V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Lectio V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Domenica scorsa abbiamo concluso la pagina di Gesù a Nazaret, dell’iniziale accoglienza e poi del fallimento della sua predicazione. I vangeli domenicali non ci dicono del suo cammino in discesa a Cafarnao (4,31). Cafarnao si trova a 200 mt sotto il livello del mare. Qui, dopo aver predicato nella sinagoga, guarito un indemoniato, la suocera di Simone e molti altri «affetti da varie malattie», predica in varie sinagoghe della Giudea ed infine - siamo al vangelo che ascolteremo domenica - siede sulla barca di Simone per insegnare alle folle e chiama Simone a seguirlo dopo la pesca miracolosa; anche se il vero miracolo è la sequela di Gesù nonostante la fatica di credere.

Possiamo distinguere tre momenti: 

  1. una descrizione dei luoghi dove avvenne la prima predicazione di Gesù (vv. 1-3);
  2. la pesca miracolosa (vv. 4-10a);
  3. la chiamata di Simone (vv. 10b-11).

vv. 1-3

1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

 v.1 - «la folla gli faceva ressa»: ἐπίκειμαι (epíkeimai) lett. sdraiarsi sopra o sopra, appoggiarsi, In questo caso significa insistere, premere; questo verbo in Luca è utilizzato due volte: qui e in 23,23, «Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano». La folla è sempre un po’ eccessiva nelle sue reazioni, sia per acclamare che per condannare. Tuttavia, Luca insiste sulla presenza e sulla attenzione delle folle alla predicazione di Gesù.

«per ascoltare la parola di Dio»: Questa è una folla che fa ressa per ascoltare la Parola di Dio; è affamata di Parola. Sembrerebbe non chiedere i miracoli, come accade altre volte, ma ascoltare. Il verbo qui usato, ἀκούω (akouō), dice un ascolto attento per imparare, comprendere

«stava»: Questo è un racconto vocazionale. I racconti vocazionali sono caratterizzati da tre verbi vocazionali: “passare, vedere, chiamare”, coniugati all’aoristo un tempo che indica un azione definitiva, irreversibile. In questo racconto di Luca, si è perso il primo verbo sostituito da “stare”.

v. 2 - «vide»: ὁράω (horáō) è il secondo dei tre verbi vocazionali, da notare però che il vedere non si dirige anzitutto sulle barche e non sulle persone.

«I pescatori»: L’uso dell'articolo indica che i pescatori sono padroni delle barche, non pescatori in genere.

«lavavano le reti»: Se guardiamo il vangelo di Marco, riguardantre la chiamata di Simone, lì si dice che stavano riparando le reti (Mc 1,16-18) perché avevano fatto già una buona pesca. In Luca invece lavavano e non riparavano perché non avevano pescato nulla.

v. 3- «Salì sulla barca di Simone»: sale su una barca; non a caso sceglie quella di Simone.

«lo pregò di scostarsi da terra»: Scostatosi dalla riva tutta la folla può così la folla non lo opprime e al largo tutti possono vederlo. Tutta l'umanità.
Interessante anche questa richiesta di scostarsi da terra, quasi che per poter offrire questa cattedra per l’insegnamento di Gesù occorre prendere le distanze dalla terra (?)

«Sedutosi ammaestrava»: καθίζω (kathízō) e διδάσκω (didáskō) i due verbi indicano l’azione propria del maestro in cattedra.

vv. 4-10a

 

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone.

v. 4 «Quando ebbe finito di parlare»: Non ci viene detto il contenuto del suo insegnamento.

- «disse...»: Gesù ora si rivolge a Simone e come se non sapesse nulla in fatto di pesca gli ordina di prendere il largo e di gettare le reti. 

«prendi il largo...calate le reti»: in greco i due verbi sono resi con un imperativo positivo che ordina di iniziare un'azione nuova. La pesca precedente, fatta con tutte le regole dettate dall'umana esperienza, non ha nulla a che vedere con la nuova pesca. La pesca, svoltasi senza di lui, era andata a vuoto; con lui la "nuova pesca" darà risultati prodigiosi, anzi molto di più (Cfr. Gv 14,12: «farete opere più grandi delle mie».).

v. 5 - «Simone rispose...»: il nome Σίμων (Símōn), ha origine dall’ebraico שִׁמְעוֹן (shim‛ôn) che significa “Colui che ascolta”, da שָׁמַע (shama‛), ascolto. La reazione di Simone è docile, come il suo nome, vuole solo giustificare la nottata carica di fatica e senza risultati.

«Maestro»: l'appellativo con cui Simone si rivolge a Gesù è  ἐπιστάτης (epistátēs) = soprastante, sovrintendente; Luca lo usa sette volte sempre al posto di rabbi.

«sulla tua parola»: ῥῆμα (rhèma) significa parola-fatto operato. Se ci si può chiedere in base a quale forza ignota Simone, esperto pescatore, obbedisca al predicatore Gesù, ora abbiamo la risposta: anche per Simone la parola di Gesù è parola di Dio, perciò lo chiama “maestro”, non nel senso di insegnante ma di “capo” (epistátēs). Nonostante l'umana assurdità dell'ordine di Gesù, Pietro professa la sua fede in Gesù.

v. 6 - «una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano»: L’enorme quantità di pesci, rafforza il parallelo con il vangelo di Giovanni: «trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò» (Gv 21, 11).

διερρήσσετο (dierrēsseto) “stavano per rompersi”, è un imperfetto continuativo, non indica che le reti si rompevano ma che minacciavano di rompersi

v. 7 - «fecero cenno ai compagni»: κατανεύω (kataneuō): “annuire”, “fare un segno per indicare a un altro con un cenno ciò che si desidera che faccia”. Un cenno silenzioso, un grido avrebbe compromesso la pesca, dal momento che i pesci sentono i rumori e avrebbero potuto scappare; occorreva accerchiarli con la rete, ma per questa operazione era necessaria la seconda barca.

«entrambe le barche»: chi temeva di non prendere nulla riempie addirittura due barche, con la rete di una sola! Quella di Pietro, che confessa la sua “qualità” di “uomo peccatore”, e quella dei figli di Zebedeo.
È interessante l’ipotesi che le due barche rappresentino le due comunità di lingua ebraica e greca

v. 8 - «Simon Pietro»: ricorre solo qui in Luca e in Mt 16,16 mentre è assai frequente in Giovanni (17 volte Cfr. 1,40; 6,8,68, ecc.). In realtà solo più tardi Gesù darà a Simone il nome di Pietro (6,14). Si tratta forse di una anticipazione letteraria e di carattere giovanneo come la pesca miracolosa. 

«si gettò alle ginocchia»: Il contatto con il soprannaturale invece di esaltarlo lo sgomenta, quasi lo getta nella disperazione, a motivo della miseria e della fragilità della creatura, che non può resistere all'incombere della presenza divina, la quale non sopporta impurità e peccato (Cfr. la lett e Dan 10,8-9; Cfr. Es 33,20; Lc 1,12 ecc.).

«Signore...»: κύριος (kýrios); Pietro riconosce in Gesù il Signore e la sua onnipotenza divina. Nell'A.T, il titolo equivale a quello di Dio stesso

«allontanati...»: non starmi vicino; è reso con Ἔξελθε (éxelthe) un imperativo aoristo positivo.

Le parole di Pietro dicono molto di più di quelle, simili, del centurione di Cafarnao, che voleva risparmiare a Gesù l'incomodo di recarsi a casa sua (7,6) e sono diverse dal nervoso invito dei Geraseni (Mc 5,17). Pietro confessa la sua commovente umiltà, riconosce la “distanza” tra l’altezza di Dio e la sua piccolezza.

v. 9 - «grande stupore aveva preso»: il greco περιέχω (periéchō) letteralmente dovremmo tradurre con abbracciato, circondato. Lo stupore che prende Pietro e i suoi compagni è appunto il timore religioso di trovarsi di fronte alla presenza di Dio.

v. 10 - «Giacomo, Giovanni...soci di Simone»: Giacomo e Giovanni, chiamati “soci di Simone” (v. 10), in comunione con lui, nel mestiere come nel peccato. Proprio questa è la qualità richiesta da Gesù perché possa edificare la sua chiesa: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, per la conversione” (5,32).
Di Andrea non si parla perché è sottintesa la sua presenza sulla barca con il fratello Pietro. Sono sempre insieme: prima a motivo della società di lavoro, dopo per essere testimoni di grandi momenti della sofferenza e della gloria di Gesù sul Tabor e nel Getsemani.

vv. 10a-11

Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

«Disse»: λέγω (lego), significa: dire, parlare, affermare ma anche chiamare per nome. È il terzo verbo vocazionale.

«Non temere»: Il timore di Dio non ha nulla a che vedere con la paura; esso è un sentimento di riverenza di fronte a Dio che si manifesta. Udendo "non temere", l'uomo trasforma il proprio timore in adorazione. 

«d'ora in poi»: l'espressione è come "l'oggi" usato altrove da Gesù (Cfr. 4,21; 19,9; 23,43). È il cambiamento radicale delle situazioni umane all'irrompere della salvezza di Dio.

«sarai pescatore di uomini»: Il verbo utilizzato ζωγρέω (zōgréō), contiene il significato di “prendere vivi” (zoôs + agréo, “catturare per la vita”), non per farli morire, ma per trasmettere loro la vita.

v. 11 - «Tirate le barche a terra»: La scena è descritta accuratamente: lasciano le barche, non però abbandonate in acqua, ma tirate in secco sulla riva, affinché possano essere a disposizione di chi non segue Gesù in maniera così speciale e particolare.

«lasciarono tutto e lo seguirono»: la vocazione è lanciata; come sempre i discepoli del Signore lasciano tutto e lo seguono (Cfr. 5,28; 18,28; Mc 1,18).

Il "lasciare tutto" è la condizione suprema della vocazione. La comunità di Gesù Cristo diventa così libera dalla cattività dei beni e dell’autoglorificazione.

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