Vangelo e Omelia nella Solennità della Santissima Trinità

26 maggio 2024

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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».


Fratelli e sorelle, vi condivido così un pensiero, una sensazione che mi è maturata in questa settimana. Come già dicevamo per la festa di Pentecoste, sembrava che avessimo raggiunto l'apice, no? Dopo i quaranta giorni di Quaresima, i cinquanta di Pasqua, dopo aver celebrato il Triduo Pasquale nella sua interezza, e aver atteso per cinquanta giorni il dono dello Spirito, e domenica scorsa l'abbiamo ricevuto, abbiamo detto: "OK, ci rilassiamo, abbassiamo la guardia, rientriamo nel Tempo Ordinario..." come è stato in questi giorni: siamo nella Settima Settimana del Tempo Ordinario e ci siamo re-immersi in alcune splendide pagine del Vangelo di Marco. 

Adesso, invece, è qui la Domenica della Santissima Trinità.

E il rischio è sempre quello di dire: "Va bene, dai, falla corta, chiudi, perché lo sappiamo che Dio è Trinità..."
Ma saperlo con la testa non serve a nulla, fratelli e sorelle! Se volete, ci mettiamo qui e facciamo degli esercizi: 

Nel Nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo... 

Bravi, bravissimi, bravo frate, te lo ricordi ancora! L'hai imparato da piccolo, complimenti: a quarantanove anni te lo ricordi ancora!

Fratelli e sorelle, non serve a niente! Non è la formula magica, no? Sembra che, se non iniziamo un momento di preghiera, in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, Dio si offende e scende un fulmine. O vedi alcuni che... Dico: cosa ha fatto?! Cos'è?! Un mal al braccio? Se l'è sgranchito? Dei segni di croce che non so, sembrano dei... mah!

Signori, cioè, una cosa è dirlo, una cosa è viverlo! 

Questa festa benedetta che la Chiesa ha istituito un po' di secoli fa ci ricorda Chi è il nostro Dio, fratelli e sorelle. Ma saperlo non vuol dire che incide nel nostro vissuto, perché noi siamo chiamati non solo a credere (e tutta la nostra vita di cristiani cattolici è immersa nella Trinità), ma anche a vivere di conseguenza! 

Noi non crediamo in un Dio solitario che è lì, beato in se stesso! Non so come immaginarmelo Dio, perché è inimmaginabile, ma è 

Un Dio che è comunione di Persone.

Capite che è un patrimonio immenso che abbiamo! Dio è tre Persone: un Padre, un Figlio e uno Spirito Santo. 

Quindi noi siamo a immagine e somiglianza di quel Dio lì,
non del Dio isolato, solitario, beato in se stesso. 

E quindi ci sono delle conseguenze per noi, se siamo a immagine e somiglianza di Dio,
ché siamo chiamati a conoscere quel Dio lì e a vivere di conseguenza.

E quindi comprendiamo, fratelli e sorelle, una cosa elementarissima, ma fondamentale per la nostra vita. Cioè: 

O viviamo immersi nell'amore o non viviamo! 

Non si tratta di dire: ma tu non sei cristiano... Ma cosa mi interessa? Tu non sei umano! Parliamo di quello (vado a battere sempre lì): non è questione essere cristiano, l'etichetta... Ma non ne voglio etichette, io non porto niente addosso, non ho bisogno di etichette! Non vi scandalizzate: non ho bisogno di un Crocifisso io. Perché Gesù, ce l'insegna Francesco, ce l'aveva scolpito nel cuore. Serve a ben poco portarlo a collo. Capite? Se ci limitiamo a quello, diventa un'ostentazione: e io metto la medaglietta che faccio parte del club XYZ. Capite che siamo lì, eh? Che nessuno si offenda, mi raccomando: portate tutti i simboli che volete... 

Quello che conta però, vi voglio dire, è la vita. 

Il Padre non è che lì e dice: sai, Figlio, io ti amo, sappilo. Il Figlio si sente profondamente amato dal Padre. Capite la follia del nostro Dio? E quando il Padre gli ha detto: "Figlio, che facciamo? Scendi o no, perché non ce la fanno se no! Io ci ho provato in tutti i modi: gli ho mandato infiniti profeti, pure Mosè, che è diventato più importante di me, colui che ha dato la Legge e i Dieci Comandamenti. Non ce la fanno! Cosa fai?"

"Padre, quello che vuoi tu, lo voglio anch'io. Sia fatta la tua volontà, perché io vivo immerso nel tuo amore. Fuori da quest'amore io non sono".

Così parlò il Figlio. E allora sì, s'incarnò nel seno della Vergine. E noi da lì, grazie a quel "Sì", innanzitutto il "Sì" del Figlio, poi, per opera dello Spirito Santo, il "Sì" di Maria, 

Noi sappiamo che Dio è Trinità.

Se Gesù non si fosse stato uomo, eravamo lì ancora nella preistoria a livello di comprensione e di fede, perché Gesù ce l'ha rivelato. Se poi qualcuno di voi lo sapeva già prima, non lo so: ditemelo voi, abbiamo una nuova divinità! Ma così non è: è Gesù che ci ha rivelato il Padre, è Gesù che ci ha donato lo Spirito. Capite perché noi crediamo in questo Dio? 

E pensate: perdonate la mia ignoranza, come sempre, ma siccome ho celebrato, per grazia di Dio, due Battesimi in questo mese, quindi ho avuto modo, insieme ai genitori, di leggere il rito, di confrontarci e di comprendere ancora una volta che cosa vuol dire essere battezzati. 

Il Battesimo è il primo Sacramento, è la porta dei Sacramenti: è quello che ci fa diventare figli di Dio. 

Pensate un po' voi: quello che succede nel Battesimo è ciò che ci dice questo brano: incredibile, questo brano ci dice esattamente la stessa cosa quando noi a quel bambino o a quella bambina diciamo: Io (a nome della Chiesa ovviamente) ti battezzo nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Oggi noi (una prassi che c'è, pastorale) semplicemente versiamo dell'acqua sopra la testa del bambino o bambina, ma sappiamo che non era così alle origini e ci sono comunità che fanno diversamente. Cioè, battezzare vuol dire immergere, lo sappiamo. Però che immergere è? Non è semplicemente un immergere nell'acqua; così avviene fisicamente: i battisteri ottagonali, uno scendeva da una parte e veniva completamente sommerso dall'acqua (come a dire: io muoio al peccato e rinasco a una nuova vita, che è la vita dei figli; prima ero schiavo del peccato, adesso sono un libero figlio di Dio). Ma in realtà è quello che ci dice il brano qui, no? Battezzandoli nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Io ho fatto questa considerazione per me è illuminante: Battezzare vuol dire essere immersi. Il nome sappiamo che indica la persona. Quando uno dice "nel Nome di Gesù" vuol dire "nella Persona di Gesù". Tu puoi dire qualcosa nel nome di Gesù o fare un miracolo nel nome di Gesù, perché sei in comunione con la Persona di Gesù, a tal punto che sei un'unica persona e tu agisci secondo lo Spirito di Gesù.
Allora vuol dire che noi, questa festa, come anche il nostro battesimo che tutti qui abbiamo ricevuto, siamo stati immersi nella Santissima Trinità. Ci rendiamo conto che cos'è successo? Voi mi dite: "frate, tutto 'sto scaldarti per dire 'sta roba qua..." Lo so, ma me ha cambiato la settimana "sta roba"... e ha dato senso alla Festa di quest'anno! Altrimenti è una festa dietro l'altra, anno dopo anno: sapete, non è che serva molto neanche venire in chiesa... 

Quindi noi siamo stati battezzati nella Santissima Trinità. 

Vuol dire immersi nella Trinità. 

E quindi vuol dire che ci siamo impregnati di quell'amore della Trinità, ci siamo impregnati di quel dinamismo che c'è all'interno della Trinità e la Trinità conosce solo Amore... 

E Gesù è venuto a portare quest'Amore sulla Terra. 

Capite qual è la grandezza di nostro Signore Gesù Cristo? Che Lui è venuto a portare a noi, ce l'ha rivelato e ce l'ha donato, l'Amore infinito del Padre. E quando se n'è andato, ci ha lasciato lo Spirito Santo. E quindi noi viviamo immersi in quell'Amore lì. 

E capite che noi siamo, noi esistiamo, noi viviamo se rimaniamo nell'Amore di Gesù e quindi nell'Amore del Padre e dello Spirito, perché non c'è uno senza l'altro.

Noi parliamo dell'uno e dell'altro perché siamo limitati e abbiamo bisogno di parlare in un certo modo con certe categorie, ma in realtà la Trinità è un solo Dio, è Uno. Lo ha detto Gesù: io e il Padre siamo uno, nello Spirito che è Amore. E quindi, fratelli e sorelle, ancora una volta c'è una verità profonda:

Noi viviamo nella misura in cui amiamo. 

Quando noi decidiamo di non amare perché ci garba vivere nel nostro egoismo, liberi di farlo: il primo io. Però sappiate, e lo dico a me: sappi, frate Enrico, che tu non stai vivendo! Perché noi, fratelli e sorelle, quando moriremo (presto o tardi moriremo tutti, stiamo sereni, eh?) Noi passeremo, ci dice Paolo, attraverso un fuoco, che non è il fuoco dell'ira di Dio, come lo intendiamo: Oh, Dio adirato! Ma perché deve essere adirato? Tutti siamo figli amati: che adirato?! 

Quello è il fuoco dell'Amore di Dio. 

Cosa farà quel fuoco? Brucerà tutti i nostri egoismi. Che cosa rimarrà? Che cosa arriverà nell'aldilà? 

Solo l'amore che abbiamo messo in circolo. 

Capite allora cosa c'è in ballo, fratelli e sorelle? Mica stiamo qui "a pettinar le bamboline"! Cioè, qui impariamo a vivere attraverso l'ascolto della Parola e la celebrazione dell'Eucaristia. 

O viviamo come Gesù, che ha donato se stesso nel Pane e nel Vino, quindi il Suo Corpo e il Suo sangue, oppure non viviamo, fratelli e sorelle!

Comprendiamo?
Quindi io sono la persona più egoista della Terra, lo confesso. E quindi cosa faccio? Siccome io voglio bene a fra Enrico, io faccio come Gesù: ci provo quantomeno! Mi affascina la vita di Gesù, anche se non sempre riesco a tenere il suo passo. Però riconosco che è vera. Nessun altro m'incanta, perché io voglio vivere in pienezza e io voglio rimanere anche dopo la morte. E noi rimaniamo nell'amore che abbiamo donato alle persone care. Lo abbiamo scoperto due settimane fa, nell'Ascensione: quando una persona non c'è più, ci lascia una parte di sé; quindi muore, ma in realtà non muore. E così quella persona che va nell'aldilà, si dice, con Dio, si porta una parte di noi. Questo è bellissimo e quindi rimaniamo in comunione tra di noi, perché ce l'ho detto Gesù nel brano, mica me lo sto inventando, l'ultimo versetto del Vangelo di Matteo: 

Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.

Cosa c'è, fratelli e sorelle, di più consolante di questo? Gesù saluta i suoi, ascende al cielo e nello stesso tempo gli dice: io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo, fino alla consumazione dei secoli. Cosa vuol dire questo? 

Che Gesù rimane nell'amore che ha donato a questi Undici. 

E la sottolineatura che fa Matteo è importante: non sono Dodici, non è una comunità perfetta; è una comunità ferita: Giuda non c'è più, Pietro ha rinnegato, gli altri lo hanno abbandonato. 

Eppure Gesù non guarda ai tradimenti, ma guarda all'amore che loro possono ancora dare.

E cosa fa Lui? Li investe di questa missione, di andare e di fare discepoli tutti i Popoli, immergendoli, ripeto, nell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E la stessa cosa chiede anche a noi oggi.

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