Sulla Guerra

fr. Enrico

Serve scrivere alcune righe sulla guerra, non per spiegare che cosa sia, tutti ne abbiamo una chiara idea considerato quel che continua ad accadere in ogni angolo del mondo, ma per prendere consapevolezza della sua ontologica assurdità e delle sue nefaste conseguenze. È incredibile come si possa ricorrere a questa disumana soluzione nel XXI secolo, dopo le grandi guerre di quello scorso… Ma l’uomo, è triste doverlo dire, impara nulla, o poco più, dalla storia che invece può essere veramente maestra di vita nel cammino di umanizzazione, quest’ultimo indispensabile se vogliamo abitare ancora questo pianeta.
Noi comuni mortali, esclusi dal gioco dei cosiddetti “grandi” della terra, non possiamo né dobbiamo rassegnarci a stare con le mani in mano, ma possiamo e vogliamo dare il nostro piccolo contributo personale perché si fermi la follia della guerra. Lo possiamo fare innanzitutto imparando a leggere la realtà attraverso il Vangelo, ovvero con gli occhi del Figlio di Dio, il quale ha vissuto in un tempo storico non più semplice e lineare del nostro. Occorre anche sforzarsi di evitare la semplicistica e limitata distinzione tra “buoni e cattivi”, ed impegnarci sempre e comunque, con un cammino di fiduciosa speranza personale, perché la pace desiderata possa realizzarsi. Infine si rende necessario formare una coscienza libera, e perciò fondata sul Vangelo - perché la libertà non è altro che un attributo dell’amore - che ci permetta di avere una visione veritiera di quanto succede nel mondo.
Non possiamo e non vogliamo “affittare il nostro cervello” al primo che alza la voce più degli altri ed impone il proprio pensiero! Siamo chiamati a conoscere la storia e a fare una lettura sapiente dei diversi eventi, in modo da inserirvi, anche nel nostro piccolo, il seme buono del Vangelo. Aiuta e giova fare memoria di come il Signore Gesù ha vissuto la sua vita e si è posto dentro il contesto storico, politico, sociale, culturale e religioso del suo tempo. Il Maestro ha posto in essere con fiducia, speranza e passione la missione che il Padre gli aveva affidato, certo che il Suo progetto si sarebbe realizzato anche in un contesto ostile.
Ciò che forse ci manca, in particolar modo in quest’ultimo periodo, è uno sguardo puro, che permetta di cogliere i passaggi del Verbo e i richiami del Padre nella nostra storia, così da realizzare quella fraternità universale che il Figlio è venuto a portare sulla terra. A noi la responsabilità di fare la nostra piccola parte ma, perché questo si renda possibile, occorre maturare modi di sentire e di pensare portatori del profumo del cielo perché la vita sulla terra sia resa più vivibile. Partiamo dal nostro piccolo, solo così potremo diventare operatori di pace in un mondo dilaniato da guerre e conflitti, certi che “chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti” (Lc 16,10).


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