Sulla Preghiera

fr. Enrico

Quando parliamo di preghiera, subito, la nostra attenzione è focalizzata su compiti da svolgere, cose da dire, invocazioni e suppliche da recitare, così appare come uno sforzo, un impegno da portare avanti come peso insopportabile. Sperimentiamo anche la fatica a pregare e, soprattutto, a stare davanti a Dio con tutta la nostra persona: cuore, anima, mente e forza. La preghiera rischia di essere ridotta a una cosa da fare, in mezzo a tante altre da sbrigare.
Invece pregare vuol dire respirare, ovvero permettere alla nostra anima di accogliere lo spirito vitale che sempre Dio desidera donarci. La preghiera è proprio paragonabile al nostro respiro, perché senza di essa non possiamo vivere. Pregare vuol dire mettersi al cospetto del Creatore e Signore di tutte le cose, stare in silenzio davanti a Lui contemplando e accogliendo l’infinito amore che Egli da sempre nutre verso di noi. “Io guardo Lui e Lui guarda me” disse il contadino al Santo Curato d’Ars per spiegare il suo sostare davanti al Tabernacolo. In questo modo impareremo a vedere noi stessi così come Egli ci vede e ad amarci come Egli ci ama. Questa esperienza ci apre al sincero e verace amore verso Dio e verso il prossimo. 
La preghiera ci spalanca le porte del cielo e così noi abbiamo accesso a Dio, entriamo in comunione con Lui, che da sempre vuole vivere in comunione con noi.
Ma come si prega? A pregare si impara pregando. La preghiera non consiste in una sterile recita di formule, ma nello stare davanti a Lui e lasciarsi assimilare a Lui. Pregare è pensare a Dio amandolo, lasciarsi conquistare da quel suo sguardo d’amore che ci rapisce il cuore. Ancora una volta non si tratta di fare ma di lasciar fare.
Pregare significa poggiare il capo sul petto del nostro Maestro e Signore per sentire il battito del suo cuore infiammato d’amore e arrenderci a Lui. Non ci sono altre vie per accedervi in modo autentico. Dio desidera rigenerare continuamente la sua creatura e la preghiera è il mezzo più idoneo, ci invita a riposare in Lui, a porgerci in ascolto della sua voce per accogliere la buona notizia che sempre ci annuncia.
La preghiera vista e vissuta in questa prospettiva diventa un momento ricercato e quotidiano. Non è l’opera straordinaria da realizzare in improbabili tempi futuri, ma il desiderio dell’anima che trova finalmente e felicemente un approdo. Allora scegliamo di vivere i nostri giorni in continuo stato di preghiera, consapevoli che il Signore è sempre in noi, con noi e per noi. “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie” e “in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" ci ricorda S. Paolo.
Custodiamo la nostra relazione personale e comunitaria con Dio attraverso la preghiera, certi che ne vale la vita.

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