Una settimana di Grazia, Amore e Meraviglia

I miei primi Esercizi Spirituali. Un programma intenso, che segue la Liturgia del giorno: Preghiera Mattutina alle 7:30 con il Salmo, Meditazione alle 9:00 sulla Parola (Prima Lettura e Vangelo), S. Messa alle 12:15, Meditazione su scritti francescani alle 15:30, Preghiera della Sera alle 19:00, Adorazione Eucaristica alle 21:00.
Un luogo stupendo, un centro religioso gestito con amore e gentilezza, con una cucina semplice e gustosa che non guasta!
Una compagnia di quindici anime meravigliose, ognuna con il proprio vissuto, con intenzioni e speranze, insieme accomunate dal medesimo amore per il Signore e la Sua Parola, e dalla volontà di accoglierla nel cuore. Un'esperienza da vivere nel silenzio più totale, un viaggio lontano dall'irrilevanza di troppe parole, dai rumori che confondono. Il silenzio anche durante i pasti, un dono offerto al Signore e a se stessi, per aprire nel profondo del cuore uno spazio per Lui, dove ascoltare quella Sua "voce di silenzio sottile".

Fra Enrico, nostro Maestro e Guida, ci ha invitato la prima sera a una "generosità nel ricevere": un'espressione insolita, abituati come siamo a sentir parlare di "generosità nel dare". Ma esiste anche la generosità nell'accogliere, nel mettere a disposizione dell'altro, in questo caso il Signore, tutta la nostra attenzione. «Il Signore ci ha chiamati e ci aspetta perché vuole donarSi», ha aggiunto. «AccogliamoLo, dilatiamo il cuore perché venga ad abitare presso di noi. I frutti arriveranno anche dopo, perché il Signore calibra i tempi su ciascuno».
Così mi sono messo in ascolto.

La Domanda di Roma
Nel silenzio, la voce di Dio si fa sentire. E non solo. Un mese fa, tornato dal mio pellegrinaggio a Roma, portavo nel cuore una domanda che andava sedimentandosi giorno per giorno: «Ma tu che cosa vuoi?» Me l'aveva chiesto una voce interiore a Santa Maria Maggiore, dopo l'Eucaristia, in risposta a una serie di intenzioni che amici e colleghi mi avevano affidato. Io, immerso tra i pellegrini giunti da ogni parte del mondo, avevo aggiunto una preghiera generale per tutti loro, pensando che le loro richieste meritassero più considerazione di ciò che eventualmente avrei potuto chiedere per me. Ero lì in ginocchio, e dopo essermi rivolto al Signore, ecco che invece mi aveva risposto Maria!

«Ma tu che cosa vuoi?»

Come dire: hai chiesto per i tuoi amici e colleghi, per il mondo intero, ma per te che cosa chiedi? La Santa Madre in realtà intendeva: che cosa vuoi essere, che cosa vuoi offrire? Sul momento, per l'emozione, non avevo saputo rispondere. Ma la domanda rimaneva la stessa che mi accompagna e mi sprona da tempo: diventare ogni giorno la versione migliore di me, morire e risorgere nel Signore. Ed è lì che è nata una riflessione schietta: sto davvero diventando una versione migliore o mi sono involontariamente "arenato"? Talvolta ho paura di fare come il Fariseo al Tempio, non nel senso di colui che punta il dito sui presunti indegni, ma per un inconscio autocompiacimento su ciò che faccio nella mia vita di credente: cerco di andare a Messa ogni giorno, medito la Parola, svolgo il mio lavoro "con fedeltà e devozione", offro il mio tempo nel volontariato. Non è per sfoggiare l'abito lindo del perfetto cristiano –non lo sono affatto!– è per capire cosa manca: la ragione di una sete sfuggente, di una stanchezza impalpabile, il bisogno di ristoro... Un'amica cara, che segue il percorso di formazione dell'OFS, mi dice che sono troppo severo con me stesso. La ringrazio per il conforto, ma il punto non è quello; e sebbene sia da evitare anche la "vanità dell'umiltà", sento che manca qualcosa che non riesco a individuare. Ed ecco perché ero lì, finalmente!, agli Esercizi.

La Presenza e la Spada
La sera stessa dell'arrivo ci ritroviamo nella piccola e accogliente cappella per la prima Adorazione Eucaristica; avverto subito la Sua Presenza, con un'intensità che non vivevo da tempo. Gesù mi parla con voce pacata e autorevole: «Che cosa ti aspetti?» Non era una domanda sulle aspettative per la settimana (non solo); era piuttoso legata al quesito di Roma: quando chiedi qualcosa, devi essere disposto a dare qualcos'altro in cambio. Non è un mercanteggiare, ma un fare, un essere, una promessa con cui ti predisponi, ti rendi degno di ciò che chiedi.
«Vorrei sentirTi sempre così, come adesso», Gli ho detto. «Vorrei che la mia vita fosse davvero una glorificazione Tua, ma mi sembra di rimanere indietro, di procedere a mezza forza». E poi la richiesta più "pesante": «Vorrei che la luce davanti al tabernacolo del mio cuore fosse sempre accesa, a significare, come il Tabernacolo dietro l'altare, che Tu ci sei. O meglio: io so che ci sei, forse sono io che non riesco a vederTi e a sentirTi...»

Il colloquio con Nostro Signore è stato lapidario e netto, come le Sue parole nel Vangelo del giorno dopo, dove Egli dichiara di essere venuto a portare la spada: per dividere nel fare verità.

La Lista dello Spirito
Già con la Preghiera del Mattino seguente era arrivata la prima risposta, che ha indirizzato tutta la mia settimana: il Salmo 123, con quell'incipit potentissimo che prelude a un'esperienza di Risurrezione: "Se il Signore non fosse per noi..." Ma il Signore c'è: è per noi, è il nostro Alleato! Allora mi sono reso conto che tutte queste mie domande, questi dubbi, non sono altro che catene che mi sono involontariamente stretto addosso. Catene che cadono di fronte alla pura constatazione che Dio è per noi, che Gesù si è immolato per mostrarci la Via, per "proclamare cose nascoste fin dalla fondazione del mondo". Noi dobbiamo solo gioire e restituire.

Così ho deciso di fare un duplice elenco: le cose che riguardano Dio e quelle che competono a noi. Una "lista dello Spirito", che ho arricchito giorno dopo giorno, basandomi sulle Preghiere e Letture che di volta in volta fra Enrico ci presentava e sui momenti di riflessione e preghiera individuali.

DIO:
È buono, è per noi, ci libera, ci fa risorgere, si è immolato, è fedele, ricorda le promesse, fa grandi cose, è misericordioso, ci perdona, ci ama, è rifugio, è ristoro, è il Sommo Bene.

NOI dobbiamo:
ricordare i benefici, farci coraggio e cercarLo, fare una lode di ringraziamento, morire a noi stessi, perdere la vita per Gesù (perché "la morte del fedele è preziosa al Signore", intendendo anche il morire a se stessi), essere umani, non indurire il cuore, cercare il Regno di Dio e la Sua Giustizia.

Una volta consapevoli di tutto questo, una volta iniziato a metterlo in atto, il laccio che ci tiene ancorati a terra si spezza, così recita il Salmo, e il passero è libero. Ci si potrà librare, spiccare il volo: sarà il momento conclusivo della progressione che raccomandava Santa Camilla Battista da Varano, conosciuta nel pellegrinaggio primaverile: "Cammina, corri, vola!". Ecco quindi la necessità di fare un salto spirituale verso l'alto e in avanti: un atto di fede calato nella dimensione dell'esistenza terrena, nel cammino quotidiano.

Cammina, Corri, Vola!
Nella mia vita di ritrovato in Cristo, ho spesso parlato di una "Gerarchia della Beatitudine". Vedo Gesù procedere al primo posto; poi, nella Sua sequela, la Beata Vergine Maria, gli Apostoli con Santa Maria Maddalena, i Martiri, i Santi, i Beati. Poi miliardi e miliardi di persone e infine io, che mi sono accontentato della mia posizione nelle retrovie, forse per eccesso di modestia, o per convenienza.

Eppure, anche se non si tratta di una corsa contro gli altri, semmai con gli altri!, penso che il Signore Gesù non voglia che io avanzi "a mezza forza", che è il modo migliore per rimanere fermi. Egli vuole che prosegua convinto, consapevole delle grandi cose che Egli ha già fatto in me, non perché io sia meritevole, ma perché mi sono messo in gioco: se guardo com'ero nel 2021, ma anche nel 2022, all'inizio del mio cammino di rientro nell'Ecumene, ne ho fatta di strada! E proprio per questo devo ancora restituire tutto il bene che ho ricevuto e che ricevo, fare della mia vita una restituzione, un pezzo alla volta.

"Gli innamorati volano"
Prendo ancora a prestito le parole di S. Camilla per capire come fare: con l'Amore, quello incondizionato di Gesù, l'amore che fa dimenticare se stessi e il proprio "ombelico". L'Amore che non esita a testimoniare, che fa le cose giuste al momento giusto. A questo proposito, sempre nel Vangelo della prima Santa Messa della settimana, Gesù ammonisce: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me» (Mt 10,37-42). Con queste parole Egli ci esorta non già ad amarLo trascurandi gli altri affetti, ma ad amare meglio: amando Lui, amiamo meglio la nostra sposa, i nostri figli, i genitori, i fratelli e le sorelle... l'Umanità tutta!

Allora ho pensato: se Lo si accoglie veramente, impegnandoci in un'intenzione netta e affilata come una spada, se Gli andiamo incontro accorciando le distanze per quello che possiamo, Lui compirà nuove meraviglie, facendo svettare i nostri carismi per la Sua gloria e per il bene di tutti quelli che incontreremo. Portando le nostre relazioni umane all'Eucaristia, consegnando anche quelle più problematiche nelle mani di Cristo, riusciremo a farci risanare da quel fuoco che scalda e purifica, che illumina e ispira: Nostro Signore Gesù. Così come il Signore si consegna a noi nell'Eucaristia, così noi consegniamoci a Lui, perché ci prenda come siamo e ci faccia diventare come vuole Lui (e come del resto vogliamo noi!).

È questo ciò che dobbiamo fare: portare all'altare il dono di noi, il poco che abbiamo, e Lui lo farà diventare molto. Con fede in Lui, con la speranza di cambiare per raggiungere la vera carità. Come hanno fatto i Santi. Non dobbiamo pensare che i Santi siano irraggiungibili e restare nell'ultima fila. No. Dobbiamo provare a diventare come loro: affidiamoci al Signore Gesù e speriamo nel Suo Amore.

Questa consapevolezza mi ha accompagnato per tutta la durata degli Esercizi, aiutandomi a distillare ogni giorno un nuovo insegnamento o una singola parola-chiave, che andava a collocarsi vine un frammento tra le tessere di un mosaico (un lavoro che dura tuttora). Non ho ben chiaro il disegno finale, ma so che, quando lo vedrò completato, sarà bellissimo e mi ci riconoscerò pienamente! E, tra i tanti insegnamenti di questi giorni di grazia, le piccole perle di San Francesco, tratte dalle 'Fonti' che rafforzano i miei propositi: "Metti in pratica con fedeltà e devozione, fa' della tua vita una restituzione, fa' il santo e verace comandamento del Signore, fa' della tua vita una liturgia." E infine, aggiungo io, pronuncia il tuo "Eccomi".

Di nuovo nel Mondo
Al termine della settimana, dopo aver salutato compagne e compagni di un viaggio al fondo della propria anima, dopo aver detto arrivederci a questo luogo dove il Signore dimora, mentre guido sereno verso casa su e giù per le dolci colline dedicate a vigneto, rifletto:
Amare Gesù è amare la Parola, e amare la Parola vuol dire ascoltarla davvero, perché essa nutre, ispira e porta a comprendere quello che è il vero Bene e a ricevere i Doni più preziosi, per donarli a nostra volta gratuitamente.
E siccome quando si frequenta il Signore nulla avviene per caso, il Vangelo del giorno dopo, ossia della XVI Domenica del T.O., parlava di Marta e Maria: Marta, che deve aver ascoltato l'annuncio del Regno di Dio da parte dei 72 inviati da Gesù (XIV Domenica) e lo mette in pratica nell'ospitalità; Maria, che invece l'ascolta per la prima volta dalla viva voce di Gesù e ne rimane estasiata (ella inizia ad amare). Entrambe le sorelle sono necessarie, sono facce della stessa medaglia: l'ascolto e l'accoglimento della Parola di Dio (del Suo Amore) non può prescindere dal metterla in pratica nel servizio ai fratelli e sorelle, e viceversa. È il suggello della mia esperienza agli Esercizi, il tirare le fila di tre anni di cammino con la comunità dei risorti, di un vissuto quotidiano che cerca di offrirsi al Signore e al Prossimo, con tutte le inadeguatezze, ma anche con tutta la voglia di andare avanti, di bene in meglio, nella lode al Sommo Bene, in quell'ascolto privo di affanno che si fa gesto concreto.

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