cassonetti dorati che ricorda una conca absidale. Si possono notare sotto il baldacchino blu della volta, le aste sporgenti che servivano per trasportare l’arca, di cui si parla nella bibbia descrivendo la costruzione dell’arca dell’Alleanza e del Santo dei Santi nel tempio di Salomone: “Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si vedevano dal Santo… (1Re 8,8).

Il velo rosso steso sopra la Vergine, tra l’edificio e la colonna, solitamente sta ad indicare che la scena si svolge all’interno. Ampliando il significato si può aggiungere che tale velo, nell’icona dell’Annunciazione è un’allusione al velo del Tempio e simbolo del velo del corpo del Salvatore che stava su di lei prima di entrare in lei (cfr. quanto scritto sopra riguardo al filo rosso che La Vergine sta filando).

Conclusione

Al di là di tante parole che si possono spendere nel tentare di spiegare un’icona, la cosa migliore e più feconda da fare è il fermarsi e sostare in silenzio davanti ad essa. È utile qualche notizia di spiegazione, ma a questa si deve accompagnare il tempo che ciascuno può dedicare fermandosi, osservando attentamente ma con serenità, senza fretta. Lasciarsi coinvolgere dalla scena raffigurata, non siamo spettatori esterni ma co-protagonisti, perché quello che viene raffigurato è Parola di Dio e questa riguarda sempre ciascuno di noi e ci interpella in modo unico e personale. Restare in silenzio davanti all’icona, cogliere l’eco del dialogo tra i personaggi, i gesti gli atteggiamenti, i colori, la luce… è un’esperienza che tutti possiamo fare, nessuno deve sentirsi escluso.

Dalla Liturgia Bizantina

“Questo è il giorno di una buona novella di gioia,
è la festa della Vergine;

il mondo di quaggiù si tocca con il mondo di lassù;
Adamo si rinnova ed Eva viene liberata dalla primitiva afflizione;
il tabernacolo della nostra natura umana diventa tempio di Dio
grazie alla divinizzazione della nostra condizione da lui assunta.
O mistero! Il modo dell’abbassamento, di Dio ci è sconosciuto,
il modo della concezione resta inesprimibile.
L’angelo si fa ministro del miracolo:
il seno della vergine riceve un figlio;
lo Spirito Santo viene inviato;
dall’alto il Padre esprime il suo beneplacito,
l’unione si compie per comune volontà;

in lui e per mezzo di lui, eccoci salvi;

uniamo il nostro canto a quello di Gabriele e gridiamo alla Vergine:
Ave! Piena di grazia, attraverso di te viene la salvezza, il Cristo nostro Dio;
egli ha preso la nostra natura e ci ha elevati fino a lui.
Tu pregalo di salvare le anime nostre”.

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