di fra Pasquale
Un giorno, un grande imperatore, il più grande di tutti gli imperatori della terra, si vestì da povero, prese un bastone e una bisaccia, e si incamminò per il suo regno. Nessuno sapeva chi fosse o da dove venisse; la maggior parte della gente, troppo indaffarata e presa da mille problemi, non aveva tempo da perdere con questo girovago che viveva di poco e indugiava nelle piazze a guardare i bambini giocare e a familiarizzare con loro. In realtà, era un uomo attivo, non aveva mai rubato, si accontentava di un lavoro al giorno, talvolta anche il più umile, ma nessuno poteva fermarlo. Era sempre in cammino, un giorno qui, un giorno là. Non c'era affanno nel suo vivere e nonostante fosse un po' dimesso, non aveva fissa dimora. Era di bell'aspetto, e tutti quanti venivano in contatto con lui, per lavoro o per ospitarlo una notte durante il suo pellegrinare, ne rimanevano affascinati per la sua libertà e bontà. Tante volte, da chi era troppo chiuso in sé e pensava solo al guadagno, fu trattato male; una volta fu perfino bastonato e rischiò la vita perché intervenne per difendere una prostituta assalita da un gruppo di buontemponi che non aveva rispetto di nessuno. Queste avventure negative non ridussero per nulla il suo ottimismo; d'altra parte, era persino portato a scusare chi lo aveva maltrattato. Certamente, se fosse andato in giro per le strade e per le piazze con tutto il suo seguito, non sarebbe bastata una città come Milano per poterli ospitare tutti. Non lo fece semplicemente perché la gente, vedendolo arrivare in quel modo, sarebbe stata subito "comprata" e "affascinata" da tanta potenza. Sto ancora scrivendo quando la campana del convento suona, e mi affretto per aprire la porta... sarà un uomo, una donna, non lo so; chiunque sia, mio Signore, fa che lo accolga come se fosse un re, il più grande di tutti i Re della terra, solo perché è un uomo.