Vangelo e Omelia nella Festa di S. Francesco d'Assisi

4 Ottobre 2023

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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


Quanto la Scrittura ci rivela di Dio, quanto i Vangeli ci raccontano di questo Gesù di Nazareth che si è dichiarato Figlio di Dio, tante volte a noi o appare incomprensibile, un po' come abbiamo visto i Discepoli nei Vangeli di questa settimana, che non capivano proprio, non riuscivano minimamente a capire il senso di quello che Gesù diceva: avevano paura anche, no?, quando Gesù ha iniziato a parlare che sarà consegnato o meglio si consegnerà. I Discepoli non riescono a cogliere il Mistero Divino che c'è nella Persona di Gesù di Nazareth.

Oppure, scegliamo la "via corta": ci facciamo noi un'immagine di questo Cristo, o meglio, il Cristo e il Messia che noi attendiamo, un Salvatore o un Liberatore (ogni uomo lo attende): ecco che lo costruiamo a nostra immagine e somiglianza, perché ci è comodo, ci è facile, perché è gestibile. Oppure rimaniamo lì: ma sì, che ci sia o non ci sia Dio, tanto nella vita io ho tutto, tanto ormai possiamo far tutto, possiamo andare dappertutto, possiamo conoscere tutto!
Ma c'è una via che Francesco d'Assisi ci indica. Ecco, ho intuito stamattina durante la Preghiera dell'Ufficio, ascoltando un passaggio della Lettera di Paolo agli Efesini, se non ricordo male, dove appunto dice che quel Cristo, questo termine è un grande "contenitore", dove ci possiamo mettere di tutto e di più: ecco, quel Cristo lì alla fine si è mostrato, si è manifestato, è venuto incontro a noi nella persona di Gesù, di Nazareth. Che tanti conoscevano, no? Ma sì... abbiamo capito chi è, dai: conosciamo la madre, il padre, i cugini, i parenti. Ma sì, va bene... Un carpentiere, un falegname... uno di noi!

Ecco, Francesco d'Assisi ha fatto un salto di qualità. E noi siamo chiamati, se vogliamo essere veramente felici, a fare come lui. Perché è stato un genio, Francesco d'Assisi. Cioè lui, quel Cristo che aveva sentito fin dalla sua infanzia...  Lui è nato in una società cristianissima: il padre andava in Francia per commerciare stoffe e grazie alla Francia si è arricchito (Pietro di Bernadone); la Francia a quel tempo era cristianissima, aveva una devozione all'Eucaristia che tutti gli altri Paesi guardavano... E Francesco quindi si nutre, beve tutto questo. Però,  arrivato a un certo punto, fa un salto di qualità: dal Cristo trionfante che la Chiesa portava avanti, che in un certo senso veniva messo davanti agli eserciti nel tempo delle Crociate, che Francesco ha vissuto, ecco lui sostituisce il Cristo Patiens, il Cristo sofferente, che lui cammin facendo e soprattutto nei tempi di solitudine che viveva fuori Assisi (ricordiamo soprattutto l'Eremo delle Carceri: questo insieme di grotte dove avevano vissuto santi eremiti), ecco che lui lì, quel volto di questo Cristo che quasi fa paura: pensate un po' ai mosaici delle cupole, dei presbiteri, Monreale e altri: il Pantocrator, no? che sembra quasi che solo con lo sguardo... sì, ti avvolge, ma ti schiaccia perché è irraggiungibile: è il Divino Maestro, è il Signore; ecco che lui fa questa scoperta (per me bellissima, che, se ci tocca il cuore questo, abbiamo fatto "tredici", fratelli e sorelle!): quel Cristo lì lui lo riscopre nell'uomo Gesù di Nazareth. E lui, da un certo momento in poi, quando non solo intuisce, ma sente profondamente dentro questo, non fa altro che seguire Cristo povero e crocifisso. San Francesco abbandona tutte le smanie di gloria umana e abbraccia la Gloria di Dio che si è manifestata nella Croce di Gesù. E fa un cambio completamente di prospettiva, un cambio di passo: cambia la meta, che non è diventare cavaliere per avere gloria dagli uomini, per conquistare una bella dama e per dominare gli altri, ma sceglie di diventare Cavaliere di Cristo, e diventa Annunciatore di Pace, diventa Portatore di Pace, prima che con la sua predicazione, con la sua persona: e lentamente, giorno dopo giorno, ecco, Francesco d'Assisi diventa un uomo di pace, perché prima ancora è un uomo pacificato: e noi abbiamo bisogno di questo sempre di più, in un mondo dove vediamo che i conflitti non è che diminuiscano!

Però comprendiamo che la pace non è la conseguenza di accordi e strategie: è la conseguenza dell'incontro con Colui che è Pace. E Francesco cosa fa ancora (cito il passaggio della Lettura dell'Ora Sesta di ieri), Francesco cosa fa? Si abbevera allo Spirito. Mi ha molto colpito questo passaggio, sempre di Paolo: cioè, come a dire che lo Spirito, non è che uno dice: beh, l'ho ricevuto, sono battezzato, ho fatto anche la Cresima... capirai! Si vedono le conseguenze in giro... Ma questo Spirito va ricevuto continuamente: bisogna scegliere di andare ad abbeverarsi, perché quest'Acqua Viva, che il Vangelo di Giovanni ci dice che è lo Spirito, ci viene data in abbondanza! Ma noi andiamo a cercare, dice Geremia, cisterne screpolate. Francesco d'Assisi scopre la fonte, che è Gesù Cristo, e vi attinge con abbondanza.

E quindi Francesco cosa fa? Ripercorre i passi di Gesù per arrivare, come lui, crocifisso alla Verna, attraverso tanti bellissimi passaggi nella sua vita che sono veramente dei capolavori da contemplare: un'opera d'arte, mi piace dire così! La vita di Francesco d'Assisi è un'opera d'arte da contemplare. E Francesco d'Assisi ci dice, io questo lo sento forte: fratelli, sorelle, coraggio, se ce l'ho fatta io ce la potete fare anche voi!

Perché se noi vediamo Francesco d'Assisi così come c'è stato dipinto da San Bonaventura nella Leggenda Maggiore (perché questo serviva a Bonaventura in quel momento per ricompattare l'Ordine -va bene: è un altro periodo storico), come un modello irraggiungibile, inimitabile, ineguagliabile, ecco che facciamo un torto a Francesco: non onoriamo la sua memoria... e mi viene da dire che facciamo peccato contro Dio! Francesco ci dice: ce l'ho fatta, passo dopo passo, giorno dopo giorno, fidandomi di Lui, guardando a Lui, non confidando in me stesso! E quindi ci ha tracciato una via che è la Via del Vangelo, che tutti noi possiamo percorrere se lo vogliamo, se lo scegliamo.
E quindi, piccola parentesi, chi mi separa Francesco d'Assisi da Gesù Cristo, va bene, sta parlando di qualcun altro: non è Francesco d'Assisi! C'è tutta un'operazione in corso, che va avanti da decenni, di separare Francesco d'Assisi da Gesù Cristo, di prendere solo Francesco. Se prendi solo Francesco, beh, ti andrà bene, prenderai un saio e basta, senza un corpo dentro. Beh, se ti piace quel saio, non lo so, tienitelo lì e lo metti lì in una teca. A noi interessa la persona viva di Francesco d'Assisi. Perché Francesco diventa una via sicura per arrivare a Gesù: il vero Gesù, non il Gesù frutto di fantasie, non il Gesù del Catechismo, ma il Gesù del Vangelo! E in questo Centenario della Regola lo voglio ridire: l'incipit della Regola è straordinario, è un programma di vita per tutti!

Francesco dice: "la regola e vita dei Frati Minori è questa, due punti, osservare il Santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo"; e poi, siccome è una regola per dei frati e dei consacrati, [aggiunge]: "vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio, in castità".

Che comunque è una chiamata per tutti, ciascuno nel suo spazio di vita. Capite? Regola e vita. È un genio Francesco: tiene insieme regola e vita; e noi invece separiamo regole e vita! o andiamo avanti con le regole (ecco il Catechismo, la Religione) o la vita, slegata dalle regole: 

"ma io sono libero, faccio quello che voglio, quello che mi sento, quello che il mio pancino in questo momento mi dice..." Beh, stai da solo in un'isola allora, perché la convivenza diventa un inferno! Veramente in questo caso ha ragione qualcuno: "l'altro è l'inferno". E invece quando io metto regole e vita, l'altro diventa un paradiso. E Francesco qui è un genio -non è perché sono termini buttati a caso! Fratelli e sorelle, ritorniamo a questo e facciamo della regola e vita il Vangelo! Altrimenti, va bene, viviamo una vita in superficie e non rimarrà nulla del nostro passaggio. Quindi, che uno viva novantanove anni o quarantanove, non cambia nulla. Ma cosa cambia? Niente. Francesco invece ha lasciato un segno: un solco talmente profondo che dopo ottocento anni sembra che sia qui, mezzo a noi, vivo, presente. E chiudo.

Perché Francesco deve affascinarci, attirarci, trascinarci? Perché lui ci porta a Gesù. Mia esperienza personale: più uno legge i testi di Francesco d'Assisi, più approfondisce il Mistero di Cristo, più si innamora di Gesù. E questo è stupendo. E più uno ama se stesso, apprezza se stesso, stima se stesso (in modo sano, non in modo emozionale, adolescenziale, superficiale, come capita tante volte oggi); quindi uno veramente, per grazia di Dio, diventa un uomo maturo, robusto, forte, capace di affrontare la vita e di fare scelte grandi. E quindi impariamo a conoscere Francesco d'Assisi, perché vogliamo conoscere sempre di più Gesù Cristo e questi crocifisso.

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