Il diario di un pellegrinaggio portentoso!

Giovedì 24 aprile 2025

Eccoci qui, dopo essere partiti questa mattina alle 6 da Pavia sotto la pioggia tutti felici come ragazzini in gita scolastica: destinazione Cortona, sulle orme di San Francesco e del suo Cantico di Frate Sole, di cui quest'anno ricordiamo gli 800 anni.

Oggi è stata bellissima la visita all’Eremo “Le Celle”, luogo molto amato da San Francesco che veniva qui a pregare, contemplando il ruscello che scorre in una profonda fenditura, come una piaga di Cristo.

Luogo magico, abitato da sette frati cappuccini che vengono da ogni parte del mondo, come ci ha spiegato fra Massimo: uno di loro, argentino, oggi è andato a Roma a rendere omaggio a colui che è stato suo padre spirituale in patria.

Dormiamo al convento di Santa Margherita da Cortona. Questa santa ci è piaciuta molto, merita una menzione. La storia è, grosso modo, questa. Margherita rimane orfana di madre da bambina, il padre si risposa, la matrigna è una matrigna di quelle classiche. Lei decide, siamo nella seconda metà del milleduecento, di fare la Cenerentola ante litteram, ma le va male: si innamora del figlio dei nobili signori di Valiano, i Del Pecora, lei è povera lui è ricco, ma è un amore da favola, Richard Gere spostati. I due non possono sposarsi, ma vanno a convivere in un casale, fanno un figlio, vivono innamorati per dieci anni, ma poi lui muore in un incidente di caccia. Margherita e il figlio vengono cacciati di casa dai parenti di lui, cacciati dai parenti di lei, svergognata: disastro! E qui, la conversione: Margherita, anziché mettere a frutto la sua bellezza facendone un'interessante attività economica, si avvicina ai frati minori di Cortona, entra nel Terzo Ordine Francescano Secolare (OFS), vive facendo la levatrice, si dedica agli ammalati e ai bisognosi, finché non si ritira quassù dove la gente viene a chiedere consiglio. Innamorata di Gesù e mistica, muore santa e tale è. Simpatica: una santa che parte convivendo, senza sposarsi, nel tredicesimo secolo, è un genio.

Questa sera passeggiata in centro. Tradotto: discesa a rotta di collo dietro a fra Enrico, giretto tra le vie cittadine, foto di gruppo lasciando il cellulare in mano a un bimbetto che mi dice "tranquilla, non scappo col cellulare", e SALITONA al monastero. Ce l'abbiamo fatta! E ora a nanna, che domani mattina alle 7.30 colazione e partenza alle 8 per Camerino!

Buonanotte!


Venerdì 25 aprile 2025

Come raccontare tutte le emozioni e la gioia che oggi ci ha donato il Signore?

Una giornata memorabile.

Al mattino siamo andati a Camerino: tra fabbricati fatiscenti per il terribile terremoto del 2016 e strade deserte, fra Enrico ci ha portati nel nuovo convento delle clarisse.

Era un pochino buio e affaticato il nostro cuore in quel momento, ora lo comprendo. Poi abbiamo conosciuto suor Laura Cristiana, che a sua volta ci ha fatto incontrare santa Camilla Battista Varano. Un'ora di batticuore, lacrime a fiumi, gioia e bellezza.

Questa meravigliosa suora, che tra le varie cose ha detto, letteralmente, "quando passa Brad Pitt sul red carpet diciamo: Signore ti ringrazio e benedico", ci ha trasmesso, con la luce che brillava nei suoi occhi e la sapienza delle sue parole, la misura infinita dell'amore del Signore per ciascuno di noi. La storia terrena di Santa Camilla Battista da Varano è stata un tramite portentoso: i suoi scritti sono semplicemente da conoscere, perché - come dice suor Laura Cristiana - non dobbiamo fermarci come l'orologio rotto alla stazione di Bologna, ma dobbiamo camminare, correre e volare nelle braccia del Signore!

 “Cammina, corri, vola nella via di Dio.
I virtuosi camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano.
Se puoi correre, non camminare. Se puoi volare, non correre, perché il tempo si è fatto breve

Siamo usciti dal monastero delle clarisse schiantati.

Il pellegrinaggio sarebbe potuto finire lì, il viaggio era valsa la pena.

Non sapevamo che nel pomeriggio avremmo incontrato fra Pietro Maranesi, frate cappuccino autore di moltissimi libri e uno dei massimi studiosi degli scritti di San Francesco. Roba da farsi fare subito un autografo sulla pancia!

Fra Pietro, dopo essere vissuto tredici anni ad Assisi con finestra che guardava la Basilica di San Francesco, dal 2019 vive nel convento di San Salvatore in Colpersito, a San Severino Marche, con finestra sul pollaio.

Convento che lui stesso ha dovuto ristrutturare, perché dopo il terremoto era in parte diroccato e in parte invaso da sterpaglie.

Fra Pietro è un personaggio incredibile, simpatico, entusiasta, un visionario. Ci ha parlato per oltre un'ora poi ci ha fatto visitare il convento, si è seduto per una lunga sessione di firmalibri (ho una dedica per me di fra Pietro Maranesi!), ci ha portati nel suo studio (meraviglia!), ci ha voluto bene.

Ma fra Pietro che cosa vi ha detto esattamente?

Ci ha spiegato che la dobbiamo piantare con la storia che Cristo crocifisso ha espiato i nostri peccati per dare soddisfazione a Dio, suo padre. Basta, basta!

Il Padre è buono e misericordioso, non gli importa nulla delle nostre penitenze ed espiazioni. Il Padre ci aspetta alla finestra e quando ci vede tornare, ancora lontani, vola fuori dalla sua casa per venirci incontro e fare festa con noi.

Cristo in croce si fidava del Padre, aveva gli occhi aperti come li ha il Crocifisso glorioso della chiesa del convento di San Salvatore - crocifisso ben conosciuto da San Francesco - e fissava il suo sguardo sul volto del Padre e il Padre guardava il Figlio e lo amava. E tutto questo amore è per noi, per te, per me.

Grazie, grazie Signore!

E la giornata non era ancora finita... a sorpresa, dopo cena, fra Enrico ha raccolto un gruppo di valorosi e ci ha portati a Foligno, nel monastero delle suore francescane della Beata Angelina. Ci aspettava suor Lorella, che aveva appena finito un incontro fidanzati e che domani mattina prestissimo partirà per il Giubileo degli adolescenti.

Fra Enrico aveva organizzato su indicazione di amici, ma non sapeva chi fosse suor Lorella. Quando si sono visti si sono abbracciati gioiosi, perché si erano conosciuti tanti anni fa.

Come non volere bene a una suora col velo storto, che ha trovato il tempo di dedicarci la sua serata tra un impegno e l’altro e ci ha mostrato le meraviglie del Monastero di Sant’Anna?

Abbiamo ammirato i bellissimi affreschi e imparato la storia di un’altra santa donna, la beata Angelina dei Conti di Marsciano.

Grazie, grazie ancora, Signore! 


Sabato, 26 aprile 2025

 Laudato si, mi Segnore,
per quilli ke perdonano per lo tuo amore
e sustengu enfirmitate et tribulacione.
Beati quilgli kel sosteranno in pace
ka da te, Altissimo, sirano coronati.

Così è iniziata la nostra intensissima giornata ad Assisi, nella piazza del Vescovado, dove i frati, su indicazione di San Francesco, cantarono la strofa sul perdono al Podestà e al Vescovo, tra loro nemici giurati: Francesco quindi, poco prima di morire, fece riconciliare il Vescovo e il Podestà di Assisi.

Accompagnati da suor Chiara, che ci faceva da guida, mentre iniziavano i funerali del nostro amato Papa Francesco, siamo poi entrati nel Santuario della Spogliazione e abbiamo sostato davanti alla tomba di Carlo Acutis. WOW!

Poco prima siamo anche potuti entrare nella Chiesa di Santa Chiara, dove il cuore è sobbalzato due volte, davanti al Crocifisso di San Damiano e alla tomba di Santa Chiara.

Naturalmente ad Assisi è tutta una carrambata di fra Enrico. Si blocca, gli fuma il cervello, infila il naso nella rubrica del cellulare, poi manda messaggi e suona campanelli. Così saltano fuori fra Rosario, fra Nicola e non abbiamo ancora finito!

Abbiamo visto tante cose, ma qui dobbiamo ricordare i luoghi di amore.

Nel pomeriggio ci siamo ritrovati a San Damiano, dove tutto è cominciato, con il Crocifisso che ha parlato a Francesco e poi con Santa Chiara e le sue clarisse. Vedere il luogo dove è morta Chiara, dove si sedeva a mangiare, dove pregava, dove ha accolto Francesco per l'ultimo saluto mentre lui veniva trasportato alla Porziuncola, è stata un'emozione grandissima.

Per non parlare del fatto che San Francesco compose la prima parte del suo Cantico nel giardino di fronte a San Damiano, per lodare con tutto il cuore il Signore mentre la sua vita terrena si stava spegnendo:

 Altissimo, onnipotente, bon Signore,
tue so le laude, la gloria e l’onore
e onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano
e nullo omo è digno te mentovare.

Laudato sie, mi Signore,
cun tutte le tue creature,
spezialmente messer lo frate Sole,
lo quale è iorno, e allumini noi per lui.
Ed ello è bello e radiante cun grande splendore:
de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle:
in cielo l’hai formate clarite e preziose e belle.

Laudato si, mi Signore, per frate Vento,
e per Aere e Nubilo e Sereno
e onne tempo,
per lo quale a le tue creature
dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor Aqua,
la quale è molto utile e umile e preziosa e casta.

Laudato si, mi Signore, per frate Foco,
per lo quale enn’allumini la nocte:
ed ello è bello e iocondo e robustoso e forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre Terra,
la quale ne sostenta e governa,
e produce diversi fructi
con coloriti fiori ed erba.

Non ero preparata al fuori programma dopo San Damiano: la Basilica di San Francesco.

Quando ho capito dove stavamo andando, la mente ha cominciato a scansionare il ciclo di Giotto, il cielo stellato, la basilica inferiore, quella superiore, l'immagine della facciata, i concerti in mondovisione dalla navata superiore.

Ma niente mi aveva preparata alla tomba di San Francesco.

In coda, alcuni gradini in discesa e poi giù a sinistra, ma a destra c'è Jacopa dei Settesoli. Dunque frate Jacopa guarda Francesco... “andate avanti per favore”... “no, aspetti, Jacopa è proprio lì?” Voce strozzata, sorriso della suorina, la coda mi sospinge in avanti. E Silvia: “mamma, guarda che ci sono i quattro compagni di Francesco attorno a lui”. “Come, scusa?” E mi avvicinavo alla tomba. Poi è accaduto tutto in un botto: frate Leone, fra Masseo, fra Rufino, fra Angelo Tancredi, non sapevo dove guardare, i miei occhi erano spalancati, ero disorientata. Mi giro e vedo fra Enrico inginocchiato col volto appoggiato alle grate della tomba del suo San Francesco, immobile, assorto, per almeno venti minuti, mentre tutt'attorno passavano giovani, bimbi, scout, anziani. Il cuore mi si è sciolto, sono crollata su di una sedia e mi sono rifugiata nel Signore.

Grazie ancora, anche oggi e sempre, grazie, Signore!

Adesso sono qui in stanza a ripensare, ancora col batticuore e qualche lacrima dalla discesa facile.

Intanto fra Enrico ha portato tanti di noi al rosario attorno alla Porziuncola e mi sono già arrivate le foto e Rita mi ha scritto che sono lì con loro. Ma tu guarda, Signore, quanto amore e quanto bene ci insegni a far circolare.

Gesù, grazie per queste bellissime giornate di gioia. Che poi quest'anno ho imparato che la Gioia è la firma di Dio sulla sua opera. 


Domenica 27 aprile 2025

La grazia di oggi ci ha portati a iniziare la domenica della Divina Misericordia all'Eremo delle Carceri, un posto incantato, dove Francesco amava venire a pregare, guardando la vallata e ringraziando il Signore.

Noi possiamo ringraziare fra Matteo perché ci ha raccontato con grande sapienza gli inizi della vita di Francesco, quelli che devono essere stati i suoi pensieri, le sue emozioni, i motivi delle sue decisioni.

Il momento più bello è stato quello della messa nel bosco, questo foltissimo luogo incantato che circonda l'Eremo.

Abbiamo celebrato con il canto degli uccellini in sottofondo, lo sguardo serafico di fiori che sembravano ciclamini selvatici, davanti a croci costruite certamente dagli scout. Un luogo di preghiera per noi, ma certamente anche per altri. Quanta bellezza e quanta grazia!

Santa Maria degli Angeli è il luogo che custodisce la Porziuncola e, soprattutto, la cappella del Transito, dove San Francesco è salito al Cielo, luogo che ricordiamo sempre la sera del 3 ottobre, durante la Veglia del Transito di San Francesco.

Siamo entrati satolli, sia spiritualmente sia in senso proprio, dopo un ottimo pranzo. Che cosa ancora ci avrebbe potuto emozionare?

Innanzitutto fra Enrico ha cominciato, come al solito, a saltellare di gioia quando ha visto fra Daniele, suo amico.

Poi fra Daniele ci ha introdotti nel cuore di Francesco.

Che cosa ha cominciato a fare San Francesco a Santa Maria della Porziuncola e poi sempre per tutta la sua vita? Ascoltava la voce del Signore per capire, giorno dopo giorno, che cosa fare.

Lì, nel luogo dove tutto è cominciato e dove Francesco è morto, proprio lì fra Daniele ci ha sospinti delicatamente verso l'ultima strofa del Cantico, la più commovente.

Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra Morte corporale
da la quale nullu homo vivente
po' skampare:
guai a quelli ke morrano
ne le peccata mortali; beati quelli ke
trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no'l farrà male.

Francesco ha accolto la morte cantando e ricordandosi delle misericordie di Dio.

Poi c'è l'indulgenza plenaria della Porziuncola, unita al fatto che la Basilica è chiesa giubilare, bisogna proprio varcare la porta: troppi turisti, un vociare, un bisbigliare e poi questi volontari che con voce scocciata dicevano: Avanti, avanti! Mi sono persa. Cammina, gira, prega con Silvia, una basilica troppo grande.

All'ultimo sono rientrata nella Porziuncola. C'era ancora tanta gente, fra Enrico inchiodato in una panchetta troppo piccola per lui, Anna inginocchiata in un'altra panchetta, il solito volontario antipatico. È stato un lampo: il volontario ha messo la mano in tasca, ha tirato fuori un fazzoletto di carta e lo ha dato con immensa gentilezza a una signora inginocchiata in lacrime. Lo volevo abbracciare, l'ho accarezzato, gli ho sorriso, mi ha sorriso. Mi sono inginocchiata, finalmente, e grazie, grazie, Signore!

Adesso siamo a Cascia, dopo un viaggio nel cuore degli Appennini. Un altro paese fatto di case arroccate, ferite dal terremoto, un luogo impervio, un po' ostile. Domani proveremo a conoscere meglio Santa Rita. Troppo bello questo pellegrinaggio! 


Lunedì 28 aprile 2025

Oggi a Roccaporena, dove Santa Rita è nata e si è sposata, siamo arrivati un po' perplessi. Fra Enrico non era riuscito a trovare un frate che ci potesse accompagnare perché gli agostiniani lo avevano rimbalzato.

Alle 9 del mattino di lunedì Roccaporena era decisamente desertica.

Gira di qua gira di là, Melina ha individuato una suorina che spazzava la chiesa, lo ha detto a fra Enrico che si è rianimato e, saltellando felice, l’ha abbordata. Un incontro felicissimo!

Suor Maria Attilia è di origine brasiliana, 81 anni e la luce della gioia negli occhi.

È a servizio a Roccaporena da meno di un mese, il vescovo sta cercando di rianimare il luogo. Ha mollato la scopa e ci ha accolti con affetto. Da lei abbiamo portato a casa il cuore di Santa Rita: donna della pacificazione, che insegna a non giudicare ma a pregare e perdonare.

Suor Maria Attilia ogni mattina alle 5.30 sale sul famoso Scoglio, un colle ripido sul quale Rita andava a pregare. Così ci ha convinti a salire ed è stato bellissimo.

Nel frattempo abbiamo perso di vista fra Enrico e fra Roberto.

Abbiamo poi scoperto il secondo strepitoso incontro della giornata, quello con don Cristoforo, polacco, Rettore della chiesa di Roccaporena, il quale, quando ha visto due frati minori, si è illuminato d'immenso e se li è portati nel suo ufficio.

Don Cristoforo o, meglio, fra Cristoforo perché era frate minore prima di andare "a servizio" del Vescovo, è pure lui da poco a Roccaporena, con la missione di dare nuova vita alla comunità locale.

Uomo molto simpatico, emanava di nuovo una luce di gioia e di gratitudine e finalmente ci ha fatto fare una vera foto di gruppo, dopo averci regalato le rose benedette.

Il nostro pellegrinaggio sta finendo, siamo ormai sul pullman del ritorno: stiamo facendo una bellissima condivisione di quello che ciascuno di noi ha provato in questi giorni, dei momenti più belli (Suor Laura Cristiana ha vinto con ampio margine), di quello che ci ha donato questo viaggio. Tutti hanno voluto andare sul sedile davanti, prendere il microfono e aprire il proprio cuore agli altri compagni di pellegrinaggio.

Mi porto a casa un fiume di lacrime, come dice fra Roberto prendendomi fraternamente in giro.

E ci portiamo tutti a casa una serie di volti radiosi: fra Massimo, suor Laura Cristiana, fra Pietro, suor Lorella, suor Chiara, fra Rosario, fra Eduardo, fra Matteo, fra Daniele, suor Maria Attilia, fra Cristoforo e, non ultimi, fra Roberto e fra Enrico.

Volti di chi volge lo sguardo a Gesù Cristo e prova a vivere, respirare e sognare con Lui.

Volti che illuminano e allargano il cuore.

E quindi ancora grazie, Signore!

                                                                                   Maria Luisa 


P.S. Questo diario è il frutto di una valanga di messaggi whatsapp che tutte le sere ho inviato, insieme ad alcune foto, ad alcuni pellegrini e alcuni amici che non erano con noi. La prima sera fra Maggiorino mi ha risposto così:

Magnifica Domina Notaria,

Con gran piacere e cuore lieto abbiamo ricevuto il vostro pregiato scritto, il quale ci narra del felice avvio del peregrinaggio di quella bella brigata, genti di Pavia invero valorose, congiunte ad alcuni animosi siciliani. Assai vi rendiamo grazie per la vostra prontezza e cura nel tenerci informati con siffatta precisione. La vostra puntualità nel ragguagliarci è per noi di gran conforto e segno di somma diligenza.

Con osservanza,

Frate Maggiorino

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Via Ada Negri, 2
27100 - Pavia
Tel. +39 0382 26002
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SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
SS. Messe festive: 11.30; 18.30
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