L'Icona della Discesa agli Inferi del Signore

«Che cosa è avvenuto?
Oggi sulla terra c’è grande silenzio e solitudine perché il Re dorme
La terra ha tremato e si è placata, perché Dio si è addormentato nella carne,
e ha svegliato quelli che dormono fin dalle origini.
Dio è morto nella carne e il soggiorno dei morti si è messo a tremare»

(Epifanio di Salamina di Cipro, Omelia per il Sabato Santo)

Nella tradizione orientale delle Chiese bizantine sono presenti due rappresentazioni iconografiche della Pasqua di Risurrezione: la Discesa agli Inferi di Cristo (Anastasis) e le Donne che vanno al sepolcro portando aromi, (Mirofore). Altre raffigurazioni del giorno di Pasqua sono quelle della Maddalena, che per prima incontrò il Risorto, (Noli me tangere) e dell’Incredulità di Tommaso. 

Non c’è l’icona di Gesù raffigurato nel momento in cui esce dal sepolcro, questo perché il racconto evangelico non dice niente sul momento della resurrezione di Gesù e sul come essa si svolse. Questo silenzio è seguito fedelmente dall’iconografia orientale, almeno quella tradizionale, mentre in Occidente Gesù che esce dal sepolcro ha finito per divenire tema quasi unico nell’arte.

Della discesa agli inferi di Gesù ne parla S. Pietro nella sua prima lettera: “E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere…” (1 Pt 3,19). Nel simbolo degli Apostoli professiamo la nostra fede dicendo: “…fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi…”.

L’immagine che commenteremo è la replica di un’icona russa della seconda metà del XV secolo, della scuola di Novgorod.

Nel suo contenuto l’icona della Discesa agli Inferi si rifà abbondantemente al testo apocrifo “Memorie di Nicodemo”, il quale racconta: 

«Noi dunque ci trovavamo laggiù insieme agli altri che erano morti dall’inizio dell’umanità. Allora di mezzanotte sorse in quei luoghi tenebrosi come una luce solare. Risplendette, e noi tutti, illuminati, ci vedemmo l’un l’altro. Subito Abramo nostro padre si unì con i patriarchi e i profeti e, pieni di gioia comune si dissero: “Questa luce proviene da un grande splendore”. Allora il profeta Isaia soggiunse: “Questa luce proviene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo”. Quindi si fece avanti un altro, un asceta dell’eremo. I patriarchi gli chiesero: “Chi sei?” ed egli: “Io sono Giovanni, l’ultimo profeta che ha raddrizzato le vie per il Figlio di Dio…”. Subito le porte bronzee si frantumarono e le sbarre di ferro furono infrante… Il re della gloria porgendo la sua destra, prese e sollevò il progenitore Adamo. Quindi, volgendosi agli altri, disse: “Orsù. Venite con me voi tutti che subiste la morte…”. Poi il Signore benedisse Adamo sulla fronte con il segno della croce, ripeté il gesto con i patriarchi, i profeti, i martiri, gli antenati, e veloce salì con loro fuori dell’Ade».


GLI INFERI

Gli inferi si aprono ai piedi del Cristo glorioso come una caverna nera, scura come la grotta di Betlemme nell’icona della Natività. Perché con l’Incarnazione il Figlio di Dio è disceso dal cielo sulla terra, ma con la sua Pasqua egli scenderà addirittura sotto terra per liberare l’umanità dal dominio della morte. Le montagne che si innalzano con le loro alte vette, nella parte superiore dell’icona, accentuano la profondità degli inferi. Gli inferi occupano solo una parte dello spazio inferiore dell’icona e contengono al suo interno gli strumenti necessari per scardinare le porte: tenaglie, scure, leve e oggetti delle stesse porte che sono stati divelti: chiavistello, serratura, cardini. 

Un’antica tradizione vede raffigurati qui gli strumenti della passione di Gesù: Cristo avrebbe scardinato e varcato le porte degli inferi proprio con gli strumenti usati per la morte. Le porte degli inferi sono simbolicamente a forma di croce: con la morte ha vinto la morte.


CRISTO

L’omelia per il Sabato Santo di Epifanio di Salamina, poneva sulle labbra di Cristo rivolto ad Adamo le parole: “Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Risorgi dai morti”.

La figura centrale dell’icona è Cristo. Luminoso e glorioso, che stringendo la croce scende negli Inferi vittorioso sulla morte. Le sue vesti sono candide, splendenti come nella Trasfigurazione. La veste dietro le sue spalle svolazza rendendo così il senso del movimento, della discesa. È avvolto da una mandorla di luce, simbolo della sua gloria, composta da diversi toni di blu e percorsa da raggi luminosi. 

Cristo dopo la sua morte fa irruzione negli inferi, abbatte le porte, i cardini e i chiavistelli che schizzano ovunque, afferra per il polso Adamo e lo trascina fuori. Da notare la forte presa del polso di Adamo, quasi per assicurarsi che non gli scivoli di mano. 

Il movimento di Gesù è discendente e nello stesso tempo ascendente. Scende, abbatte le porte, afferra Adamo, e con lui tutti gli altri e li porta fuori, li rialza, li solleva.

La Liturgia Bizantina così prega: “Sei disceso sulla terra per salvare Adamo, o Signore, e, non avendolo trovato sulla terra, sino agli inferi sei disceso per cercarlo”; e Romano il Melode così canta: il Cristo “vinto dall’amore salì sulla croce come lume sul candeliere, e di là vide immerso nel buio dell’oscurità Adamo, la prima creatura”.


I GIUSTI

Sotto i piedi di Cristo si vedono le porte sconquassate degli Inferi. Romano il Melode pone in bocca al Signore queste parole: “Vieni Adamo, con Eva, venite a me, ora, senza timore per i debiti dei quali dovete rispondere, perché tutto è stato da me saldato, da me che sono la vita e la risurrezione”.

Ai lati di Cristo ci sono due gruppi di giusti dell’Antico Testamento, alcuni di loro sono riconoscibili per alcuni tratti tipici. A sinistra Adamo, è vestito di una tunica verde, il verde richiama lo Spirito Santo che vivifica, e Adamo fatto di terra è stato raggiunto dal Soffio vivificante di Dio; Davide barbuto e il figlio Salomone, rivestiti degli abiti regali; il profeta Daniele con il caratteristico copricapo a punta e Giovanni Battista. A destra c’è Eva, la madre di tutti i viventi vestita di rosso e con le mani coperte in segno di rispetto e adorazione; Mosè con le tavole della legge, il giovanetto Abele e altri giusti. Questi personaggi sono presentati secondo scorci e atteggiamenti pieni di vita, interloquiscono fra di loro discutendo su ciò che sta avvenendo.

Le montagne si innalzano bruscamente e sembrano muoversi, ondeggiare come fronde e inclinarsi, esprimendo il fremito dell’universo intero.


Per concludere ascoltiamo quanto L. Uspenskij e V. Losskij scrivono nella loro opera Il senso delle Icone, ed Jaca Book. 

“La Discesa agli inferi è l’ultima tappa del Cristo sulla via della sua umiliazione. È scendendo nelle «profondità della terra» che Egli apre per noi la via del cielo. Avendo liberato il vecchio Adamo e con lui, l’umanità intera dalla schiavitù di colui che incarna il peccato, le tenebre e la morte, Egli ha posto le fondamenta di una nuova vita per coloro che si uniscono a Lui, dando origine ad una umanità rigenerata. Così l’icona della discesa agli inferi, mostrando la risurrezione spirituale di Adamo, allude in realtà alla futura risurrezione dei corpi di cui quella di Cristo è il primo segno. Per questo motivo, sebbene questa icona rappresenti di fatto ciò che è accaduto il sabato santo e sia esposta alla venerazione dei fedeli in quel giorno, essa è in realtà un’icona pasquale, immagine di ciò che precede immediatamente il trionfo della Risurrezione di Cristo e, di conseguenza, della futura risurrezione di tutti i morti”.

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