di fra Pasquale
Sono solo, ferito dentro e confuso. Le incomprensioni salgono come nebbia fitta, separandomi dalle persone che più amo. Mi trascino per le piazze e le vie della città cercando nei fratelli un sorriso, uno sguardo per continuare a sperare. Mai come oggi, mai in questo stato, domande di angoscia s'affacciano dentro il cuore, desiderio di morire per sciogliersi e non più lottare; perché nulla riesce a placare la mia sete. È la notte, veleno di passione e solitudine.
Ma, ecco giungere al mio orecchio dall'unico albero della piazza il cinguettio degli uccelli: lode festosa della creatura al suo Creatore per il dono della vita. Un bimbo vispo e allegro, incurante di ciò che lo circonda, corre veloce scimmiottando il rumore di una moto, mentre un vecchio, fermandosi divertito, allarga le braccia facendo il vigile per dirigere il traffico.
Un vecchio e un bambino, il principio e la fine della vita si accompagnano: il primo non pensa alla morte, il secondo non teme la vita. Mi avvicino a loro, e nessun altro, mi invitano a giocare; questo già basta perché la notte sia parzialmente illuminata. Un po' di ossigeno, per continuare a camminare e a sperare senza temere. Signore, ti prego, dammi l'innocenza di questo bimbo e la fiducia nella vita di questo vecchio, perché nel lento scorrere dei giorni il mio sguardo sia fisso là, verso la luce che non conosce tramonto.