di fra Pasquale
Qualcuno che mi ascolti, ho tanto desiderio di tutto questo. Talvolta ho l'impressione di vivere in un mondo dove tutto è anonimo e anch'io mi lascio cullare fino a quando non esplode qualcosa dentro. Allora questo bisogno diviene primario, e cerco due occhi che mi guardino con benevolenza, due braccia aperte, ma soprattutto un cuore che ascolti senza fretta e dia importanza a quello che dico. Un bisogno di accoglienza e di ascolto che va ancor più in là dell'affetto, un desiderio di condivisione profonda del mio essere uomo e della mia fatica nell'oggi della mia esistenza.
Devo essere sincero, quando sono con il mio amico monaco, ma è troppo poco dire così, gusto tutto ciò. Con lui non cammino mai solo, ma ancor più sembra sempre che mi aspetti. La sua forza diventa la mia forza, la sua speranza diventa la mia.
Sembra una favola, ma non lo è. Ho davvero trovato in lui un punto di riferimento, un'ancora di salvezza eppure per chi è superficiale sono solo sciocchezze o cose per bambini. Lui ascolta solamente, è sempre disponibile, condivide con passione il mio cammino e non mi abbandona quando non seguo un suo consiglio. Tante volte gli ho detto che potevo fare a meno di lui, eppure nel mio ritornare, non mi sono sentito rimproverare: "te lo avevo detto!"
L'ultima volta il monaco mi ha invitato a fare come lui e dire a tutti di fare come lui. Allora ho ricordato negli incontri che dopo il silenzio mi invitava all'ascolto e all'accoglienza dell'altro come di me stesso. Mi guardo intorno, e siccome mi sento accolto e riconciliato, tutto mi sembra cambiato, come se durante il colloquio con lui qualcuno avesse colorato il mondo, compresa la gente che ci vive.
