Tutti noi conosciamo il famoso proverbio "verba volant, scripta manent", per sottolineare come le parole volano e rischiano di essere dimenticate o travisate, mentre gli scritti rimangono e costituiscono un oggettivo riferimento anche in seguito.
A questo proposito noi abbiamo le vive parole di Gesù perché ci sono state riportate attraverso i vangeli: questi, dopo una tradizione orale, sono stati messi per iscritto e sono giunti fino a noi.
Ma Gesù era fortemente consapevole che se tutto questo poteva essere valido, i gesti non solo rimangono ma penetrano nel profondo di coloro che aprono il cuore per accoglierli nel loro concreto vissuto.
E così è stato per il gesto sublime della lavanda dei piedi. Infatti Giovanni non ci racconta l'ultima cena, ma ci fa una descrizione puntuale e minuziosa di questo ultimo gesto d'amore che il Maestro ha fatto nei confronti dei suoi discepoli per mostrargli un amore che arrivasse fino al dono totale di se stesso nel servizio.
I discepoli sono rimasti talmente impressionati da riportare ogni minimo gesto che Gesù ha compiuto in quell'ultima sera: "si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto".
Come a dire che l'amore o è concreto o non è. E poi per evitare che l'Eucaristia rimanesse un rito staccato dalla vita.
Inoltre il servizio che i discepoli di Gesù sono chiamati a darsi reciprocamente sarà la firma del Maestro, ovvero la sua viva presenza in mezzo a loro: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri".
Comprendiamo come la vita spirituale è molto pratica e concreta.
L'attenzione che siamo chiamati ad avere è quello di non fermarci al gesto che Gesù ha fatto ma al messaggio profondo che racchiude. Non dobbiamo rimanere impressionati dall'umiltà di Gesù, ma cogliere il suo infinito amore per ognuno di noi e, soprattutto, il grande dono che ci ha fatto di mostrarci il vero volto di Dio. Un Dio che si china di fronte a ciascuno di noi per lavarci i piedi: questo è Dio.
E ricordiamoci che il partecipare all'unica mensa si deve tradurre nel servizio dell'amore fraterno.
Iniziamo a fare la nostra parte, all'inizio di questo Triduo pasquale, partecipando attivamente alla messa in Coena Domini e mettendoci alla scuola del Maestro che ancora una volta si china per lavarci i piedi.
Accogliamo questo gesto di amore e anche noi facciamo lo stesso.
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SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
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