Oggi la Trinità, unico Dio,
ci ha mostrato la sua Bontà:
il Padre è stato udito parlare dall’alto dei cieli;
il Figlio è stato riconosciuto come tale
mentre veniva battezzato nella carne;
lo Spirito Santo si è reso visibile con la sua presenza.
Con fede gridiamo tutti, come fossimo un’unica voce:
Gloria a te, o Dio nostro, che ti sei reso manifesto!
(Dalla Liturgia Bizantina)
Nel vangelo secondo Luca leggiamo: Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» … Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come di colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,15-16.21-22).
Il Battesimo di Cristo è una Teofania perché il Battesimo è una manifestazione della divinità di Cristo, che inaugura pubblicamente il suo ministero redentore. Nella tradizione bizantina la festa del Battesimo di Gesù viene chiamata anche Epifania. Scrive san Giovanni Crisostomo: “Diamo il nome di Epifania a questo giorno perché la grazia salutare del Signore si è manifestata a tutti gli uomini. Ora, perché è non il giorno della nascita, ma quello in cui ha ricevuto il Battesimo che chiamiamo Epifania? Perché la sua manifestazione a tutti gli uomini non data dalla sua nascita, ma dal suo battesimo, dal momento che fino ad allora molti non lo avevano conosciuto”. (Omelia sul Battesimo).
San Gregorio Nazianzeno, accanto al nome di Epifania, ha dato a questa festa anche il nome di Festa delle Luci. Cristo è venuto per essere luce del mondo che illumina quelli che erano nelle tenebre.
Durante il Battesimo di Gesù, per mano di Giovanni Battista, oltre alla manifestazione pubblica di Gesù quale Verbo incarnato, abbiamo la manifestazione della SS. Trinità.
A questa festa è collegata un’icona. L’iconografia di questa festa si è conservata molto stabile nei vari secoli forse perché, a differenza di altre rappresentazioni, non è stata influenzata dagli Apocrifi. Viene colto il momento culminante del racconto evangelico, a cui si è aggiunto, a volte, qualche dettaglio tratto dalla liturgia della festa. Colta nel suo insieme l’icona presenta al centro Gesù Cristo immerso nelle acque del fiume Giordano. A sinistra vediamo il Battista che con la mano destra compie l’atto di battezzare Gesù. In alto, al centro, dell’icona, si scorge una parte di un tondo blu dal quale parte un raggio che scende verso la testa di Gesù: è la compiacenza del Padre. Il raggio termina con un clipeo, un cerchietto, con al centro una colomba: è lo Spirito Santo che scende dal Padre. Ai piedi di Gesù, sulla sinistra, si vede una figura maschile che non rivolge lo sguardo a Cristo e ha in mano una brocca d’acqua: è la personificazione del fiume Giordano. Dalla parte opposta a Giovanni Battista sono raffigurati tre angeli con le mani velate in atto di adorazione. Ai piedi del Precursore è posto un alberello, germoglio di vita nuova, ma è anche un richiamo alla predicazione di Giovanni Battista: al forte richiamo alla conversione e alla necessità di fare frutti degni di conversione, il Battista aveva minacciato il colpo di scure alle radici di ogni albero che non produce buoni frutti.
L’icona del Battesimo presenta una composizione come spaccata in due parti separate da un baratro. Questo indica la profonda spaccatura che si è prodotta fra Dio e l’uomo in seguito al peccato. L’abisso era incolmabile e sembrava dividere definitivamente le due parti. Era necessario l’intervento di un essere capace di ricomporre la frattura e colmare il vuoto, e tutto questo non poteva che essere realizzato da Dio. Ecco allora Cristo, che fa diventare luce le tenebre, che appiana il profondo abisso, che costituisce il ponte, l’anello di congiunzione fra la natura umana e la natura divina. Questo è stato possibile perché egli è l’Uomo-Dio.
Cristo
Centro dell’icona è Cristo. È completamente sepolto nelle acque del fiume, ma non sembra bagnarsi anzi sembra quasi camminare su di esse. La scena capovolta sembra riprodurre un parto, una nuova nascita che ci fa ricordare le parole di Gesù a Nicodemo: “in verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto non può vedere il Regno di Dio” (Gv 3,3). Cristo rappresenta l’uomo nuovo, l’uomo che è nato da Dio, il nuovo Adamo. Cristo in questa scena è rivestito con un panno, come sulla croce per sottolineare la dimensione pasquale del battesimo. Nella maggior parte delle icone Cristo è completamente nudo. Ciò sottolinea l’umiliazione della sua divinità- “Colui che riveste il cielo di nubi si spoglia” - ed anche il significato di questo abbassarsi: spogliandosi nella carne, il Cristo riveste la nudità di Adamo, e dunque quella dell’umanità intera, di una veste di incorruttibilità (L. Uspenskij, V. Losskij).
L’icona della Teofania risponde anche alla domanda di Giovanni Battista: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” La risposta è in ciò che Gesù fa con le sue mani, in segno di benedizione: lo stesso atto della creazione. Anziché essere le acque del Giordano a purificare Cristo, è Cristo che purifica le acque. Cristo benedice con entrambe le mani.
Giovanni Battista
Gli inni di questa festa cantano: “Alla voce di colui che grida nel deserto … hai risposto, o Signore, avendo assunto l’aspetto di servo per chiedere il battesimo, tu che non hai mai conosciuto il peccato. Le acque ti videro e si spaventarono, il Precursore anch’egli colto da timore ha detto: Come può una lucerna illuminare la Luce? Come può un servo imporre la sua mano sul suo Signore? Non oso toccare, o Verbo, il tuo capo; santificami e illuminami, o Misericordioso, perché tu sei la vita, la luce e la pace del mondo”. La mano sinistra del Battista levata verso il cielo sta a significare il suo tentativo di evitare il tremendo compito: “Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15). Giovanni è rivestito con una tunica di peli di cammello, come descritto nei vangeli. Indossa un mantello verde, segno dello Spirito: è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, l’uomo rivestito dello Spirito. Giovanni nelle icone è sempre riconoscibile per l’abbigliamento e i lunghi capelli spettinati che gli conferiscono un tono austero. Il suo sguardo è rivolto alla colomba dello Spirito Santo come testimoniato dai vangeli. Vicino a Giovanni c’è un alberello con una scure posta alla radice che ricorda la sua predicazione alle folle che andavano da lui: “…fate dunque frutti degni della conversione…già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco” (Lc 3,8-9).
Le acque del Giordano, il paesaggio e i cieli aperti
Il Giordano è rappresentato in verticale diventando in tal modo caverna oscura piena d’acqua in cui si immerge il corpo del Verbo incarnato. Le acque sono di colore scuro, come un sepolcro liquido. La discesa di Gesù in questo “sepolcro liquido”, in questi inferi, è anticipazione della discesa agli inferi. “Cristo è battezzato, Egli esce dall’acqua e risolleva il mondo”. Il suo immergersi e risalire subito (Cfr. Mt 3,16) rimanda al mistero pasquale.
In basso a sinistra si nota una figura maschile con una brocca nella mano destra che volge lo sguardo in direzione opposta a Cristo. È la personificazione del fiume Giordano. Questa figurazione allude al versetto del salmo 113: “Il Giordano si volse indietro”.
Il paesaggio dell’icona solitamente è costituito da una natura arida, priva di vegetazione, appena interrotta da qualche cespuglio. La natura è brulla perché simboleggia lo stato di peccato, mentre al centro vi è la sorgente delle acque che ridona vita. Il paesaggio roccioso presenta quattro cime montuose, che sembrano stilisticamente riempire il vuoto della parte alta dell’icona e nello stesso tempo richiamare per analogia le cime presenti nell’icona della discesa agli inferi.
Dai cieli aperti, rappresentati in alto dall’emisfero blu, proviene la Voce del Padre che sembra aprire le montagne: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17).
Dall’emisfero si diparte un raggio che scende verso Gesù, traducendo così in immagine la compiacenza del Padre. Il raggio reca in un clipeo la colomba, lo Spirito Santo, dopodiché si divide in tre raggi in riferimento alla SS. Trinità.
Gli Angeli
Sulla destra dell’icona sono presenti tre angeli. Essi rappresentano le nature angeliche che si piegano in adorazione dell’uomo-Dio. A volte in altre icone sono più di tre. Gli angeli partecipano alla celebrazione. I testi liturgici ricordano la loro presenza dicendo: “I cori angelici provavano stupore, timore e gioia”, ma tali testi non fanno parola circa il loro ruolo. Per questo esso è spesso inteso e tradotto nelle icone in modi diversi. Talvolta gli angeli tengono in mano dei panni, preparandosi a ricoprire il corpo del battezzato alla sua uscita dall’acqua. Ma più spesso, come nella nostra icona, essi sono raffigurati con le mani coperte dalle loro stesse vesti in segno di adorazione e di rispetto verso Colui che servono.
Nell’icona due angeli sono chinati rivolgendo lo sguardo su Cristo che riceve il battesimo, mentre il terzo ha lo sguardo rivolto al cielo da dove scende la voce del Padre e lo Spirito Santo come una colomba.
“Il Cristo appare al mondo, lo illumina e lo riempie di gioia,
santifica le acque e spande la luce nelle anime degli uomini.
Il sole di giustizia apparve e dissipò le tenebre dell’ignoranza.
Il Figlio unico del Padre si è manifestato a noi e ci dà,
mediante il battesimo, la qualità di figli di Dio”.
(Proclo di Costantinopoli)
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