Vangelo e Omelia VI Domenica di Quaresima

14 Maggio 2023

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Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».


Per chi sceglie di ascoltare il Vangelo ogni giorno, l'impressione che può avere è che Giovanni in qualche modo ripeta sempre le stesse cose e in parte può essere anche vero. Però c'è anche da considerare che l'Evangelista non né che aveva inchiostro e carta, così come la chiamiamo noi oggi, da sprecare; quindi tutto quello che scrive lo ritiene essenziale, perché frutto dell'esperienza di quella comunità cristiana dove nasce quel determinato Vangelo, e perché questo era a utilità e a edificazione di coloro che avrebbero ascoltato e accolto quella Parola, in modo che anche loro potessero fare la stessa esperienza dell'Evangelista e Apostolo Giovanni e della sua comunità e così via. Quindi, in realtà, un modo di procedere dell'Evangelista Giovanni, che in un certo senso ama ripetere alcune cose, è quello di darci la possibilità di approfondire, perché è questo che siano chiamati a fare nel corso della nostra vita, fratelli e sorelle: perché i Vangeli, in fondo in fondo, gira e rigira, sono sempre quelli, però il rischio che diventa veramente un peccato, perché sprechiamo una possibilità è di dire: "Eh, ma sono sempre le stesse cose..." Appunto: siccome repetita iuvant, ecco che ripetere le stesse cose ci aiuta a entrarci dentro, in modo da rivivere noi nell'oggi quello che i Vangeli ci raccontano in riferimento a duemila anni fa; meglio ancora, l'obiettivo è che quel Vangelo lì, quell'esperienza lì che racconta della vita del Signore Gesù, parole e fatti, entri dentro di noi e quindi diventi vita della nostra vita. È questo quello che noi desideriamo, se siamo qui: è questo! La buona notizia è che è possibile farlo. Perché? Perché Gesù andandosene, ritornando al Padre, ci ha donato lo Spirito Santo: di questo parla il Vangelo di questa VI domenica del Tempo di Pasqua! Ed è consolante Gesù in quello che dice: mantiene ancora questo atteggiamento, questo comportamento di mamma nei nostri confronti e ci dice: "State sereni, figliuoli miei", come ama chiamare i suoi discepoli. "Non vi lascerò orfani. Io vado e ritornerò a voi". E questo lo ribadisce continuamente. Come ritorna a noi, Gesù? perché Gesù è asceso, non l'abbiamo più visto! Ecco ritorna nello Spirito Santo che ci ha donato; e lo Spirito Santo è la presenza di Gesù in mezzo a noi. E, se è la presenza di Gesù, è anche la presenza del Padre, perché l'abbiam sentito: Lui, il Figlio, e il Padre sono uno, fanno un'unità: sono una cosa sola; perché in fondo in fondo [quella dell'Amore] è un'esperienza anche umana che noi viviamo: limitata, parziale, temporanea, ma due che si amano diventano uno. Questo è il mistero bello della Vita Cristiana che Gesù è venuto ad annunciarci e a darci la possibilità di vivere attraverso il dono dello Spirito Santo. E questa è una cosa stupenda. E, se noi scegliamo di sottometterci allo Spirito Santo, di obbedire allo Spirito Santo, ecco che tutto questo diventerà realtà nella nostra vita. Altrimenti vivremo quello che Gesù ci dice in questo Vangelo in riferimento al mondo, cioè a coloro che non credono in Gesù, a coloro che non si sottomettono allo Spirito Santo, a coloro che non obbediscono al Padre e quindi, in un certo senso, non riescono a riconoscere la presenza di Gesù mediante il dono dello Spirito Santo, che è Signore, come diremo nel Credo, e datore di Vita.

È l'Amore tra il Padre e Figlio che viene condiviso a ciascuno di noi. Pensate un po', non lo so: dovremmo saltare in aria! Cosa dobbiamo fare?! Cioè, l'Amore che c’è in Dio viene condiviso, reso accessibile a ciascuno di noi. Quindi, fratelli e sorelle, noi dovremmo volare! Il rischio, però, è che noi in questo tendiamo un po' dalla parte del mondo e quindi, in un certo senso, rischiamo di non capire le Cose di Dio, di non comprendere cos'è o, meglio, chi è questo Spirito Santo! E Gesù qui ci viene in aiuto e ci dà un'indicazione molto semplice, che è questa: chi lo ama deve osservare i suoi comandamenti. E, fratelli e sorelle, qui mi ripeto, è molto semplice: di per sé i comandamenti non sono tanti, il Comandamento è uno! Lo stiamo ripetendo a sfinimento, perché, a mio avviso, non è molto chiaro. Perché noi iniziamo con il ripetere i dieci comandamenti di Mosè.

Gesù ce ne ha dato uno. E, mi vien da a dire, se lo comprendiamo veramente e ci entra dentro, basta e avanza: il Comandamento è quello dell'Amore; non ce ne sono altri! inventiamoci tutti quelli che vogliamo, ma alla fine, se non andiamo a vivere questo, noi non possiamo dirci cristiani. Anzi, dirò di più, sarò proprio lapidario: se non viviamo il Comandamento dell'Amore, noi non viviamo. Chiaro? Chi non ama, fratelli e sorelle, non vive. Io vi auguro di campare centocinquant'anni... se volete, vi regalo qualcuno dei miei anni; ma se noi non scegliamo di amare, è come se non avessimo vissuto: non ve ne fate niente dei centocinquant'anni, se ci arriverete! Uno può vivere anche sette anni e averne vissuti settecento. È chiaro questo? E questo è il dono che Gesù ci fa mediante lo Spirito Santo: la possibilità di vivere una vita da Dio, la Vita di Dio, di vivere in Dio e Dio in noi. Come dice alla fine: "Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". In un certo senso, noi entriamo in questo vortice d'Amore che c'è in Dio, tra il Padre e Figlio, un amore che diventa Persona: è lo Spirito Santo. 

Un po', con tutti i limiti, è quello che succede in una coppia che si ama e che ha questa grazia di poter generare una nuova vita. Vedete, son due persone che si amano talmente tanto da generare una nuova vita: un terzo. Chi è quel terzo lì (il bambino o la bambina)? È il frutto dell'amore dell'uomo e della donna, di quella coppia lì. E questo è il miracolo della vita, questo è il frutto dell'amore. E a questo noi siamo chiamati, fratelli e sorelle, in una capacità di generare nuova vita, che ovviamente è più ampia, più grande rispetto a quella biologica: che non tutti hanno questo dono e non tutti hanno questa chiamata, però tutti siamo chiamati a vivere la fecondità dell'Amore e lo Spirito Santo di cui Gesù parla questa sera, ecco, ci ricorda tutto questo, ci vuole dare la grazia di vivere tutto questo, perché non è solo questione di sentire nuove cose, ma è questione di viverle. E per questo, fratelli e sorelle, siamo qui ancora una volta ad ascoltare questa Parola, siamo qui, ancora una volta, a celebrare questa Santissima Eucaristia.

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