Buen Camino:
In due verso Santiago

Il 14 luglio io e Tommaso siamo partiti per compiere il famosissimo cammino di Santiago. Un desiderio messo per tanti anni da parte e adesso avverato!

Nei giorni che avevamo a disposizione abbiamo percorso il Cammino Primitivo (così chiamato perché fu la via percorsa dal primo pellegrino). Sono partita con il cuore pieno di gioia, ma anche di stanchezza dopo mesi di lavoro senza pausa, e forse un po’ di ansia perché non sapevo cosa avrei vissuto veramente e cosa mi aspettava.

E invece eccomi qui a parlarne.

Il nostro cammino è iniziato da Oviedo, nel nord della Spagna. Abbiamo percorso 310 km immersi nel verde delle montagne spagnole fino ad arrivare a Santiago de Compostela, e precisamente alla tomba di San Giacomo apostolo, centro del nostro pellegrinaggio. Dopo avere ritirato la Credenziale nella cattedrale, abbiamo partecipato alla messa con benedizione per i Pellegrini. Devo dire che ci siamo stupiti quando abbiamo trovato la chiesa vuota, a parte la presenza di qualche religioso che assisteva alla celebrazione del sabato. Era evidente che la maggior parte delle persone che intraprendevano il cammino non erano spinte da motivi religiosi, e forse la sua bellezza stava anche in questo paradosso.

Mettersi in cammino per me ha significato moltissime cose: tanta fatica, talvolta sconforto (certi giorni i km sembravano non finire più), altre volte dolore (soprattutto con le gambe e le ginocchia che hanno ceduto un paio di volte), ma anche incontrare gente ed uscire fuori dalla tua zona di comfort per andare incontro verso l'altro (che probabilmente non parla neanche la tua stessa lingua) e condividere qualche tappa insieme incoraggiandosi e aiutandosi nel momento del bisogno. Mettersi in cammino significa infine avere tanto tempo per stare un po’ da soli con se stessi, la possibilità di staccare dalla vita frenetica di ogni giorno. Questo tempo ci ha aiutato a concentrarci sul qui ed ora. Non c’erano altri pensieri se non quelli che riguardavano la giornata che vivevamo. Sicuramente averlo potuto vivere come coppia è stato un vero dono ed è stato bello dover “aggiustare” il proprio passo a quello dell’altro. Venirci incontro, fermarci o rallentare quando uno di noi non stava bene. È stato un costante prendersi cura l’uno dell’altro. Non sono mancati i momenti di piccole discussioni, perché dopo tanti giorni di fatica, le barriere che ci creiamo quotidianamente vengono a mancare ed è difficile non cedere anche per una parola detta male. E' stata una sfida anche questa, riuscire a dialogare nonostante la stanchezza.

Ho tanti ricordi belli - molti potrebbero sembrare banali - ed uno tra questi è stata una celebrazione in una piccolissima città, nello specifico O Pedrouzo, il giorno prima di arrivare a Santiago. La chiesetta dove è stata celebrata era in pietra piccolissima ed in pochissimo tempo si è riempita di tantissimi giovani (complice il fatto che quest'anno a Lisbona si è tenuta la GMG e ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo ne hanno approfittato per fare tappa anche a Santiago). Lì, nonostante le differenze culturali, mi sono sentita in comunione e in cammino all'interno di un'unica realtà di fede. Anche se abbiamo cantato e pregato ognuno nella propria lingua, ho percepito che il cuore era uno solo.
Il giorno dopo, l'ultimo del nostro pellegrinaggio, abbiamo concluso il nostro cammino con la celebrazione che Padre Fabio (Guanelliano molto famoso tra i pellegrini italiani) giornalmente a Santiago, in una chiesa poco prima di arrivare nella piazza principale, in preparazione all'arrivo alla meta finale: la tomba di San Giacomo. Lì, davanti a quella tomba abbiamo affidato tutto il nostro viaggio, le gioie e le fatiche, le persone che portiamo nel nostro cuore e tutte quelle incontrate durante il cammino.

Una volta fatta visita alla tomba dell'apostolo ci siamo accorti che il nostro cammino non era finito, ma anzi, era appena iniziato! Perché la vera sfida non sono i km che percorri per arrivare a Santiago, ma è riuscire a vivere la tua vita di tutti i giorni come un pellegrinaggio, un dono che si rivela giorno dopo giorno, condividendo le gioie e i dolori con le persone che ami (e che ti amano) accanto a te, continuamente adattando il passo alle vicende della vita.
Il Cammino è solamente il primo passo, bisogna mettere in pratica quello che si è vissuto durante quell'esperienza.

E allora zaino in spalla e buen camino a todos!

Simona


Siamo partiti senza sapere veramente dove volevamo andare.
Solamente con un grande desiderio di verità.
Di arrivare in posti belli e di avere il cuore sereno.

Siamo partiti con tante domande e tanti progetti.
Ricchi di preoccupazioni, della nostra vita e morte.
Un futuro che spaventa e fa paura, paralizza.

Siamo partiti con il grande desiderio di arrivare alla meta.
Ad Ovest, oltre le montagne, al cuore della nostra storia.
Di stringerci insieme intorno alle cose Vere, tesori trovati in un campo.

Abbiamo viaggiato e scoperto l’oggi, il dono del quotidiano.
Che quando hai le vesciche ai piedi, e cammini da un giorno intero,
sono le piccole cose quelle che contano davvero.

Un sorriso, due occhi che si incontrano, una pacca sulla spalla.
Due chiacchiere con un compagno conosciuto lungo la strada.
Eravamo tutti in viaggio: sentieri diversi verso un’unica meta.

Il Cammino ci ha catturato, ci ha travolto, riempito.
Giorni scanditi dalla fatica e nessun tempo per il dolore di domani.
Nessun tempo per perdere occasioni.

La Creazione è divenuta specchio di infinito, il nostro occhio pieno di gioia.
Nei paesaggi mutevoli, Egli in tutto si mostrava.
In questo lo abbiamo riconosciuto.

Ed ora, guardando indietro:
Ogni fine diventa necessaria, per potersi fermare
E gettare uno sguardo a ciò che è stato.

Giunti infine a Santiago, davanti a una Tomba
Fare memoria
Ed insieme 

Ritrovare Te nella nostra storia.

Tommaso

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