Omelia nella Domenica delle Palme - Passione del Signore

24 Marzo 2023

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Eccoci qui, fratelli e sorelle, nel cuore dell'Anno Liturgico, la Settimana Santa. Io da un po' continuo a dire (vi prego di scusarmi: portate pazienza, se qualcuno l'ha già sentito e lo risentirà ancora): 

Questa è la Settimana delle Settimane

È la Settimana che in un certo senso ci abilita a vivere in pienezza ogni settimana dell'anno, la Settimana che vale infinite volte più le altre 51 che rimangono per ritornare di nuovo a Pasqua. E il cuore di questa Settimana, lo vedremo, è il Triduo Pasquale.

E io voglio dirvi subito, con amore, con molta umiltà, con sincerità, che è per noi un peccato non vivere questa Settimana: un peccato, nel senso che ci perdiamo l'occasione delle occasioni, per rileggere un po' tutto l'anno, dalla Pasqua scorsa fino adesso, e per dare una direzione al nuovo anno che nasce con la Pasqua, perché 

Tutto inizia dal Mistero Pasquale.

E ovviamente il Triduo è santo, è sacro, intoccabile. Mi viene da dire: non possiamo non vivere il Triduo, perché altrimenti non siamo! Non possiamo venire a Messa la domenica e poi abbandoniamo Gesù durante il Triduo Pasquale. Siete stati abituati così? Va bene. Chiedo scusa per chi vi ha abituato così; non so, se volete, vi do anche un contributo come risarcimento danni. Però, adesso ce lo diciamo e ognuno si regoli: non possiamo pensare che viviamo le domeniche e balziamo il Triduo Pasquale fosse solo in una sua parte. Non prendetelo come un rimprovero, ma veramente come un grido del cuore! Io, siccome questa cosa mi è entrata dentro, non posso non dirla, altrimenti non sarei neanche uomo, non solo frate e sacerdote. Quindi, poi ognuno fa quello che può, come sto dicendo: Gesù ci ama lo stesso, sia che veniamo in chiesa che non veniamo in chiesa, sia che crediamo in Lui, sia che non ci crediamo, sia che lo acclamiamo, sia che lo bestemmiamo addirittura. Lui ci ama lo stesso, però dobbiamo sapere come stanno le cose: 

Cuore dell'Anno Liturgico è la Settimana Santa
E il cuore della Settimana Santa è Giovedì, Venerdì e Sabato Santo: 

Santa Messa in cena Domini, Azione Liturgica nella Morte del Signore e Veglia Pasquale.

Senza questo, fratelli e sorelle, ci perdiamo il bello della nostra Fede: queste celebrazioni ci formano, ci plasmano, ci fanno un'iniezione che ci manda avanti tutto l'anno, un'iniezione di fiducia, di speranza e di passione: [con esse] ci entra dentro il Mistero d'Amore di Gesù.

E vediamo un po' com'è composta questa Domenica delle Palme, che dà principio alla Settimana Santa. Abbiamo ascoltato due Vangeli che in un certo senso si contraddicono: Il Vangelo delle Palme, dell'entrata di Gesù a Gerusalemme, è un Vangelo festoso, gioioso: Gesù viene acclamato, finalmente è arrivato il discendente di Davide! Questa era l'attesa del popolo, di tutti, dei Discepoli innanzitutto, che l'avevano seguito più da vicino. Ma comprendiamo che era un'aspettativa un po' militare-politica, trionfalistica: loro aspettavano il liberatore dalla potenza occupatrice. Gesù sta, tra virgolette, al loro gioco; si fa acclamare come re adempiendo la profezia di Zaccaria, ma un re che non arriva a cavallo, come grandi re e imperatori: è un re che arriva con l'asino, così come aveva fatto re Davide. Quel re Davide che faceva "impazzire" Dio. Perché? Perché Davide, lo ripeto, ne aveva combinate di cotte e di crude, però nel suo cuore lui amava Dio, e questo al Signore bastava.
E quindi passiamo da quel "osanna, osanna!" al "crocifiggilo, crocifiggilo!" L'abbiamo sentito nel Passio. E che dire, fratelli e sorelle: ci scandalizziamo, ci strappiamo i capelli, ci graffiamo il viso? Ma no, ma siamo così. Prendiamone consapevolezza: noi siamo così, 

La nostra vita passa continuamente da "Osanna!" a "Crocifiggilo!"

Siamo così, siamo esseri contraddittori, il primo io: "Non è il bene che voglio che mi ritrovo a fare", dice Paolo ai Romani, "ma è il male che non voglio".

E quindi anche noi siamo lì, fratelli e sorelle: noi siamo lì a Gerusalemme, dietro Gesù, a dire "Osanna, Osanna" e "Benedetto" e poi, un po' di tempo dopo, "Crocifiggilo, crocifiggilo" senza nessuna pietà. Ma cosa conta, fratelli e sorelle? Le nostre contraddizioni? Questo siamo, fratelli e sorelle: cosa possiamo fare? Ci togliamo la vita? No, io non me la tolgo, io la vita la amo. Cosa conta, però? Non guardare a noi stessi, al nostro ombelico, e quindi un momento siamo "Lode a te, Signore", perché le cose vanno come diciamo noi; e poi, in un momento, siam lì che lo mettiamo in croce.
Cosa conta? Non conta quello che noi riusciamo a fare o a non fare, fratelli e sorelle. Non conta la nostra fedeltà. Non conta se gli diciamo "Osanna" o "Crocifiggilo", perché tanto siamo così, molto lunatici, no? Conta che 

Gesù ha avuto una dedizione che diventa un esempio per noi.

Questo conta: che Lui con decisione entra a Gerusalemme sapendo quello che gli doveva accadere e Lui sceglie volontariamente di morire per noi: per amore, per mostrarci che il Padre non è un padrone succhiasangue, il Padre non si vendica di niente se noi non osserviamo le sue leggi: 

il Padre ama e basta.

Cosa sa fare Dio? Dio sa solo amare. E Gesù, che è figlio di Dio, non sa altro che amare e nient'altro: Gesù non è capace di fare altro.
E noi guardiamo a Lui, guardiamo alla Sua Passione, come dice la splendida colletta di oggi: 

Fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua Passione
per partecipare alla gloria della Risurrezione.

La Passione di Gesù, la Sua croce, è un esempio per noi, fratelli e sorelle. Allora, che dobbiamo fare? Metterci lì, analizzarci le nostre incoerenze, i nostri peccati: abbiamo fatto i propositi il Mercoledì delle Ceneri e non abbiamo mantenuto nessuno?! Ma no, guardiamo a Lui e diciamo: quanto sei bello, quanto sei uomo, quanto sei Dio! Io voglio essere come Te e sono qui a specchiarmi perché nei tuoi occhi io mi possa vedere come sono veramente, non per come mi vedo io o come mi vedono gli altri. Non prendiamo gloria gli uni dagli altri, abbiamo sentito in queste domeniche: scegliamo la gloria di Dio. E quindi 

Fissiamo i nostri occhi in quegli occhi,
perché possiamo vedere riflessa la vera immagine nostra.

E noi siamo amati e Gesù ha vissuto la sua Passione con amore, da protagonista e questo può fare la differenza, fratelli e sorelle, nelle nostre piccole e grandi croci quotidiane (di cui io non parlo, perché non ho minimamente idea perché non ho mai vissuto una croce pesante come tanti di voi hanno vissuto o stanno vivendo). Però lasciamoci ri-creare dalla Passione di Gesù. Permettiamoglielo, perché 

Questa è la Pasqua: una nuova Creazione.

Un Gesù che dice: portando la Croce e arrivando lì, consegnandosi ai chiodi, Lui dice con piena convinzione: 

Ecco, io faccio nuove tutte le cose.

E lo sentiremo il Venerdì Santo.
Io non posso non dire (lo ripeto tre volte al giorno, portate pazienza): nella Passione secondo Giovanni: un uomo che era un relitto, non aveva neanche sembianze umane, ci dice uno dei carmi di Isaia, oltraggiato, reietto dagli uomini, e cosa dice lì? 

"Tutto è compiuto"!

Fratelli e sorelle, non possiamo non rimanere colpiti da questo! Un uomo crocifisso come l'ultimo degli uomini, e durante la Passione Gesù, lo dobbiamo dire, nessuno se l'è filato, era lì a camminare per le vie di Gerusalemme, nell'indifferenza totale di tutti, un po' come abbiamo vissuto noi la Via Crucis cittadina venerdì. Io prima un po' mi scandalizzavo, mi rodevo dentro e dicevo: ma queste persone non hanno un minimo di educazione! Perché Gesù cosa ha vissuto? Gesù era uno dei tanti condannati. Però Lui sapeva chi era, da dove veniva, dove andava. E più la via si faceva stretta, più la strada si faceva impegnativa, più la prova era dura, Lui cosa faceva? Guardava il Padre e aggiungeva amore al cammino che stava facendo, perché la dedizione fosse totale. E allora sì, Lui è l'unico che può dire: "Tutto è compiuto", perché in quella morte infame in croce Gesù ha portato a pieno compimento la sua benedetta e gloriosa esistenza.

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