Vangelo e Omelia Prima Domenica di Quaresima

18 Febbraio 2023

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Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Ecco, se non avessimo compreso che abbiamo iniziato la Quaresima, magari con il Mercoledì delle Ceneri, la Prima Domenica di Quaresima ce lo fa comprendere, perché nei tre anni che ciclicamente si susseguono, ascoltando Matteo, Marco, Luca, ascoltiamo l'episodio delle cosiddette "Tentazioni di Gesù". E Marco, come abbiamo constatato tante volte, ha il racconto più breve: Marco in due versetti fa fuori l'episodio delle Tentazioni, non entrando come Matteo e Luca nello specifico, in cui ci vengono descritti che tipo di tentazioni sono. Marco ci dice semplicemente che Gesù fu sospinto dallo Spirito nel deserto: è stato proprio preso e "scaraventato" nel deserto, quasi a voler alludere che Gesù non è che c'è andato così volentieri nel deserto... È irriverente questa chiave di lettura? Non lo so: a me piace pensare che Gesù era un uomo come noi e non è che amasse fare determinate cose e quindi c'è lo Spirito che spinge Gesù nel deserto: in un certo senso prende l'umanità di Gesù e la pone nel deserto per essere messo alla prova. 

Perché Gesù deve essere messo alla prova?

Perché appunto nell'episodio precedente del Battesimo, Gesù, come è detto altrove nella Scrittura, è stato consacrato Figlio di Dio in potenza, lì investito, rivestito, adombrato dallo Spirito Santo;  un'immagine bellissima: Gesù lì è ricolmo dello Spirito di Dio (non che prima non lo fosse), ecco che la voce del Padre mette una sorta di sigillo su di Lui, dichiara apertamente che quell'uomo lì, fatto in quel modo, con i primi passi che sta facendo, è veramente il Figlio prediletto, amato e il Padre si compiace in quell'uomo, Gesù di Nazareth. Quindi adesso Gesù viene "testato", viene messo alla prova, viene saggiato al fuoco per far emergere la sostanza che ha di Figlio di Dio. Non so voi, ma per me questa chiave di lettura così è luminosa, splendida, stupenda, consolante, rigenerante! quindi [possiamo] rileggere tutte le prove della vita cui noi siamo soggetti, con questa chiave, come un banco di prova, come una possibilità di fare verità, di essere purificati e di far emergere quello che c'è. 


È la logica dell'oro,
quando viene purificato da tutte le scorie
ed emerge in tutto il suo splendore. 


Quindi mi viene da dire (lo applico a me, così tutti stanno sereni): benedette prove della vita! perché tanto anche se non ce le andiamo a cercare, non andiamo a cercarcele, la vita ce ne riserva: perché? Perché siamo fatti così, così funzioniamo, così funziona il mondo!
E Gesù ha ripercorso lo stesso cammino che facciamo noi e che prima di Lui aveva fatto tutto il Popolo a cui Lui apparteneva... E subito quel quaranta, ecco fa venire alla memoria (quei quaranta giorni di Gesù nel deserto) i quarant'anni del Popolo nel deserto: 

Un Popolo che nel deserto era caduto, non aveva superato la prova. 

Quindi, in un certo senso, Gesù cosa fa, da buon ebreo? Ripercorre il cammino del Popolo nel deserto e, diversamente dal Popolo, ne esce vincitore, perché il Popolo, quella generazione che era uscita dall'Egitto attraverso il deserto, uno dopo l'altro, Mosè compreso, moriranno tutti! Perché? 

Perché non si sono fidati di Dio,
perché non hanno ascoltato la voce di Dio,
perché non hanno obbedito 

e quindi sono rimasti vittime nel deserto: vittime di che cosa? Della loro disobbedienza. Adesso, visto che i racconti sono fatti in un certo modo non ci deve far pensare che Dio, siccome tu non l'ascolti, non obbedisci, ti punisce e ti fa morire: questa roba qui è una concezione molto pagana!
Ecco, quindi loro sono rimasti vittime della loro disobbedienza. Gesù cosa fa invece? Lui, che è stato proclamato Figlio di Dio, ripercorre il cammino obbedendo al Padre. È interessante, se diamo un'occhiata agli altri due Evangelisti che ci raccontano un po' nei dettagli delle tentazioni, vediamo che Gesù, di fronte alle tentazioni di Satana, Lui abbassa la testa, obbedisce al Padre, fa la sua volontà e ne esce vincitore. In un certo senso in questo attraversamento del deserto e questo stare nel deserto quaranta giorni, Gesù è come se avesse preso tutto il Popolo di Dio e gli avesse fatto ripercorrere il deserto, dandogli la possibilità di uscirne vincitore a testa alta; e quindi noi (qui ci viene data una chiave di lettura interessantissima!) 

in Gesù possiamo attraversare i tanti deserti della nostra vita 

con prove annesse e connesse e uscirne vincitori, sapendo che l'Accusatore, il Satàn, come lo chiama la Scrittura, non ha nessun potere su di noi, se noi stiamo con Gesù e ripercorriamo la via di Gesù, perché in Lui, per Lui e con Lui, possiamo uscirne vincitori.

E quindi questo Tempo di Quaresima, di quaranta giorni che stiamo vivendo, è una benedizione grande di Dio, un'opportunità: come ho già avuto modo di accennare il Mercoledì delle Ceneri, prego e supplico tutti e ciascuno di non viverlo nella tristezza, in questa mestizia, in questa faccia cadaverica, ma di profumarsi, di ben disporsi! Perché? 

Perché andiamo a celebrare la risurrezione di Gesù, 

perché andiamo a prepararci a vivere, per grazia di Dio, il Santissimo Triduo Pasquale. E quest'anno, oltre al brano delle Tentazioni di Gesù nel deserto, che è solo due versetti, la Liturgia attacca una parte del brano che già abbiamo ascoltato nella Terza Domenica del Tempo Ordinario, che è l'inizio del ministero di Gesù, il quale appunto inaugura un Tempo Nuovo. Lui che era stato battezzato nel Giordano da Giovanni non ripete il cammino di Giovanni, ma Gesù inaugura qualcosa di nuovo. Mentre Giovanni non aveva fatto altro che battezzare con l'acqua (un battesimo di conversione), Gesù inaugura il Regno di Dio come Giovanni non era riuscito a fare, perché non era il suo compito, la sua missione: Giovanni doveva preparare il popolo ad accogliere il Messia ed ecco che il Messia, dopo che è stato proclamato Figlio nel Giordano e dopo essere stato messo alla prova nel deserto, è pronto per inaugurare la sua missione, che non consiste altro che nel gridare a tutti che il Tempo è compiuto, che il regno di Dio è vicino, e che quello che ciascuno liberamente è chiamato a fare, se lo vuole, è di convertirsi e credere al Vangelo. Perché?
Per rendersi conto che quello che Gesù è venuto a dire a fare è vero, bisogna fare spazio nel cuore, bisogna accogliere: ma questo va fatto come scelta personale di ciascuno e non una scelta che facciamo tutti insieme. E quindi ancora di più viene da dire che questo Tempo è bello, perché? Perché Gesù ci parla di un compimento, ci parla di una pienezza: 

Non c'è da attendere più nessuno: è arrivato Lui, il Signore, il Figlio che ci rende figli 

E quindi Lui è venuto a dirci: non siete più servi, non siete più soggetti al potere del Diavolo perché io da Lui vi ho liberato con la mia permanenza nel deserto, ma siete figli e seguendo me potete vivere in pienezza questa vocazione che appartiene a tutti, questa nostra identità profonda di cui noi dobbiamo prendere sempre più consapevolezza che siamo anche noi dei figli amati.
E per crescere sempre di più in questa consapevolezza urge in noi la scelta di convertirci, di cambiare vita. Se mi dici: "io sono a posto, sono arrivato, non devo cambiare nulla!" Vabbè io ti posso dire: a me dispiace per te, se sei contento così contenta così, benissimo! 

Io invece sento il bisogno, la necessità, l'urgenza giorno dopo giorno
di convertirmi sempre di più e di credere al Vangelo, 

perché questo mi permette di diventare sempre di più figlio consapevole del Padre, fratello di Gesù e quindi di fare spazio a questo Spirito che desidera accompagnarmi nelle strade del mondo, nel mio quotidiano; e se glielo permetto, se non mi metto di traverso e non punto troppo i piedi, anche nelle situazioni che vorrei evitare, non vorrei starci, vorrei scappare, la consolazione è che lo Spirito è con noi ed è Lui a guidarci in quei momenti di prova, sapendo che quelle non sono altro che occasioni per dire veramente chi siamo e verso dove vogliamo andare e soprattutto a Chi apparteniamo, che è la cosa più bella: noi apparteniamo a Dio e penso che questo dovrebbe dare a ciascuno di noi una gioia immensa e [ciascuno di noi] dovrebbe già soltanto nel volto mostrare una profonda letizia.

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