Il silenzio che rapisce, a conclusione di ogni incontro del Percorso Francescano (e così è successo anche domenica scorsa), è più eloquente delle parole, e, forse, è la risposta immediata e più appropriata al senso di coinvolgimento e al bisogno di scoprire, dietro le porte schiuse dalle testimonianze di San Francesco (cfr. le Fonti francescane), i tragitti interiori che si aprono mano a mano alla riflessione. Non sempre è facile “viaggiare” dentro sé stessi, non sempre è semplice affrontare – e sciogliere – i nodi che stanno alla base dei contrasti tra testa e cuore, e che sono la causa di molte nostre inquietudini.
Per noi, donne e uomini del XXI secolo, abituati come siamo a osservare e vivere questo tempo (quando non a farcene travolgere) spesso e volentieri con l’esclusività del pensiero razionale, risulta sempre più complicato ricercare, o semplicemente accettare, un approccio spirituale all’esistenza.
Tuttavia, il limite della nostra razionalità si scontra, per molti e in molte occasioni, con la necessità di ampliare l’orizzonte con uno sguardo che va oltre, manifestandosi con un senso di inadeguatezza e di disagio (cfr. Ammonizione I: “Il Padre abita una luce inaccessibile, e Dio è spirito, e nessuno ha mai visto Dio. Perciò non può essere visto che nello Spirito, poiché è lo Spirito che dà la vita”).
In questa prospettiva, lasciarsi toccare dalle “fragranti parole di Gesù” (cfr. in Lettera ai fedeli – I redazione – Cap. II - “Tutti coloro ai quali perverrà questa lettera, li preghiamo, nella carità che è Dio, che le fragranti parole del Signore nostro Gesù Cristo, scritte qui sopra, le accolgano benignamente con divino amore”), è l’invito che San Francesco continua a rivolgere al cuore di ogni uomo, la nostra casa, il luogo deputato dove ciascuno può liberamente scegliere di accogliere o di rifiutare Dio. Le conseguenze sono estreme, sia in un senso che nell’altro. Ma se attingiamo a Dio, in Lui siamo certi di trovare la nostra vera identità (cfr. Ammonizione XIX - “poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più”); in Lui scopriamo, pur nelle difficoltà dovute alla caducità umana, la bellezza di entrare nelle relazioni del Mistero della Trinità, perché, accogliendo Dio, facciamo spazio allo Spirito Santo e lo Spirito ci immette e ci guida nella sequela trinitaria che ci rende figli e fratelli amati.
Se riusciamo a elevare lo sguardo oltre l’orizzonte di quella razionalità, che anch’essa è grandissimo dono di Dio se usata in modo libero da ogni pregiudizio o preconcetto, ma che a volte ci inchioda a terra, possiamo “vedere” con gli occhi del cuore e possiamo comprendere che Dio ci ha scelti come figli voluti e desiderati: sta a noi rispondergli “Sì”. E allora potremo gustare la fragranza del suo stare nei nostri giorni.
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