Tutti i secoli mi diranno Beata:
Dio ha guardato la sua serva.
Il mistero dell’incarnazione del Signore, che i cristiani hanno contemplato lungo il corso dei secoli colmi di stupore, ci chiama ogni anno a sostare nella contemplazione della kenosi (svuotamento) di Dio nella carne del Figlio. Il Natale del Signore è perciò quel mistero che la Chiesa celebra nella liturgia lasciandosi stupire per il dono di una Presenza.
I testi liturgici dell’Avvento preparano il cuore all’accoglienza di questo dono, soprattutto nell’ultimo tempo che ci avvicina al giorno natalizio del Signore, nei sette giorni precedenti la festa chiamati “ferie maggiori”. In questi giorni, ai Vespri, si proclama un’antifona che è un grido verso il Messia, un’invocazione accorata della sua venuta nella quale la Chiesa gli si rivolge ogni giorno con alcuni dei titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura. Queste antifone maggiori dell’Avvento delineano gradualmente un percorso che ci porta dritto al cuore della celebrazione del Natale, facendo crescere l’attesa e colmandola della presenza del Signore.
Queste antifone sono dette comunemente “antifone O”, perché cominciano tutte con questa esclamazione. Chi dice “O” sta contemplando con il cuore colmo di stupore. Infatti questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. La liturgia della Chiesa romana conosce sette antifone “O”, una per ciascuna delle sette ferie maggiori, e tutte si rivolgono a Gesù Cristo. Sono una serie d’invocazioni messianiche che invocano Colui che è promesso nell’Antico Testamento perché venga a salvare il suo popolo. Sono testi che testimoniano le parole di S. Paolo che cita il profeta Gioele: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”.
Maranatha: vieni, Signore Gesù!
O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo (Sir 24,3),
ti estendi sino ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza (Sap 8,1): vieni, insegnaci la via della saggezza! (Is 40,14)
Riflessione sull'antifona “O Sapienza, che esci...”
Invocando la Sapienza divina perché si manifesti ancora una volta nella Chiesa, ci appelliamo al dinamismo spirituale del mistero del Verbo incarnato, affinché “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 8,6: 15,28).
Signore, guida della casa d’Israele (Mt 2,6),
che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto (Es 3,2; At 7,30),
e sul monte Sinai gli hai dato la legge: (Es 20)
vieni a liberarci con braccio potente! (Es 15,12-13; Ger 32,21)
Riflessione sull'antifona “O Signore, guida...”
Per questo la tua purissima Madre Maria, dispone per te gli umili panni che copriranno la tua nudità e ti ripareranno dal freddo in questo mondo, nell'ora in cui apparirai nel profondo della notte e del silenzio. Così ci libererai dalla servitù del nostro orgoglio e il tuo braccio si farà sentire più potente quando sembrerà più debole e più immobile agli occhi degli uomini. Tutto è pronto, o Gesù! Parti dunque presto e vieni a Betlemme, a riscattarci dalle mani del nostro nemico. (P. Guéranger)
Germoglio di Iesse,
che t’innalzi, come segno per i popoli (Is 11, 10):
tacciono davanti a te i re della terra
e le nazioni t’invocano (Is 52,15):
vieni a liberarci, non tardare! (Ab 2,3)
Riflessione sull'antifona “O Radice di Iesse, che ti innalzi...”
O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele (Gn 49,10),
che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi e nessuno può aprire (Is 22,22; Ap 3,7):
vieni, libera l’uomo prigioniero (Is 42,7),
che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte (Sal 106,10).
Riflessione sull'antifona “O chiave di Davide, scettro …”
O Astro che sorgi (Ger 23,5; Zc 3,8 e 6,12),
splendore di luce eterna (Sap 7,26; Ab 3,4),
sole di giustizia (Ml 3,24): vieni, illumina
chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte! (Is 9,1; Lc 1,78)
Riflessione sull'antifona “O astro che sorgi, splendore …”
Accresci in noi la Fede, ma accresci anche l'amore. O Gesù, che non forzi l'omaggio delle tue creature, noi vogliamo accompagnarti per il resto del tuo viaggio, e non vogliamo lasciarti fino a quando non siamo arrivati con te alla dolce Betlemme, a quella Casa del Pane in cui finalmente i nostri occhi ti vedranno, o Splendore eterno, nostro Signore e nostro Dio. (P. Guéranger)
O Re delle genti, (Ger 10,7; Ap 15,3)
atteso da tutte le nazioni (Ag 28),
pietra angolare che unisci i popoli in uno (Is 28,16; Ef 2,14.20):
vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra! (Gn 2,7)
Riflessione sull'antifona “O Re delle genti, atteso … ”
O Emmanuele (Is 7,14), nostro re e legislatore, (Is 33,22)
attesa dei popoli e loro liberatore (Gn 49,10):
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio!
Riflessione sull'antifona “O Emmanuele, nostro re e legislatore …”
Per Maria il tempo è compiuto:
partorirà il suo figlio primogenito. (Lc 2,6-7)
“Ero cras”, “Ci sarò domani”. Forse questa promessa in latino alla maggioranza dei credenti oggi non dice niente. Ma è una promessa molto antica, risalente ai tempi di Gregorio Magno, e nascosta tra le righe di sette antifone che tradizionalmente accompagnano, nell’ultima settimana di Avvento, il Magnificat ai vespri di rito romano. Un articolo su “La Civiltà Cattolica” del biblista padre Maurice Gilbert richiama dal passato la storia di questa promessa d’Avvento, a noi cristiani del Terzo millennio per lo più sconosciuta. Dunque il segreto delle “antifone maggiori”, dette anche “antifone O”, sta nella parola posta all’inizio di ciascuna di esse.
“O Sapienza”, comincia la prima, e le successive: “O Adonai, O Radix, O Clavis, O Oriens, O Rex, O Emmanuel”. Germoglio, Chiave, Re, Emmanuele: tutte le antifone iniziano con un’invocazione a Cristo. Ma capovolgendo l’ordine delle parole e prendendo di ciascuna la lettera iniziale, emerge l’acronimo “Ero cras”, “Ci sarò domani”. Non è enigmistica. Ogni antifona è una sintesi di passi dell’Antico e Nuovo Testamento, un concentrato di fede cristiana che gli antichi fedeli ripetevano nella penombra dei vespri dell’Avvento, quando la notte calata sulle brevi giornate d’inverno, rischiarato solo da candele, evocava un’altra ombra, che incuteva timore.
Dalle buie sere che precedono il solstizio, dal colmo dell’oscurità, nelle chiese si invocava: Germoglio, Sapienza, Re, vieni a liberarci dalle tenebre. E nella quinta antifona, quella del 21 dicembre – giorno esatto del solstizio, in cui, toccato il vertice del buio, il sole comincia a risalire in cielo – si cantava:
“O Oriens, splendor lucis aetenae et Sol Iustitiae:
veni et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis”;
“O astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia:
vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte”.
E infine, nascosta nelle iniziali delle prime parole delle antifone: Ero cras. Ci sarò domani, ci sarò sempre: nel fondo del buio, di generazione in generazione, il ripetersi di una promessa di luce.
“Vieni, illumina le tenebre”, chiedevano. “Ci sarò domani, ci sarò sempre”, era la risposta già segretamente scritta nella domanda.
(Marina Corradi - Avvenire)
Via Ada Negri, 2
27100 - Pavia
Tel. +39 0382 26002
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..it
SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
SS. Messe festive: 11.30; 18.30
Confessioni: tutti i giorni (tranne il venerdì pomeriggio) dalle 8.45 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00