Un grande evento, e piccole perle

La settimana dall'1 al 6 agosto 2023 era stata segnata sul mio calendario già dal 2019 quando, piena di nostalgia dell'esperienza di Cracovia del 2016, ho passato ore attaccata al computer per seguire la Giornata Mondiale della Gioventù che si stava svolgendo a Panama in quell'anno. Rivedere quelle immagini e sentire quelle parole mi aveva incoraggiato a fissare la GMG di Lisbona come un chiaro obiettivo che doveva concretizzarsi. Sono passati 7 anni dalla mia prima indimenticabile GMG a Cracovia, anni caricati delle sfide e fatiche di una pandemia e dell'esperienza iniziata e conclusa della vita universitaria da fuorisede, e nonostante le memorie di quei giorni mi sembravano appartenere a un'altra fase della mia vita, mi sentivo ancora attratta e bisognosa della festa, condivisione e gratuità che, indelebili, mi sono rimaste nel cuore come ricordi di quell'evento di anni prima.         
Sono partita con la mia diocesi natale di San Benedetto del Tronto con 5 sacerdoti e circa 120 ragazzi dai 16 ai 30 anni, la maggior parte dei quali erano inconsapevoli di cosa li stesse aspettando. La lunghezza del percorso, tutto compiuto in autobus (quasi 3.000 km e più di 30 ore di viaggio) è stata divisa in più giorni e più tappe, passando per Lourdes, Santiago de Compostela e Fatima all'andata, e per Manresa-Montserrat (città cruciali per la vita di Sant'Ignazio di Loyola e i suoi Esercizi Spirituali) e il Sermig di Torino al ritorno. In tutti questi luoghi è sempre stata in qualche modo centrale la figura e l'esempio di Maria, a cui la GMG di Lisbona si è ispirata con il tema "Maria si alzò e andò in fretta" (Lc 1, 39).

Ero tra i ragazzi più grandi del gruppo, e ciò mi ha richiesto di vivere la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona come referente del gruppo della mia parrocchia e come tutor di alcuni minorenni. Fin dai primi giorni ho percepito che mi sarei portata a casa un'esperienza diversa da quella che ricordavo da Cracovia: questa volta il mio sguardo doveva essere più rivolto agli altri che a me stessa, un po' per permettere loro di riempirsi al meglio di tutta la bellezza e l'energia che hanno pervaso in quei giorni le strade di Lisbona, un po' forse perché mi avrebbe fatto bene decentrare i miei bisogni e richieste (che ho invece ho inseguito spesso nelle mie esperienze degli ultimi anni) per fare spazio agli altri.      
Non è stato subito semplice entrare e accettare questa nuova prospettiva: ero talmente consapevole della straordinarietà e importanza di un'esperienza come la GMG che, in tutta sincerità, non ero molto propensa a non riempire anche il mio "sacco" con la ricchezza di nuovi volti, catechesi, parole, preghiere e condivisioni che si presentavano in ogni occasione e in ogni strada in quei giorni. Ciò che mi ha aiutato addirittura a desiderare di avere uno sguardo diverso su ciò che stavo vivendo è stata la dura constatazione che la GMG di Lisbona non era la GMG di Cracovia, che molte delle cose che per me avevano fatto la differenza ed erano state il centro della mia esperienza polacca, per diversi (e anche ovvi) motivi non si erano ripresentati questo anno. È come se per i primi giorni avessi voluto per forza rimanere connessa su un canale a frequenza Cracovia, senza rendermi davvero conto che la città era cambiata, le circostanze erano cambiate, io ero cambiata.                        

È stato da quella "delusione" (in fondo non troppo negativa) che istintivamente mi sono messa alla ricerca di un nuovo canale, appoggiandomi su quello degli altri. Mi sono proposta che, se non ero in grado di rinnovare la consapevolezza della viva bellezza che mi stava circondando in quel presente, avrei cercato di intravederla da ciò che stava pervadendo lo sguardo e lo spirito dei ragazzi che accompagnavo e che mi accompagnavano. Ho voluto stare con loro, vivere in pienezza il presente in ciò che ci si presentava davanti quotidianamente, ma soprattutto ho voluto ascoltarli e condividere con loro esperienze, difficoltà e domande. In una parola, esserci.              
Così sono riuscita ad aprire davvero il mio cuore ai nuovi doni che Dio, anche questa volta, ha avuto la benevolenza di darmi, primo tra tutti il dono (quasi miracolo!) di una fratellanza ritrovata e rinnovata tra me e i miei due fratelli che sono partiti insieme a me in questo viaggio verso Lisbona. Anche in loro l'atmosfera di quei giorni portoghesi così carichi di libertà, fraternità, gratuità e pienezza ha rotto le corazze degli schemi e paure che li tenevano immobilizzati e ha plasmato i loro cuori rendendo davvero possibile una nuova riconciliazione e una nuova intesa che tutti noi, nel profondo del cuore, desideravamo da tempo, ma sembrava troppo complesso da mettere in atto.


Semplicità è la parola che descrive anche in generale le parole che mi hanno segnata dalle catechesi dei vescovi e dai discorsi che ci ha consegnato papa Francesco. Non c'è stata alcuna riflessione teologica costruita (che comunque a volte ci fa bene, eh!), ma solo parole di una sconcertante semplicità, all'inizio dal sapore banale, ma che nel corso del tempo sono diventate così immediate ed efficaci da essere tutt'ora eco vivo e aiuto nella perseveranza nella mia quotidianità.


"Alzati”
"Non smettete di camminare"   
"Non abbiate paura"    
"Siamo chiamati per nome perché siamo amati così come siamo"           
"Nella chiesa c'è posto per tutti. Tutti, tutti, tutti!"


È stato tutto talmente semplice che tutt'ora la mia mente razionale, pronta a un'analisi complessa, non ne riesce a uscire. Ma ho provato e sto provando sulla mia pelle che per fare esperienza della grandezza e amore di Dio basta un piccolo "Sì" alla fiducia in Lui, detto oggi, qui dove mi trovo, nella realtà che mi circonda. Che tutto ciò si riceve non per merito, ma per Sua pura grazia.
E questo accade quando, come Maria, ti alzi e con la gioia nel cuore ti muovi, lasciando la tua casa alle spalle, per incontrare l'altro.

Chiara Iozzi

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