«Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno
da Cristo prese l'ultimo sigillo
che le sue membra due anni portarno»
Paradiso, canto XI, vv. 106-108)
FESTA DELLE SACRE STIMMATE
Sabato 16 settembre la veglia in Santuario e domenica 17 settembre alle ore 11.30 Santa Messa con il rito della Professione Solenne nell'Ordine Francescano Secolare.
Nella Leggenda Maggiore (Vita di San Francesco di Assisi) Bonaventura da Bagnoregio racconta di come San Francesco, «dopo essersi impegnato, secondo l’esigenza dei tempi e dei luoghi, a procacciare la salvezza degli altri, lasciava la folla col suo chiasso e cercava la solitudine, col suo segreto e la sua pace. Là dedicandosi più liberamente a Dio, detergeva dall’anima ogni più piccolo grano di polvere, che il contatto con gli uomini vi avesse lasciato». Fu così anche alla fine di agosto dell’anno 1224 quando Francesco decise di ritirarsi, accompagnato da alcuni dei suoi frati, presso un romitorio in cima ad un monte chiamato Verna, non lontano dalla cittadina di Arezzo.
Mancavano pochi giorni, come oggi, alla festa della Esaltazione della santa Croce e Francesco aveva iniziato da qualche settimana il digiuno in onore di san Michele Arcangelo. Quella mattina, come era suo abito, si era raccolto in preghiera e con queste parole si rivolse a Gesù: «O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione; la seconda si è ch' io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi». Il Signore Gesù Cristo così invocato ad intimo colloquio non tardò nel rispondere al suo umile servo. D’ un tratto levati gli occhi al cielo, investito da una forte luce, Francesco vide una figura di angelo avvicinarsi a lui e da esso apparire, tra le sei ali che lo reggevano, l’immagine di un uomo crocifisso.
Il racconto di quel momento ci dice che Francesco «a quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore […]. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l’infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino. Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio dello spirito».
Ecco compiersi, due anni prima del Transito, il momento più alto della vita di Francesco, con la sua carne divenire tutt’uno con Cristo, specchio della sua sofferenza e della sua Passione: «Scomparendo la visione gli lasciò nel cuore un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne». L’ invocazione di Francesco ebbe così il suo epilogo. Sul suo corpo comparvero e vi rimasero, fino alla morte, le cinque ferite di Gesù Cristo crocifisso: i segni dei chiodi sulle mani e sui piedi, sul fianco destro il taglio della lancia. Da quel mattino alla Verna le sacre stimmate divennero compagne della vita di Francesco tra il tentativo del Santo di celarne a tutti l’esistenza e il desiderio, non senza curiosità, dei fratelli di poter vedere un tale prodigio. «Vedeva il servo di Cristo, che le stimmate impresse in forma così palese non potevano essere nascoste ai compagni più intimi; temeva, nondimeno, di mettere in pubblico il segreto del Signore ed era combattuto da un grande dubbio: dire quanto aveva visto o tacere?».
Nella Legenda di Bonaventura si racconta che la decisione fu presa con i fratelli dando ascolto alle parole di fra Illuminato «di nome e di grazia» che così lo persuase: «Fratello sappi che qualche volta i segreti divini ti vengono rivelati non solo per te, ma anche per gli altri. Ci sono, dunque, buone ragioni per temere che, se tieni celato quanto hai ricevuto a giovamento di tutti, venga giudicato colpevole di aver nascosto il talento».
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SS. Messe feriali: 8.15; 18.30
SS. Messe festive: 11.30; 18.30
Confessioni: tutti i giorni (tranne il venerdì pomeriggio) dalle 8.45 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00