III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Lectio III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

La parola di Dio che ascolteremo domenica prossima è ancora più significativa inserita nel contesto della Domenica della Parola.

La prima lettura è ambientata nella Gerusalemme ricostruita. Il popolo ha oramai alle spalle l’amara esperienza dell’esilio. In un giorno autunnale, siamo nel primo giorno del settimo mese (Tisri = sett./ott) di un anno che gli studiosi tendono ad identificare col 444 a. C, una gran folla si accalca alla porta delle Acque, nell'area del Tempio riedificato (Ne 8,2).

In mezzo all'assemblea si leva il sacerdote Esdra, la guida spirituale della nazione; questo scriba, esperto nella legge di Mose (Esd 7,10), apre il rotolo biblico e lo proclama "a quanti erano capaci di intendere" (in pratica tutti i cittadini di Gerusalemme dai 12 anni in avanti, senza distinzione di sesso, censo, età e cultura).

La Parola di Dio risuona così in una solenne liturgia comunitaria.

Tre sono i verbi fondamentali che reggono questa proclamazione della Parola:

  1. innanzitutto «leggere» la Bibbia, ma non in una qualsiasi maniera: si parla, infatti, di una lettura «a brani distinti». È necessaria, quindi, una certa programmazione, una didattica.
  2. il secondo verbo è quello della «spiegazione del senso». Un antico aforisma rabbinico afferma che «ogni parola della Bibbia ha settanta volti»; il maestro nella fede deve svelare questi volti, deve perlustrare il testo in tutte le sue sfumature. Il termine tecnico per indicare lo studio della Bibbia è «esegesi» che in greco significa ''tirar fuori" tutti i tesori, tutta la forza, tutta la spiritualità della pagina biblica»
  3. il terzo verbo nella lettura della Bibbia è «comprendere». L'originale ebraico usa un termine sapienziale che indica la comprensione saporosa, intensa, alimentata dall’intelligenza e dal cuore.

Il Vangelo ci colloca nella sinagoga di Nazaret. È un sabato e davanti alla folla che si accalca in quella sala si leva un nazaretano la cui fama in quei giorni sta dilagando in tutta la regione.

Anch'egli apre il rotolo biblico e proclama un brano di Isaia, un annunzio di speranza e di liberazione. Il silenzio e gli occhi fissi dell'uditorio attendono la spiegazione, l'omelia sinagogale.

Quell'uomo, Gesù, figlio di Giuseppe, pronunzia una sola frase, strana e pesante come un macigno: tutta la speranza annunziata da Isaia è diventata realtà «oggi», proprio in lui, Gesù di Nazaret.

A queste due scene appena descritte non possiamo non sovrapporre un terzo quadro, quello dell'assemblea domenicale.

Il Cristo entra ancora nelle nostre assemblee con la sua “Parola” che è letta, spiegata e compresa? Da questo triplice processo che coinvolge l'orecchio e il cuore sbocciano due atteggiamenti apparentemente antitetici, ma in realtà complementari: le lacrime della conversione (Ne 8,9), segno vivo del pentimento, e il sorriso sulle nostre labbra, che caratterizzano l'assemblea radunata attorno a Esdra? , perché, come ci ricorda il governatore Neemia, l'ultima parola di Dio non è mai quella del giudizio bensì la promessa del perdono (Ne 8,10).

Prima di tutto cerchiamo di capire chi è l’autore del terzo vangelo. Fin dal termine del II secolo Luca è stato individuato nel compagno di Paolo da lui chiamato “il caro medico” nella lettera ai Colossesi 4,14 (anche Fm 1,24; 2Tm 4,11), che sarebbe anche il “fratello che tutte le chiese lodano a motivo dell’evangelo” (2Cor 8,18). Oggi però, questa tesi è comunemente rigettata perché si ritiene che l’autore del terzo vangelo appartenga invece alla terza generazione dei cristiani (dopo i testimoni oculari e dopo coloro che hanno già trasmesso il loro messaggio, cfr. v. 2). Si tratta comunque di un cristiano che proviene dal mondo ellenistico; non sembra conoscere di persona la terra di Israele, però ha certamente l’intenzione di fare opera storica sul modello dei grandi storici greci dell’antichità.

v. 1

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi

Data la premessa circa l’autore, comprendiamo il senso di questo prologo. Poiché Luca stesso dice che molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti di Gesù, si potrebbe pensare che il suo lavoro sia inutile. Oppure si potrebbe pensare che Luca sia critico nei confronti dei tentativi compiuti dagli altri a ordinare gli avvenimenti.

È ammissibile che la narrazione degli altri vangeli si stata fatta senza un preciso ordine, a seconda delle circostanze (ad esempio la catechesi) e che quindi non procedano per linee adatte a una narrazione continua. È anche possibile che i testimoni fossero troppo coinvolti in prima persona e la loro passione ne avesse condizionato l’obiettività.

L’intenzione di Luca non è quella di suscitare la fede o difendere il cristianesimo, ma di rafforzare e rinvigorire la fede del lettore e assicurarne la solidità: è una catechesi, o meglio lectio divina, che rimetta fuoco nel cuore del credente (cfr, 24,32). 

«gli avvenimenti successi tra di noi»: vi è un richiamo biblico al «compimento», voluto e inconfondibile. Messo al passivo, significa che è Dio che li ha portati a compimento (cfr. Lc 4,21; 22,37; 24,44; At 1,16; 3,18).

«tra di noi»: Il prologo del vangelo di Luca fa da introduzione anche agli Atti degli Apostoli, che completano l’opera. Allora questa introduzione è importante. Questo semplice inciso estende la dichiarazione d'intenti di Luca fino ad abbracciare gli avvenimenti descritti negli Atti.

v. 2 

2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola.

Luca perciò vanta di avere accesso a:

  1. a) resoconti di testimoni oculari;
  2. b) documenti scritti;
  3. c) le proprie accurate ricerche.

 

v. 3

3così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo.

«ho deciso anch'io»: Può essere tradotto anche con «è parso bene anche a me». Seguono poi quattro argomenti su cui è fondata questa ricerca.

  • «ricerche accurate»: primo argomento: ci si riferisce a una metodologia propria di una mentalità che oggi chiamiamo scientifica e che non si lascia influenzare da preferenze o antipatie.

  • «ogni circostanza»: lett. tutto, senza eccezione. Luca non ha fatto distinzione fra cose rilevanti e no, ma le ha esaminate tutte, senza tralasciarne alcuna. In questa espressione sono inclusi anche i primi due capitoli che, pur non essendo oggetto della tradizione dei testimoni oculari, ne sono però il fondamento e l'origine: per questo hanno dovuto essere esaminati anch’essi con la stessa scrupolosità.

  • «dall’inizio»: lett. «da sopra» oppure da molto tempo e quindi in maniera esauriente. Gli avvenimenti sono stati esaminati a lungo, sotto tutti gli aspetti. L'avverbio di luogo sembra indicare non solo una ricerca che va molto al di là di quell'inizio da cui partono i testimoni oculari ma quella che è la ricerca storica normale nella concezione greca della storia, per cui un avvenimento è controllato e capito alla luce di un altro.

  • «un resoconto ordinato»: Nell'opera di Luca l'«ordine» è chiaramente la caratteristica distintiva, in contrapposizione ai molti che «hanno cercato di raccontare» (1,1). Il compito principale dello storico è quello di «ordinare ed esporre», di «descrivere gli avvenimenti in bell'ordine».

illustre Teòfilo: La persona alla quale un'opera era dedicata normalmente era il committente che finanziava la pubblicazione. Teòfilo, “amico di Dio” è il lettore presunto di Luca (1,4).

 

v. 4

4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

 - «ti possa rendere conto...»: le ricerche accurate e l’esposizione ordinata hanno infatti per scopo che Teofilo si renda conto della solidità della catechesi ricevuta, nel duplice senso di credibilità dei fatti e di validità della proposta di lasciarsi coinvolgere in essi.

 

vv. 14-15

[In quel tempo] 4,14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

La lettura liturgica del vangelo passa dal prologo all’inizio della sezione riguardante il ministero di Gesù in Galilea che va da 4,14 a 9,50 (la sezione seguente sarà la salita verso Gerusalemme).

L’inizio di questa sezione contiene il primo annuncio del messaggio di Cristo dove viene messo in evidenza non tanto la proclamazione dell'avvento del Regno di Dio e delle condizioni per entrarvi (Cfr. Mt 4,17; Mc 1,13-15), quanto la persona stessa di Cristo come culmine della storia della salvezza preparata e narrata dall'A.T..

«potenza dello Spirito»: Luca pone la predicazione di Gesù sotto l’influsso dello Spirito Santo, che aveva precedentemente ricevuto (3,22) e lo accompagnerà sempre.

vv. 16-17

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

- «sinagoga»: (= assemblea) si trova in ogni centro abitato ebraico ed era frequentato di solito il sabato e i giorni festivi. Dopo la recita delle preghiere quotidiane, si leggeva un brano della Legge e poi uno dai Profeti, cui seguiva un sermone da parte di qualcuno capace. Tutto si concludeva con la benedizione di Nm 6,24-26.

«si alzò»: il lettore del brano profetico poteva essere un laico; questi era scelto dal capo della sinagoga o presentarsi spontaneamente. Chi era in grado, ne dava anche la spiegazione e ne faceva un commento edificante.

vv. 18-19

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19a proclamare l'anno di grazia del Signore.

- Come ci aiutano le note marginali della Bibbia di Gerusalemme, Gesù legge il famoso brano dell’investitura profetica di Isaia 61,1-2. In realtà la lettura che compie Gesù è composita, cita Is 61,1-2, ma comprende Is 61,1-3; 58,1-11; 35,1-3. Sostituisce la missione di “guarire quelli che hanno il cuore spezzato” (Is 61,1) con quella, espressa nel contesto del digiuno gradito a Dio i  Isaia 58,6, di “rimandare in libertà gli oppressi”. Soprattutto interrompe la citazione di Isaia 61,2, lasciando così fuori lettura l’annuncio di “un giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare gli afflitti”. Se la consolazione degli afflitti si adattava bene al contesto lucano. Il “giorno di vendetta” invece faceva difficoltà. La sottolineatura è quindi tutta sul carattere di «grazia» e di «salvezza» della presenza di Gesù.

Questo oracolo di Isaia, in origine, si riferiva alla vocazione profetica, ma poteva essere letto in chiave messianica; così almeno lo rilegge Luca: come il programma di vita assegnato a Gesù dal suo battesimo. Investito dalla potenza dello Spirito Gesù è stato mandato ad annunciare ai poveri, ai prigionieri e ai ciechi una gioiosa notizia caratterizzata dalla “libertà”, dalla “remissione”. L’accostamento tra “anno di accoglienza” e “remissione” permette di vedere in ciò che il profeta è mandato a proclamare, l’anno giubilare previsto ogni cinquant’anni dalla Legge di Mosè ma verosimilmente mai osservato alla lettera

 

«Lo Spirito di Dio è su di me»: È la formula di possesso che il Signore esercita sul suo prescelto mediante il suo Spirito onnipotente (altra formula è «la Mano di Dio fu su di me», Cfr. Ez 37,1 dove la Mano è metafora per indicare lo Spirito, la Potenza operatrice di Dio).

vv. 20-21 

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

Fatta la lettura, Gesù riavvolge il rotolo e lo restituisce all’inserviente. Si siede, atteggiamento ordinario dell’insegnante per pronunziare l’omelia, ma la sua è certamente la più breve di tutta la storia; neanche una riga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato (nei vostri orecchi)».

- «Oggi»: sḗmeron Nel silenzio della celebrazione liturgica mentre l'assemblea si dispone con vari sentimenti ad ascoltare da lui l'omelia sul Testo sacro, risuona quell'oggi (sḗmeron) che sarà un classico nelle omelie dei Padri greci per secoli. Il testo è molto forte: Oggi Dio nelle orecchie, ossia tramite l'ascolto qualificato, adempie la Scrittura portata dal Figlio.

E questo avviene sempre, ieri come oggi. Oggi ancora Gesù è il Messia; oggi ancora ci sono dei poveri, degli oppressi, dei prigionieri. Noi siamo dunque suoi contemporanei sempre e la sua Parola non ha perso niente della sua attualità.

Il giubileo divino, se accettato, comincia a produrre i suoi effetti straordinari, ma occorre «ascoltarlo» affinché Dio lo possa attuare in noi. Il verbo di Dio non può lasciare indifferenti coloro che interpella, ma esige e provoca una risposta. Oggi la Parola di Dio viene proposta a noi; oggi essa diventa viva e attuale nella celebrazione liturgica.

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