Ricorre quest’anno l’ottavo centenario dell’impressione delle Stimmate in san Francesco d’Assisi. Fatto avvenuto nel settembre del 1224 sul Monte della Verna.
Nella Leggenda dei tre compagni leggiamo che “verso la festa dell'Esaltazione della croce, due anni prima della sua morte. A Francesco, immerso nell'orazione su un versante del monte della Verna, apparve un serafino: aveva sei ali e tra le ali emergeva la figura di un uomo bellissimo, crocifisso, le cui mani e piedi erano stesi in croce, e i tratti di lui erano chiaramente quelli di Gesù Cristo. Con due ali velava il capo, due scendevano a coprire il corpo, due si tendevano al volto. Quando la visione scomparve, I’anima di Francesco rimase arroventata d'amore, e nelle sue carni si erano prodotte le stimmate del Signore Gesù Cristo. (FF 1483)
Agli inizi della sua conversione Francesco ha l’incontro con il Crocifisso di san Damiano, una grande croce dipinta custodita nella chiesa di san Damiano. Il crocifisso parla a Francesco e lo manda a riparare la sua casa che è in rovina. I biografi sono concordi nel dire che da quel momento si era impressa nel cuore di Francesco la passione di Cristo e quelle stimmate che comparvero all’esterno del suo corpo sul monte della Verna lui già le portava nel suo cuore.
C’è l’incontro con il crocifisso all’inizio della conversione di Francesco e due anni prima della sua morte. Sul monte della Verna Francesco riconosce Colui che aveva sempre incontrato nel Vangelo, nel Lebbroso, nei fratelli, nella Chiesa.
È per questo che ho voluto raffigurare il Crocifisso con i tratti del Cristo di san Damiano.
La composizione della scena si rifà a quelle classiche dei famosi artisti del medioevo: una montagna con una chiesa, Francesco davanti al Serafino.
Francesco è in ginocchio con le braccia allargate e lo sguardo fisso in contemplazione su Cristo Crocifisso che gli appare avvolto dalle ali del serafino.
I Fioretti ci riportano la preghiera fatta da Francesco sulla Verna: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia innanzi che io muoia.
La prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione.
La seconda si è ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori”. (FF 1919)
Una particolarità: la superfice della roccia sulla quale Francesco è inginocchiato e lo spazio antistante la chiesa raffigurata contengono frammenti polverizzati delle rocce della Verna e impastati al pigmento e al tuorlo d’uovo. Ho voluto così creare un collegamento fisico con il luogo dove è avvenuto il fatto.
La chiesa presente nelle raffigurazioni delle Stimmate è la prima cappella costruita sull’eremo della Verna e intitolata a santa Maria degli Angeli.
Quella che ho raffigurato nella nostra icona è una chiesa particolare che sorge su un luogo altrettanto particolare dove ho vissuto per diversi anni. È la chiesa che si trova nell’Isola di san Francesco del Deserto, nella Laguna di Venezia.
Perché questa scelta? San Francesco ha sostato nell’isola della laguna veneziana nel 1220 di ritorno dall’Egitto a bordo di navi veneziane. È iniziata così la presenza francescana in quel luogo e la chiesa lì costruita è dedicata a san Francesco Stimmatizzato.
La chiesa è contorniata da cipressi e altra vegetazione come nell’isola veneziana.
Il commento più bello e appropriato all’evento delle stimmate lo ha fatto san Bonaventura da Bagnoregio quando a conclusione del suo racconto nella Leggenda minore scrive che “il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante nell’immagine perfetta dell’Amato”. (FF 1377)
Quasi a ribadire e sottolineare che tutto è avvenuto all’interno dell’amore, con amore e per amore.
Possiamo tranquillamente dire che le stimmate in san Francesco sono un miracolo d’Amore.
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