Vangelo e Omelia nella festa della Cattedra di San Pietro apostolo

22 Febbraio 2024

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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-23

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».


Celebriamo la festa della Cattedra di San Pietro.
Vi devo confessare che ieri sera, quando pensavo a questa festa, dicevo: ecco, s'interrompe il tempo di Quaresima, quelle belle letture specifiche, speciali, previste in Quaresima, che ci portano a celebrare il Triduo Pasquale! Poi, quando stamattina, appena sveglio, mi sono letto il Vangelo, mi sono ricreduto e ho lodato il Signore, perché, dico, questo Vangelo si inserisce alla grande nel percorso quaresimale che stiamo vivendo! Perché, in un certo senso, con questa festa facciamo una piccola sosta e diciamo: ok, siamo all'interno della Quaresima (non so se l'abbiamo capito: ci stiamo preparando per la Pasqua), Gesù ci prende e ci chiama in disparte e ci dice: allora come stanno le cose tra me e te? Chi sono io per te? Lasciamo stare quello che dice la gente, che era un po' per prendere alla larga il discorso (non voleva prenderlo troppo di petto)... Però alla fine a Gesù "brucia" [sapere]:

Chi sono io per te?

Perché tu per me sei speciale, a tal punto che io ho giudicato la mia vita meno importante della tua. Così è stato: è morto in croce per noi, quindi vediamo un po'... Quindi Lui ha dato la sua vita per noi, perché noi potessimo avere la vita per Lui. E quindi di fronte a questo gesto d'amore, contemplando questo crocifisso, ci viene detto:

Ma io chi sono per te?

Fratelli e sorelle, ci giochiamo la vita! Non si tratta di dare le rispostine così, quelle perbeniste, o di rispondere in modo vago, stereotipato: su questa domanda noi ci giochiamo la vita, e la vita vuol dire tutta l'Eternità.

Perché Gesù è fondamentale.

O stiamo con Lui o non stiamo con Lui. E, in un certo senso, è come se fossimo contro di Lui: perché, o lo accogliamo o lo rifiutiamo. "Ma no, ti tengo lì in cantina, ti tiro fuori quando c'è bisogno". No. No. Perché non sto a farvi tutta la cronistoria dell'Antico Testamento, ma il Dio dell'Antico Testamento è un Dio geloso, perché tiene al suo popolo e mi piace pensare che anche Gesù era "geloso", perché chi ama diventa geloso nel senso di desiderare che l'altra persona ricambi, perché Gesù riconosce che nell'amare come Lui noi abbiamo pienezza di vita, quindi in questo Gesù si mostra geloso: perché? Perché Lui ha amato il Padre e ciascuno di noi in modo sublime, perfetto, inimitabile. E quindi sa che in Lui, amando e vivendo come Lui, noi abbiamo la vera gioia. Perché? Perché siamo fatti di Lui, a immagine e somiglianza sua. E quindi è fondamentale rispondere a questa domanda: possiamo evaderla quanto vogliamo, tanto Gesù ce la fa continuamente!
È una domanda d'amore, non è una domanda che ci deve terrorizzare, anzi ci deve rallegrare e in verità dobbiamo fare il punto della situazione e dire: ok, in questo preciso momento tu Gesù sei questo per me; e Pietro (si direbbe: che strano, gli è andata bene, perché Pietro non ne ha mai azzeccata una) qui invece ci ha azzeccato:

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

Pensate un po', non avevo mai messo a fuoco questa cosa: tutti e quattro gli Evangelisti ci raccontano questo episodio: Matteo e Marco lo collocano proprio a Cesarea di Filippo, che era un punto lontanissimo da Gerusalemme (era lì, verso le alture del Golan), mentre Luca dice in una zona deserta; mentre Giovanni, siamo alla fine del Capitolo 6, a Cafarnao, dopo aver spezzato i pani  e [fatto] il discorso del Pane della Vita, tutti se ne vanno, Gesù senza mezze misure dice: che volete fare? ve ne andate anche voi? E Pietro ha quella bellissima espressione:

Signore, ma dove voi che andiamo?
Tu solo hai parole di Vita Eterna!

Ma è stupenda questa professione di fede di Pietro! Chi studia la Scrittura ci dice che l'esperienza che ha un fondamento storico è quella di Giovanni, [che] ci dice un po' le cose realmente come sono andate; e quindi veramente riuscire a vivere la propria fede credendo che nessuno ha parole di Vita Eterna come il Cristo, il Figlio del Dio vivente: è stupendo e quindi la nostra vita prende una piega. Ma non è questione: "OK, riconosco Gesù come Figlio di Dio... benissimo, la mia vita va a gonfie vele, non ho problemi". Fratelli e sorelle, quelle sono favolette: non è questione di avere e non avere problemi! Non è che se hai un tumore, preghi Gesù e sparisce! Se ti fa questo miracolo, bene; ma non è che è quella la fede. Cioè: riconosciamo che senza di Lui, noi (la dico forte), per me, non siamo.

Noi siamo in Lui, senza di Lui non siamo!

Quindi capiamo che la fede non è un optional.

E chiudo, per non fare la predica domenicale, come sto facendo.
Matteo ha questa specifica che non ha nessuno: si fonda lì il Primato di Pietro. Però qual è la cosa (e non voglio discutere del Primato di Pietro perché non sono neanche in grado, non ho le competenze), ma qual è la cosa bella che Gesù gli riconosce?

Gesù chiama beato Pietro.

Questo è interessante, meditateci. Ma non chiama beato Pietro perché l'ha indovinata: "Bravo Pietro, hai indovinato, la risposta è giusta: ti darò un premio, ti faccio Papa".
Ma qual è la cosa che fa saltare il cuore di gioia di Gesù? Perché Pietro, nel dire che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente,

Pietro si lascia ispirare dal Padre.

Perché Gesù gli dice: «Beato sei tu Pietro, perché non da te stesso, non per tua conoscenza, cognizione, né carne né sangue (si traduce così), ma è il Padre che te l'ha ispirato». E qualcuno dice: Gesù qui esulta nello Spirito come aveva esultato prima (qualche capitolo prima, mi sembra verso la metà del Capitolo 11), quando dice: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai rivelato queste cose ai piccoli e non ai sapienti e ai dotti. Perché Tu ti compiaci di fare così». E quindi qui Gesù esulta, non perché Pietro è bravo, ma perché Pietro per una volta ha fatto spazio al Padre: si è lasciato ispirare, guidare, ha assecondato questa mozione dello Spirito.

Ed è quello che siamo chiamati a fare noi.

Perché riconoscere Gesù come Signore della nostra vita e vivere da discepoli Suoi non è frutto di sforzi nostri, ma è un dono che il Padre fa a tutti: sta a noi accoglierlo e vivere di conseguenza.

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