Fino a poco tempo fa il volontariato non faceva per me, conducevo una vita in cui al centro di tutto c’ero io e davo per scontati tutti gli agi e le comodità.
Poi, all’improvviso, la malattia.
Non ho mai sopportato le frasi fatte ed i luoghi comuni su come gli insuccessi e le difficoltà contribuiscano alla crescita personale ed all’introspezione, ma ho dovuto ricredermi.
Durante quel periodo buio e complicato ho conosciuto l’importanza del sostegno delle persone a me vicine: un sorriso, una parola di incoraggiamento o un abbraccio, potevano cambiare la mia giornata e distogliermi dai pensieri negativi. Questo il punto di svolta: mi sono ripromessa, se ne avessi avuto la possibilità, di restituire la gentilezza ricevuta e di essere di sostegno a coloro che, come me, hanno toccato con mano la sofferenza affinché possano percepire come un gesto gentile o una premura disinteressata, siano terapeutici.
Mi presentai dunque a Canepanova e chiesi a Frate Enrico di accogliermi tra i volontari della Mensa del Povero. Non avrei potuto prendere iniziativa migliore!
Ho conosciuto una realtà fatta di persone che collaborano non solo alla preparazione ed alla distribuzione del pasto, ma alla condivisione fatta di attenzioni e di sollecitudini nei confronti di coloro che frequentano la mensa, che col tempo ho anche imparato a conoscere personalmente e sapete cosa vi dico? Sono felice.
Piccoli gesti di carità, di altruismo, generosità e la fratellanza soprattutto verso chi è meno fortunato, mi trasmettono un tale senso di pienezza e di appagamento, che mi sento di consigliare a chiunque.
Provare per credere.
Irene
