«In ogni occasione pregate con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi» (Ef 6, 18). Tutte le armi che compongono l’armatura vengono riassunte nella Preghiera.
San Paolo specifica, preghiere e suppliche, mettendo in risalto due aspetti dell’orazione che sono fondamentali.
Dicendo, preghiere, si mette in evidenza maggiormente il destinatario della preghiera che è Dio, l’Onnipotente. L’atto del pregare deve partire dalla nostra consapevolezza di chi è colui al quale ci stiamo rivolgendo; colui al quale posso affidare tutta la mia vita. È possibile compiere una preghiera senza il senso di Dio? Senza essere disposti ad entrare in relazione con Dio? La risposta è si ma è una preghiera vuota, cieca. Molti esercitano un tipo di preghiera vuota, che non è relazione, per esempio quando si ritiene la preghiera solo come una pratica (meditativa) che crea benessere. Il rischio è quello di pregare per pregare, non pregare per pregare qualcuno entrando in relazione con lui.
Il medesimo atto di pregare viene espresso con l’invito ad elevare suppliche. Il supplicare sottolinea lo stato di bisogno ed anche l’angoscia di chi lo sta compiendo. Non si può pregare bene se non si sente di averne bisogno. La preghiera non può essere compiuta solo come un rituale. Chi prega deve essere consapevole del proprio stato di bisogno, altrimenti è formalismo. Molti si accusano di pregare solo quando hanno bisogno, ma di per sé questo è normale: il nostro stato di creature comporta il nostro bisogno del Creatore, San Francesco pregava ripetendo “Chi sei Tu, Altissimo Signore mio? Chi sono io umile verme tuo?”.
«Vegliate con ogni perseveranza». Vegliare, è quello che compie una sentinella di notte ma anche un nomade, un pastore che dorme in un campo ma è pronto a scattare per non lasciarsi scappare o rubare qualcosa di prezioso. Può anche essere che nel momento della veglia noi neppure sappiamo quale e quanto importante sia la cosa da non lasciarci scappare. I pastori che vegliavano nel campo con i loro greggi, neppure loro sapevano quanto importante era la loro veglia vigile prima dell’annuncio a loro dato della nascita di Gesù. Da qui la considerazione di quanto sia importante vivere sempre con intensità anche i momenti più semplici, non possiamo vivere alla meno peggio o così come viene. Colpisce che se nella veglia è inteso una situazione precaria, anche la parola stessa preghiera viene da prece cui deriva la parola precario. Prega chi sa di essere precario.
La perseveranza nella preghiera dice la fedeltà. Pregare con perseveranza è pregare oltre il limite, pregare anche quando sembra che non ne valga più la pena. Sono due i motivi per cui noi smettiamo di pregare: quando perdiamo il senso di Dio o quando perdiamo il senso della nostra necessità. La preghiera sorge dall’intuizione della bellezza di Dio e dalla percezione della nostra estrema povertà. La preghiera dà sempre frutto perché crea il rapporto con Dio.
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