Nulla, dunque, di voi trattenete per voi

Restituzione Gi.Fra. 16 ottobre 2023

Fino all’altro ieri ero dannatamente convinto, convintissimo, che la GiFra non sarebbe finita mai. L’ultimo che mi aspettavo di trovare a restituire ora era… me stesso. E invece sono qua dopo aver passato i precedenti mesi con un milione di domande. Restituire significa rendere qualcosa che ci è stato dato. Il problema è questo: cosa mi è stato dato? Per questo è stato necessario un piccolo esercizio del quale ho recentemente imparato l’importanza: fare storia, fare memoria. Ho imparato a fare memoria in un modo particolare: andando curiosamente a cercare il vangelo nella mia vita e la mia vita nel vangelo. Ho riconosciuto che la vita di un personaggio in particolare mi parlava più delle altre e tramite la sua voglio raccontarvi qualcosa di come la GiFra, ovvero di come l’esperienza di Gesù attraverso Francesco abbia cambiato la mia vita:

Lc 5, 1-5

Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla….

Ecco, quando il 25 settembre del 2017 ho messo per la prima volta piede in questo benedetto posto io ero così: lo sapevo io, lo sapevo meglio, lo pensavo meglio, lo facevo meglio. Per ogni errore, ogni sbaglio, io avevo fatto tutto il possibile e alla perfezione, il fallimento era colpa di qualcun altro, delle condizioni esterne… e fatto a questo modo ho cominciato un percorso ad ostacoli tra l’università, il collegio, gli amici, la GiFra. Devo dire che i primi anni qua sono passati piuttosto nell’inconsapevolezza: ci ho messo penso due anni per decidermi a dire qualcosa nelle condivisioni, ci ho messo ancora di più a pensare di lasciarmi un po’ toccare da tutto ciò che vivevo, a lasciarmi cambiare da chi mi stava di fronte. E’ stato un movimento lento ed estenuante, ma qualcosa era al lavoro per cambiarmi piano piano, un passo impercettibile dopo l’altro.

Mt 14, 25-33

Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Ho scoperto recentemente quanto l’esperienza di Pietro mi appartenga, come lui ho vissuto tanto di questi ultimi anni: mediocrità – mediocrità – disperazione – esperienza forte – quindici giorni di esaltazione – collasso – mediocrità – altra esperienza forte eccetera… Proprio come il buon Pietro riconosco Gesù, ma la minima folata di vento basta per farmi dubitare e riaffondare nell’oscurità e nella profondità tetra dell’acqua in tempesta. E così Giovanni alla fine è anche questo, uomo di poca fede.

Anche solo accorgermi di questo è stato fondamentale per dare un po’ di costanza al mio cammino qui, almeno per essere consapevole che io di un cammino, di essere seguito, di fare della strada sul serio, avevo davvero bisogno. In fondo, conoscendo Gesù attraverso Francesco scopriamo che il primo passo necessario per la nostra umanità è riconoscere di essere mancanti: siamo noi il povero, siamo noi il bisognoso!

Gv 21, 3-19

Allora uscirono e salirono sulla barca, ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

E così il maledetto Pietro torna a pescare, capito? Dopo tutto quello che ha vissuto, dopo una grazia enorme, stratosferica, lui torna a fare quello che faceva prima. E in questo pure, neanche a dirlo, io ci casco sempre in pieno. E però c’è un però, ed è che, nonostante me e la mia testardaggine, nonostante il cuore di pietra che mi ritrovo nel petto, quello che sperimento ogni santo giorno è che lui non si stanca mai di provare a trasformarmi. E’ chiaro no? Nonostante io come Pietro non riesca a momenti neanche a dirgli “Si Signore, Ti amo”, forse forse riesco ad ammettere un “Ti voglio bene” striminzito, Lui continua a venirmi incontro imperterrito, prova bucare la scorza, a fare breccia da qualche parte. Il gioco, la vita, è imparare a lasciargli spazio, a lasciarlo fare, a rendersi disponibili. Quest’anno, con fatica e sicuramente non da solo, un po’ l’ho imparato e anche questo voglio restituirvi: ho imparato la libertà della speranza, che non è essere sprovveduti e lasciare tutto al caos, ma davvero l’enorme libertà da conquistare che ci fa dire “non decido io”, “non sono io il padrone in questa casa”. E’ la consapevolezza, la bellezza liberante che tutto questo non è una fregatura, che Gesù non ci frega, mantiene la sua promessa perché Lui è davvero risorto. Capite? Lui è vivo, mangia e beve assieme ai suoi discepoli, assieme a noi. Non è questa vera libertà?

Lc 5, 6-11

E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

E scusatemi, ho scritto un discorso farcito di brani del Vangelo, ma ne sono contento eh, così deve essere: a questa fraternità restituisco un augurio: che la nostra vita sia proprio così, farcita di Vangelo, farcita di Gesù.

Giovanni Lenardon

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