Ogni volta il pellegrinaggio si rivela come un incontro. Prima di tutto con la Trinità, poi con il prossimo, infine con se stessi. La priorità andrebbe indirizzata all'incontro con Dio e tutto quello che si vive, relazioni, parole, opere, omissioni, sguardi, carità, sono vere se fatte per la gloria di Dio e non per il nostro piccolo mondo interiore, sul quale a volte purtroppo ci appoggiamo. Infatti siamo partiti carichi dei nostri problemi quotidiani, delle nostre ferite, dei nostri sbagli, (parlo al plurale perché penso che siamo tutti, o quasi, sulla stessa barca) e avevamo le nostre chiacchiere , i nostri lamenti, le nostre parole, a volte inutili e vuote, che come una zavorra hanno tentato di frenarci di disturbare i nostri buoni propositi di silenzio e pace. Però, piano piano abbiamo ricordato che dobbiamo abbandonarci all'amore di Dio e lasciarci riconciliare, sentirci amati, accolti, per poter poi amare e accogliere, e condividere con gli altri il bene ricevuto. Anche i momenti di aridità, di solitudine, di isolamento, i no ricevuti, gli smarrimenti, che per ora non capiamo, ma poi lo capiremo, possono essere una grazia, se ci fermiamo un attimo per interrogarci e comprenderci, per continuare nel cammino vero, anche li, però, ci vuole il nostro si. Chi ci indirizza a questo? Sono i volti che abbiamo incontrato, umili perché seguono l'umiltà di Cristo, sorridenti perché portano nel cuore la gioia del Cristo risorto, siamo stati accolti da volti pieni di speranza e da mani colme di carità, dalla carità vera che non giudica. Anche la creazione, che dobbiamo custodire, ci è stata benevola in questi giorni che abbiamo vissuto insieme, ora spero per me e per tutti, di custodire questo dono di Dio e dare frutto chi il 30 chi il 60 chi il 100 per uno. Buon cammino!
Elena
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