Icona dell'Ascensione del Signore

Il Signore è asceso al cielo
Per inviare di là al mondo il Consolatore.
I cieli hanno preparato il suo trono,
le nubi il suo cocchio; gli Angeli si meravigliano
nel vedere al di sopra di loro un essere umano.
il Padre attende chi in seno a lui è coeterno.
Lo Spirito Santo ordina a tutti gli angeli:
«Sollevate le vostre porte, Principi».
Popoli tutti applaudite battendo le mani,
perché Cristo è salito là dove era in antecedenza.

(Dalla Liturgia Bizantina)

Nei primi tre secoli della Chiesa, la festa dell’Ascensione era unita alla festa della Risurrezione. In seguito l’Ascensione fu celebrata con la Pentecoste e poi, ad Antiochia; a partire dalla metà del IV secolo fu definitivamente fissata il quarantesimo giorno di Pasqua in collegamento al racconto degli Atti degli Apostoli 1,6-11.

L’originale dell’icona che presentiamo risale al XV secolo, è attribuita alla scuola di Andrej Rublev e si trova nella galleria Tret’jakov di Mosca.

Sono molti i temi che la liturgia della festa mette in risalto e che si trovano nell’icona; in primo luogo l’esaltazione della natura umana di Cristo: l’Ascensione porta a compimento l’opera di salvezza avviata dall’Incarnazione ed è la glorificazione di Gesù umiliato durante la Passione: «Dio l’ha esaltato - dice san Paolo – e gli ha dato il nome che al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre» (Fil 2,9-11). L’Ascensione è anche la gloria della natura umana dopo la sconfitta del demonio; così la nostra natura in quella di Cristo, penetra nei cieli. I testi liturgici lo spiegano prendendo a modello il Pastore che riporta sulle spalle la pecorella sperduta e ritrovata: «Tu, Cristo, dopo aver caricato sulle tue spalle la Natura smarrita, sei asceso al cielo e tu essa hai presentato a Dio Padre». La riabilitazione dell’uomo è gioia degli Angeli che scortano in gloria il Cristo sino al trono celeste. La Liturgia insiste anche sulla gioia degli Apostoli proveniente dalla certezza che Gesù non li abbandonerà e dalla promessa di mandare il Consolatore. Ma la gioia è anche delle generazioni successive.

Balza subito agli occhi come l’icona risulti divisa in due parti ben distinte. La prima, quella celeste, in cui campeggia la figura del Cristo glorioso; la seconda, quella terrestre, molto popolata.

Al centro della parte superiore dell’icona vi è la rappresentazione di Cristo contornato da una mandorla sferica, che indica la profondità dei cieli è accompagnato da due Angeli. Quasi uno squarcio di cielo sul fondo oro dell’icona 

Cristo è raffigurato non tanto in atto di salire verso il cielo, quanto piuttosto in quello di venire, come a voler mostrare la realizzazione della promessa degli angeli agli apostoli: «…questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1,11). È per questo che l’icona dell’Ascensione del Signore al cielo è anche l’icona del suo ritorno nella gloria alla fine dei tempi. Ecco, allora, «che viene sulle nubi e ognuno lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno il petto». (Ap 1,7) il Cristo come seduto su un trono appare in tutta la divina maestà di Re dell’universo. Le sue vesti, infatti non sono quelle bianche della Resurrezione, ma di porpora e d’oro: i colori della regalità. È in atteggiamento di maestà benedicente: stende la destra in un gesto di benedizione e nella sinistra tiene il rotolo delle Scritture. Egli è la sorgente della grazia-benedizione e della parola-insegnamento. Dalla sua persona, divina e umana, si sprigiona e si irradia la luce della divinità in tutta l’ampiezza dei cieli.

La metà inferiore dell’icona è marcata da un ammasso di rocce aride che costituiscono lo sfondo a tutti i personaggi. Il Signore prima della sua salita al cielo aveva detto agli apostoli: «… a me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Mt 28,18-20. Ecco allora che dal blocco roccioso si elevano quattro cespugli, quattro arboscelli verdi e rigogliosi: rappresentano i quattro angoli della terra assetata che risponde all’annunzio della buona novella degli apostoli. 

In asse con il Cristo troviamo la Madre di Dio, elegante, leggermente inclinata rispetto alla verticale, in atteggiamento di orante. La sua sagoma si staglia scura sullo sfondo di luce degli angeli che indicano il cielo. Lei sola, che è la piena di grazia, porta come loro l’aureola, segno della partecipazione alla vita divina. Lei sola, mentre gli apostoli sono rivolti verso il cielo o verso di lei, guarda diritto davanti a sé. Lei sola, infatti, vede tramite la sua fede luminosa, quel Signore Gesù che la nube ha sottratto ai loro sguardi. La Madre di Dio è la personificazione di quella Chiesa, il cui capo è Cristo che sale al cielo. Per questo Maria, nell’icona, è sempre collocata esattamente sotto il Cristo: le due figure si completano vicendevolmente. Senza di Lui, la Vergine e tutto il gruppo nel suo insieme perdono di significato. Il gesto della Madre di Dio può essere interpretato come gesto dell’orante nell’atto di esprimere, oltre al proprio ruolo, anche quello della Chiesa di fronte a Dio, il legame cioè di preghiera con Lui e l’intercessione per il mondo.

Gli apostoli sono divisi in due gruppi di sei: in primo piano a sinistra sta Pietro, mentre a destra sta Paolo. La sua presenza si spiega con il fatto che l’icona raffigura non semplicemente il fatto storico dell’Ascensione, ma ne amplia il significato. Nell’ icona viene raffigurata tutta la Chiesa che è in attesa vigile e operosa del ritorno ultimo del Signore. 

Gli Apostoli indossano indumenti di colore sia rosso sia verde, colori simbolici: dell’amore che è nei cuori il rosso e della speranza nello Spirito come promesso il verde. Gli apostoli volgono i loro sguardi alcuni verso il cielo, altri invece sembrano dar retta ai due angeli che ripetono «Tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo».

Gesù che sale al cielo, lasciando sulla terra i suoi discepoli sembra contraddire la promessa fatta. «Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Eppure il Signore Gesù mantiene sempre le sue promesse…e se osserviamo il profilo di Pietro e quello di Paolo con lo sfondo bianco delle vesti degli angeli possiamo scorgere un calice, sopra il calice c’è il Signore Gesù, è il Calice eucaristico: il Signore veramente è con noi tutti i giorni nell’Eucaristia. 

Al centro del calice si staglia la figura di Maria: è la Chiesa che con la celebrazione dell’Eucaristia rende possibile la presenza del Signore Gesù Cristo. 

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Romano il Melode ha immaginato che gli Apostoli pieni di gioia mentre discendevano dal Monte degli Ulivi abbiano voluto rivolgere un’ultima preghiera al loro Maestro, dicendo:

O tu che sei senza peccato,
donaci la tua pace e, tramite noialtri,
donala al mondo che è tuo,
per le preghiere di colei che ti ha generato.
Il nemico non guarda con favore il bene
che deve essere da noi compiuto.
Tienilo lontano, o tu che hai promesso:
“da voi non mi separerò;
io sono con voi,
nessuno prevarrà contro di voi”.

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