Quando si parla di castità è facile cadere in un equivoco di fondo, essa infatti non riguarda tanto il “non fare”, quanto il “fare diversamente”. Non si tratta di non amare ma di amare di più, liberando la nostra capacità di donarci. Possiamo comprendere la castità se guardiamo a Gesù, il quale visse povero, casto e obbediente, e totalmente rivolto verso il Padre. Se il Padre è la fonte della castità e lo Spirito Santo il suo realizzatore, Gesù ne è il termine di paragone.
La Chiesa ci invita a vivere la castità per ricordarci che siamo “terra sacra”, tempio del Dio vivente, immagine e somiglianza del corpo di carne assunto dal Figlio di Dio, e non certo per “castrarci” o limitarci. Solo all’interno di una relazione autentica con Dio, con noi stessi e con gli altri, possiamo aprirci alla piena comprensione della castità. Vivendo in modo autoreferenziale non potremo mai cogliere il valore nascosto in questo invito e, soprattutto, la promessa di vita che esso sprigiona. Vivere casti è una questione di stile, ovvero cercare, ogni giorno, di assumere la vita di Gesù e cogliere la bellezza in essa racchiusa. Più importante del risultato raggiunto è comprendere che esso è un dono da accogliere, custodire, vivere e donare.
È chiaro, noi dobbiamo ascoltare i nostri bisogni e prenderli in seria considerazione, ma è altrettanto evidente la promessa di vita da parte di Dio che li supera, realizzando i desideri più profondi del nostro cuore. Il divieto posto dalla Chiesa ad avere rapporti prima del matrimonio non vuole rappresentare una intromissione nella relazione di coppia, né dettar legge a casa di altri, ma un invito caldo e pressante ad evitare di prendere con leggerezza l’amore, a non viverlo come un sentimento di circostanza, ma decisione che costruisce il “per sempre”.
L’apparente divieto ci invita a prestare attenzione alla preziosità e sacralità di quanto è messo in gioco e ad evitare semplificazioni, le quali non sono al servizio dell’amore dono. Siamo lunatici in tanti ambiti della nostra vita e l’amore è uno di questi; guardare a Dio che invece è solare, ovvero ama sempre tutti con la stessa intensità, ci permette di dare nuovo slancio alla nostra limitata capacità di amare e, soprattutto, ci proietta verso “la vita per sempre” per la quale siamo stati creati.
Certamente in una società schiacciata sul materiale e sul “tutto e subito”, ogni limitazione viene vista come una violazione della propria libertà, dimenticando che per vivere una vera libertà sono necessarie delle regole. Di fronte alla nostra limitata capacità, Dio desidera trasmetterci la sua infinita possibilità di amare fino al fine della nostra esistenza. Guardare al Figlio di Dio, Gesù Cristo, rimane l’unica possibilità a nostra disposizione per vivere un amore umano che porta in sé il lievito divino. Non si tratta di sforzarsi di fare quello che non siamo in grado di fare ma di fidarsi di Dio, che sempre si fida di noi e rende possibile il nostro impossibile. Mettiamoci davanti a Lui per accogliere il dono di amare senza misura.
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