Tutti noi siamo costretti, dalle circostanze e da noi stessi, a diventare multitasking, passando da un incontro all’altro, da un impegno al successivo, senza un breve momento di sosta in cui prendere consapevolezza di quel che abbiamo vissuto e di quanto ci abbia lasciato. Siamo in continua corsa, incapaci di rallentare il ritmo, di trattenere i messaggi che la Vita ci lascia in ogni esperienza e di ascoltare ciò che sentiamo attraverso i nostri sensi.
Per di più, con tutto ciò e senza che neanche ce ne accorgiamo, il Signore con diverse forme attraverso lo Spirito Santo, ci fa sentire la sua dolce presenza: “Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco” (Gv 5,17). È sorprendente diventare ogni volta più consapevoli che Dio è sempre all’opera nella nostra vita, che fa di tutto per mostrarsi benevolo e premuroso nei nostri confronti, e proprio fermandoci ad ascoltare e ad ascoltarci, dando il tempo all'operazione di presa di coscienza, possiamo rendercene conto, farlo nostro e vivere di conseguenza.
Il problema non consiste nel valutare se Dio c’è ed opera, ma sentire e gustare interiormente la sua azione in noi. Questo passaggio non è scontato e neanche automatico, ma il frutto di un cammino che porterà a fermarci e vivere un tempo di consapevolezza su quanto abbiamo vissuto. Occorre decifrare quel che accade per diventare sempre più esperti della vita e così, anche, poter aiutare gli altri a cogliere i passaggi dello Spirito Santo nella loro esistenza.
Una vita bella non si misura dalla durata degli anni o dalla quantità di esperienze vissute, ma dalla consapevolezza con la quale le abbiamo gustate e godute attraverso il nostro corpo. Siamo chiamati a fermarci e rileggere quanto vissuto, non tanto e solo con l’ausilio della ragione ma, soprattutto, liberando i nostri sensi e la nostra immaginazione: si tratta di ripercorre, preferibilmente quotidianamente, le esperienze suddivise come in sequenze di fotogrammi, e sentire cosa ci hanno lasciato e come ci siamo trovati in quella determinata situazione, per ringraziare e chiedere perdono.
In questo modo diventiamo persone libere e capaci di scegliere, carichi del bagaglio delle esperienze vissute e consapevoli della nostra consistenza in relazione agli altri. Leggiamo nei vangeli, in particolare di Giovanni (13,1.3.17; 18,4), quanto il Signore Gesù avesse consapevolezza di ciò che viveva momento dopo momento e come riuscisse a scegliere in libertà, senza condizionamenti di sorta, sempre spinto dall’amore per gli altri. Questo “esame di consapevolezza” può diventare una forma di preghiera, perché ci mette in contatto con la parte più vera di noi stessi aperta ad un dialogo vero e sincero con Dio.
Allora non ci rimane altro che ritagliarci del tempo per sostare in preghiera su quanto vissuto e accogliere tutta la vita che vi emerge, per offrirla al Signore. Solo così saremo presenti a noi stessi attimo dopo attimo, sempre più somiglianti a Colui che è sempre presente per operare il bene verso tutti, in particolare per chi ne è consapevole.
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