Silenzio ed Ascolto per rimanere in dialogo con il Signore e ritornare all'Essenziale

Ancora una volta, intorpiditi dalla frenesia della città e della velocità di questo tempo, abbiamo scelto di rallentare i nostri ritmi con un tempo di silenzio ed ascolto, immersi totalmente nel profumo della preghiera. Vivere gli esercizi spirituali vuol difatti dire fermarsi per poter ripartire, camminare, ascoltare nel profondo Chi quotidianamente ci parla. In questo difficile tempo, in cui violenza ed orrori non lasciano spazio alla speranza ed alla voglia stessa di cambiare il mondo (compreso quello che abitiamo dentro di noi) e di ricominciare, fermarsi per ascoltare quella voce che in ogni istante desidera scuotere il nostro cuore, diviene il primo imperativo che ognuno di noi dovrebbe indiscutibilmente porsi.

Abbiamo infatti vissuto giorni intensi, ritmati dalla storia del profondo dialogo tra Dio e Mosè, dall'infinita bellezza dei Salmi, dal messaggio di Gesù, raccontato dal Vangelo di Matteo, sulla vera immagine di Dio che è Padre, completando infine la giornata con l'ascolto di San Francesco di Assisi e del suo amore infinito e smisurato nei confronti del Padre e dei fratelli. 

È inutile provare ad individuare quello che è maggiormente risuonato nei nostri cuori. Infatti, la Parola è come sempre stata come fulmine di richiamo, come scossa per Ritornare all'Essenziale. Le modalità di ascolto sono state scandite in maniera esemplare dalla nostra guida ed il tutto ha permesso di rimettere in riga i nostri pensieri, desideri, speranze ed azioni fornendo ad ogni cosa il giusto ordine, il giusto valore, il vero posto da occupare nel nostro quotidiano.

La liturgia della Parola infatti, se correttamente ascoltata, ci rinnova quotidianamente, in mille modalità diverse, la nostra appartenenza ad una storia di Salvezza in cui nella massima gratuità e libertà noi siamo collocati e da cui traiamo continua ricchezza. C'è un Dio che è infatti Per Noi, un Signore da cercare e magnificare (come più volte i Salmi ci hanno suggerito). È un Dio da ascoltare con la parte più profonda del nostro cuore e da cui nessuno ci potrà mai allontanare. È un Dio che si addolora, che ci chiama, che soffre proprio come un uomo e che manda il proprio figlio in Croce pur di essere amato, accolto, ascoltato. È un Dio che elargisce benefici per coloro che lo temono. Il Timore di Dio è infatti quel dono dello Spirito che insegna all'uomo a preoccuparsi di non offendere il Signore, a preoccuparsi di glorificarlo e di rendergli Lode, per riempirlo in abbondanza di Gioia ed Amore. Proprio di questo, Francesco, nella relazione con i suoi fratelli, ci da testimonianza. Scrive infatti: "In qualunque cosa tu faccia, cerca di piacere al Signore" seguendo le orme da lui tracciate nella povertà del cuore. Un cuore povero è infatti un cuore capace di chiedere aiuto, capace di porsi in ascolto, capace di consolare, di essere Madre, di scomparire allontanandosi dal proprio io per ritrovarsi in un Tu totalizzante, quello del Padre, proprio come accaduto al tenero ed umile Frate.

Da questi esercizi spirituali ritorniamo dunque con un cuore desideroso di ritornare a quella vera povertà, a quella voglia di mettersi in ascolto per riuscire a fare esperienza dell'amore del Signore ed a fare quotidianamente la sua sequela lasciando quotidianamente echeggiare il Salmo 94 dentro di noi: "Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore ".

Ferdinando e Marta 

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