V DOMENICA DI PASQUA (Anno C)

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri»

Lectio divina sul vangelo della V DOMENICA DI PASQUA (Anno C)

I testi del vangelo che ci accompagnano in queste domeniche, prima di Pentecoste, sono tratti dai grandi discorsi di Gesù durante la Cena (cc 13-17) (la settima domenica di Pasqua, in Italia non la celebriamo perché è sostituita dall’Ascensione che dovrebbe essere il giovedì precedente); essi contengono l'insegnamento privato di Gesù ai discepoli. La scelta di questi brani non è casuale ma ha un preciso intento celebrativo. Come nei cc 13-17 il Signore promette lo Spirito Santo e prepara così i suoi discepoli così la Chiesa celebrando a sua volta Cristo Risorto si prepara in un certo senso alla Pentecoste.

Il contesto è quello della lavanda dei piedi e l’imminente passione. Questi versetti ci parlano della glorificazione di Gesù da parte del Padre; anche il brano dell'Apocalisse (II lettura) ci descrive il momento della glorificazione definitiva di Cristo e degli eletti nelle nozze escatologiche.

I vv. 34-35, quelli del comandamento nuovo, ci insegnano come dobbiamo passare il tempo dell'attesa, che è il tempo della Chiesa: nell’amore reciproco.

v. 31

Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.

Al termine della lavanda dei piedi, Gesù ne aveva spiegato il significato (13,12). Ora interpreta la partenza di Giuda che è appena uscito per consumare il tradimento.

Il versetto precedente aveva annotato che «era notte», il momento è cupo ma anche grave, decisivo, il Cristo Luce sembra destinato a spegnersi. Ma è in quest'ora di tenebre che la Luce risplende; la seconda parte del v. 31 è un grido di trionfo, di giubilo «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato».

Nel momento in cui Gesù si consegna alle tenebre, la sua gloria esplode, appare in lui la gloria di Dio Padre. 

Da notare come Gesù celebri il suo trionfo come già compiuto. È utilizzato un verbo al passato (in greco l'aoristo traduce un tempo visto come già avvenuto) e posto al passivo esprimendo così l'azione del Padre sul Figlio mediante lo Spirito (passivo divino).

v. 32 

Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

È una spiegazione breve anche se complessa, ci può aiutare a comprendere  Gv 17,4-5:

Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Si noti come il ripetere continuo del verbo «glorificare» (doxázō), ben 5 volte, fa sentire quasi fisicamente il senso di sollievo di Gesù per gli avvenimenti che si stanno compiendo decisamente (cf uscita di Giuda) e per il dono dello Spirito che si sta realizzando (cf 7,39).

«E lo glorificherà subito»: non ci sono due tappe: croce e risurrezione.

«Subito» indica l'evento che segue immediatamente la croce; per Giovanni la passione è già la gloria, come la risurrezione è già l'ascensione.

Passione, Risurrezione e Ascensione sono insieme la glorificazione del Figlio da parte del Padre e la manifestazione della gloria di Dio nel Figlio.

v. 33a

Figlioli, ancora per poco sono con voi.

«Figlioli» (tekníon lett. figlioletti); è un termine che troviamo solo qui negli vangeli e sette volte nella 1 Gv 2,1. 12. 28; 4,4; 5,21 rivolta ai fedeli. tekníon è la parola con la quale Giovanni esprime la tenerezza di Gesù verso i suoi. Da parte di Gesù è quasi un voler addolcire lo choc della sua partenza, di cui ora non capiscono la portata, ma solo il dispiacere (dolore) dell'allontanamento. Anche se i discepoli non se ne sono resi conto (13,28), il tradimento di Giuda è stato consumato e la consegna è imminente

v. 34

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

A questo punto Gesù dà ai suoi il comandamento dell'amore, in nome e sul modello del suo stesso amore.

«Vi do»: il comandamento è un dono. Nella tradizione biblica la Legge di Dio è dono perché il comandamento del Padre corrisponde alla nostra vocazione più profonda.

La legge è per noi non per salvare i privilegi di Dio.

«nuovo»: καινὴν (kainēn) il comando di Gesù è definito nuovo. I greci avevano due aggettivi per esprimere la novità: néos e kainós.

Néos: indica la novità nel tempo, ciò che avviene oggi e non avveniva ieri, lo possiamo tradurre con «recente».

Kainós: è più ricco di significato, contiene una comparazione, indica una novità nella qualità (e non solo nel tempo), qualcosa di nuovo, di originale rispetto a ciò che è abituale.

Indica una superiorità su ciò che precede. L’evangelista Giovanni ha usato quest'ultimo termine. È significativo che Giovanni usi questo aggettivo esclusivamente per indicare l'amore; egli è convinto che l'amore è la vera novità del Cristo. L'amore è il nocciolo dell’originalità cristiana.

Ripercorriamo in sintesi l’'insegnamento pubblico Gesù circa l’amore:

  1. dell'amore di Dio e del prossimo; da Dt 6,5: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l' anima e con tutte le forze» passiamo a 1 Gv 4,21 «chi ama Dio ami anche suo fratello»;

  2. l’amore è il massimo comandamento cfr. Mt 22,36-40; Mc 12,28-34; Lc 10,25;

  3. aveva spiegato chi è il prossimo e che cosa significa amarlo: cfr. parabola del buon samaritano in opposizione a Lv 19,18 («Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore»);

  4. come manifestazione di figli del Padre: cfr. Mt 5,43-48.

I testi citati ci danno delle tracce per comprendere la novità dell'amore cristiano:

  • una pista è l'universalità dell'amore come elemento nuovo rispetto all'A.T. dove sembrava limitato al consanguineo e al correligionario. Nell’evangelista Giovanni tuttavia si parla di amore reciproco, non universale.

  • Quello che fa nuovo il comando dell’amore non è l’universalità ma la profondità dell'amore. Gesù non dice «amate il prossimo come voi stessi», ma «come io vi ho amati». Il comandamento è nuovo perché stabilisce per l'uomo un «modo nuovo» di guardare all'uomo: con la stessa visuale dell’Uomo-Dio, quindi con gli stessi sentimenti.


«Come»: καθὼς (kathṓs) denota una stretta conformità, una esatta corrispondenza; si potrebbe anche tradurre con «poiché» o «visto ciò». Il vocabolo stabilisce non una semplice imitazione, ma un modo di guardare la realtà che corrisponde esattamente a quello di Gesù. In questo modo l'amore di Gesù diventa modello e motivo, norma e giustificazione del nostro amore fraterno. Notate l'insistenza di Giovanni sulla reciprocità dell'amore, «a vicenda» è ripetuto per tre volte.

È chiaro che non si tratta di un amore egoistico e settario; l'amore reciproco, di cui scrive Giovanni è quello che ha come modello la croce: amore universale e gratuito.

Il verbo usato per indicare l'amore è ἀγαπάω (agapáō), il verbo dell’amore di Dio, l’amore che dona tutto di sé (cfr. Gv 21,15-17) Leggendo l’evangelo della III Dom. di Pasqua C avevamo notato che nella domanda di Gesù per il verbo amare è usato il verbo ἀγαπάω; Pietro risponde usando il verbo φιλέω (filéo). Il primo indica l'amore totale proprio di Dio, il secondo indica un attaccamento umano, affetto, amicizia.

L'amore che Gesù esige è quello impegnato nel servizio di Dio e degli uomini, testimonianza data con l'offerta della vita, ricordiamo Gv 10,18 il pastore che dà la vita, ecc.).

«comandamento»: ἐντολή (entolé), ordine, una regola prescritta secondo la quale una cosa è fatta, è un termine caratteristico della letteratura biblica usato per indicare la manifestazione della volontà di Dio.

È un vocabolo di rivelazione; di proposito Giovanni non usa "nómos" (legge), riservato alla legge di Mose, realtà positiva ma ora superata [cf, Mt 5,17 (la Legge dell'AT); Gal 3,10 (il Pentateuco); Gv 10,34 (la scrittura veterotestamentaria nel suo complesso)].

v. 35

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

L’amore che esiste tra i discepoli dev’essere visibile, e potrà essere riconosciuto da ogni uomo. Pertanto dev’essere mostrato con opere simili a quelle di Gesù. Questo sarà il segno distintivo della comunità di Gesù. Quel che i discepoli apprendono dal loro maestro non è una dottrina, ma un comportamento.

Bisogna mostrare la possibilità dell’amore e di una società nuova; così si manifesterà e renderà presente il Padre nel mondo.

Gesù vuole creare lo spazio in cui esista l’amore, l’alternativa alla tenebra.

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