Pace, cammino in salita

Erano ormai mesi che nel mio cuore rinfocolava il desiderio di tornare a Medjugorje, terra per me e per la mia fede di estrema importanza. Ciò che ha fatto sorgere in me, dopo qualche anno dall’ultimo viaggio, la voglia di far ritorno in Bosnia Herzegovina, è stato l’incontro casuale di persone con cui, in passato, avevo già fatto un pellegrinaggio in quel luogo santo, nonché un periodo difficoltoso che stavo attraversando. E così, parlandone un giorno con Stefania, consegnandole nel contempo le fatiche che stavo vivendo e che non le avevo mai confessato, abbiamo deciso che il 10 ottobre saremmo saliti in auto, senza troppi indugi, per far rotta a Medjugorje, ed ivi trascorrere qualche giorno.

Come accennavo, il periodo precedente alla partenza non è stato dei più semplici per me. L’ardore spirituale degli inizi cominciava ad affievolirsi pesantemente, e l’Amore per Dio e per i fratelli iniziava a lasciare il posto alla routine ed alla consuetudine. Seppur io non abbia mai abbandonato il mio cammino di fede nemmeno per un instante, né trascurato incontri ed eventi in chiesa, sentivo in me un vuoto spirituale che non avevo mai provato prima, e che mi faceva enormemente soffrire. Lo stupore e la felicità dei primi tempi in GiFra, gli occhi ricolmi di gioia e di speranza che portavo sempre al seguito erano ormai un lontano ricordo. Non ero diventato che la copia grigia ed ingiallita di quello che ero stato un tempo. Ma come mai? Perché Dio, un tempo così presente nel mio intimo e nella mia fede, non dava più cenni della sua presenza nella mia vita, se non in sporadiche e rare occasioni? Perché, se io mi trovavo lì, a sperare e credere in Lui, i frutti dello Spirito non mi ricolmavano più dei Suoi beni, lasciandomi in balia di un vuoto, dovuto alla Sua assenza, così difficilmente colmabile?

Partiti così alla volta di Medjugorje, ed arrivati alle 17:00 circa del pomeriggio, dovendomi recare alla messa delle 18:00, Stefania ha deciso di accompagnarmi, e starmi vicina in questo momento tanto complicato per me. Poiché la celebrazione del pomeriggio viene svolta unicamente in lingua croata, è concesso ai pellegrini di udire la messa nella propria lingua, grazie ad una traduzione simultanea udibile tramite un canale radio indicato ai partecipanti delle rispettive nazioni. Ed ecco che, nonostante il mio impegno e la mia determinazione, non sono riuscito a trovare il canale indicato. Il pellegrinaggio cominciava nel peggiore dei modi: io ero lì, per ristabilire il mio rapporto con Lui, e Dio non mi concedeva nemmeno la possibilità di poter ascoltare la messa!

Ma noi sappiamo e crediamo che il Signore non lascia nulla al caso, e che, se vissuti con fede, gli avvenimenti quotidiani ci svelano significati misteriosi che Dio ha il desiderio di rivelare ai suoi figli. E infatti, Stefania, nella sua caparbietà, non ha lasciato che io rinunciassi, così a cuor leggero e con tale remissività, ad udire la messa, e con perseveranza e pazienza è riuscita a trovarmi il canale radio e farmi udire la celebrazione in italiano. Il Signore in questo modo si scostava un poco da me facendo spazio a Stefania, donando così a lei la possibilità di prendersi cura di me; ed altresì dicendomi quasi apertamente: “io ti amo immensamente e mi prendo sempre cura di te, ed è necessario che tu apprenda che questo amore e questa cura, adesso, te li dono attraverso lei”.

Giunto così il momento di “scambiarsi il dono della pace”, qualcosa è crollato dentro me, facendosi in mille pezzi: il periodo che avevo vissuto, di conseguenza, aveva segnato anche Stefania, e così in parte condizionato il nostro rapporto. Il mio dolore quotidiano era divenuto causa del suo, crepando così, silenziosamente, la nostra pace quotidianità. Numerose lacrime hanno rigato il nostro viso, e la pace di Dio è tornata dirompente dentro di me. Proprio in quel frangente, visto che il tempo era diventato cupo e la temperatura fredda, Stefania ha tentato di coprirmi con il suo giubbotto. Ovviamente le dimensioni dell’indumento non erano tali da poter coprire perfettamente entrambi, e così una signora a noi sconosciuta, che probabilmente aveva assistito al nostro sentito abbraccio, ha riposto correttamente l’abito sulle nostre spalle, unendoci e riparandoci calorosamente. In tale avvenimento ho colto in pieno la presenza del Signore, il quale, proteggendoci e coccolandoci col suo fare materno, nel contempo ci ha indicato la via da seguire. E, come Francesco venne avvolto dall’abito vescovile divenendo un’unica cosa con la chiesa, io e Stefania venivamo uniti da quell’indumento in un amore benedetto ed avallato da Dio.

Un altro episodio che mi ha molto toccato di questo pellegrinaggio è stata la salita sul monte Kricevaz; colle alla cui cima vi è una croce bianca in cemento, depositaria, al suo interno, di una parte della croce di Cristo. Per raggiungerla, è usanza dei pellegrini recitare lungo il tragitto la via crucis, e così, per far ciò, mi sono lasciato guidare da una meditazione scritta da Don Tonino Bello. Di questa, un suo passaggio mi ha svelato grandi insegnamenti riguardo al periodo che stavo fin lì affrontando, e che vi lascio come dono: “Dal deserto del digiuno, e dalla tentazione fino al monte Calvario, Gesù passa attraverso le strade scoscese di questa terra. E quando arriva ai primi tornanti del Calvario, non cerca strade di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. Sì, perché la pace, prima che traguardo è cammino. E per giunta cammino in salita”.

Terminato il pellegrinaggio, e così anche i suoi giorni di grazia, ho compreso e sperimentato nel profondo che Dio, nel mio periodo così sofferto, non era sparito dalla mia vita, bensì vi si era accostato proprio come fa un padre con il figlio. Difatti, Egli non aveva lasciato la mia mano affinché io cadessi e sprofondassi nel baratro, ma piuttosto affinché mi rendessi conto di essere pronto per camminare con le mie gambe, solido della Sua presenza che non mi abbandona mai.

“Ti ho colto tra le mie mani come un pulcino bagnato ed impaurito, e ti ho prestato ogni cura affinché tu riprendessi forza e vigore. Eri tanto frastornato, e non c’era cosa al mondo che mi interessasse più di te. Ti ho donato ogni carezza possibile, fatto percepire e gustare tutto il mio amore, finché non fossi in grado, quantomeno, di reggerti in piedi da solo. E adesso che sei forte e grande, pronto ad essere inviato nel mondo, io mi faccio da parte e mi accosto a te, accompagnandoti e guidandoti nel tuo cammino. E per farlo ti dono Stefania, affinché con lei tu possa essere in grado di affrontare l’avvenire in tutte le sue fatiche e difficoltà, conscio che io non devierò mai lo sguardo da te, e che ogni tuo passo avrà, in realtà, la forma del mio.”

 Marco e Stefania

Contatti

Via Ada Negri, 2
27100 - Pavia
Tel. +39 0382 26002
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..it

Seguici

Orari

SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
SS. Messe festive: 11.30; 18.30
Confessioni: tutti i giorni (tranne il venerdì pomeriggio) dalle 8.45 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00