Ieri sera, al termine della lettura “Il bambino con il pigiama a righe”, mi sono imbattuto nella figura storica di Rudolph Hoss, spietato comandante del campo di concentramento ad Aushwitz, chiamato dai suoi perseguitati “l’animale”. Un uomo la cui spietata ferocia è stata la causa della morte di 2.500.000 persone.
Già prima di imbattermi nella storia di Rudolph Hoss mi sono chiesto come potesse Dio redimere uomini di tale spietatezza, anche di fronte ad un loro reale e sincero pentimento di cuore. Come può Dio far finta che il male causato da questi uomini non sia mai accaduto?
A darmi una prima risposta, qualche tempo fa, fu Santa Teresina di Lisieux, che era solita ripetere “anche se commettessi il peggiore dei crimini ciò non sarebbe che una goccia in un braciere ardente”. Ma le parole senza i fatti sono spesso fini a sé stesse, e così la santa di Lisieux, nella sua autobiografia, riporta una grande essenziale testimonianza: la storia del killer Pranzini.
Un giorno Teresina, imbattendosi nella casuale lettura del quotidiano mattutino, venne a conoscenza della storia dell’omicida Pranzini: uomo che aveva trucidato senza pietà tre donne. Così, colpita da un’improvvisa ispirazione interiore - che poi le sarà da bussola sulla sua futura vocazione - comincia a pregare per l’anima e la salvezza di quell’uomo. Così scrive nel suo diario: «Io dissi al Buon Dio che ero certissima che Egli avrebbe perdonato il povero infelice Pranzini, che io lo avrei creduto anche se non si fosse confessato e non avesse dato alcuna prova di pentimento, tanto avevo fiducia nella misericordia infinita di Gesù, ma che gli domandavo “un segno” di pentimento per la mia semplice consolazione…». Ed ecco che sul quotidiano La Croix legge tra le lacrime: «Pranzini non si era confessato, era salito al patibolo e si apprestava a mettere la testa nel lugubre buco, quando di colpo, afferrato da un’improvvisa ispirazione, si gira, afferra un Crocifisso che gli mostrava il prete, e bacia tre volte le sue sacre piaghe!»
Questa lettura, di cui fui molto colpito, fu oggetto di un incontro con fra Enrico. E già questo mi aprì gli occhi sull’infinita Divina Misericordia di Dio.
Come dicevo, la storia di Rudolph Hoss mi ha aperto un nuovo dibattito interiore sulla possibilità di perdono concessa nei confronti di questi spietati omicidi. Ed Hoss, rispetto a Pranzini, è stato la causa di ben più morti…
Investigando così sulla vita di Hoss, scopro che la sua storia, costellata di così tante morti, riporta un unico e grande atto di perdono: un giorno come tanti di “lavoro” gli fu portato dinnanzi un Padre Gesuita che per causa fortuita era riuscito a scampare ad una prima deportazione, e che in piena autonomia si era presentato ad Aushwitz per stare vicino ai suoi confratelli.
Forse colpito dallo spirito di quel Padre Gesuita, forse perché Dio offre sempre a tutti e indistintamente una seconda possibilità di redenzione prevedendo già un possibile pentimento da parte di Hoss, “l’animale” decise di risparmiare la vita di quel sacerdote, rimandandolo in convento.
Terminata la guerra, e dunque le infinite atrocità compiute dai nazisti, Hoss venne presentato al processo di Norimberga come uno dei massimi esponenti della Soluzione Finale, e per questo condannato alla pena capitale.
Condannato alla morte, pochi giorni prima dell’esecuzione, la sua paura più grande non fu quella di soccombere, bensì quella di finire in pasto alle guardie polacche, di cui era stato causa della morte di molti dei loro familiari.
A dispetto di quanto supposto, le guardie usarono molta misericordia e tenerezza nei confronti dell’ex comandante, trattandolo spesso con dolcezza. Hoss non comprendeva come potesse mai essere trattato in questo modo, dopo tutto il male che aveva causato loro.
Come poteva essere perdonato, con tanto amore, proprio da chi aveva perduto tutto per colpa sua?
Ma forse ad usare misericordia nei suoi confronti non erano le guardie, bensì Dio stesso.
Questa cosa sconvolse fortemente Hoss, e proprio in quel momento un tintinnio di campane di un vicino convento carmelitano risuonò. Allora in quell’istante egli si ricordò della fede in Dio che aveva da bambino, ma che per tanto, troppo tempo aveva rigettato.
Colto da un impeto di richiesta di perdono chiese alle guardie polacche di procurargli un confessore al quale potere chiedere l’assoluzione delle sue infinite sozzure.
Ma com’era prevedibile nessun sacerdote fu disposto a confessare lo spietato Hoss. Allora gli venne in mente di quel sacerdote Gesuita a cui aveva risparmiato la vita.
Cercato con disperazione dalle guardie polacche, fu trovato quale cappellano nel santuario della Divina Misericordia di Cracovia. Si, proprio quello di Suor Faustina Kowalska.
L’uomo accolse di buon grado di confessare l’uomo, e come poi dirà in seguito «la confessione durò, durò e durò» e alla fine gli concesse la tanto desiderata assoluzione: «I tuoi peccati ti sono perdonati. Rudolph Hoss, i tuoi peccati sono perdonati. Và in pace».
Il giorno dopo il buon Gesuita tornò in carcere per dare l’Eucarestia prima che venisse impiccato. La guardia che era presente disse poi che quello a cui assistette fu il momento più bello della sua vita: «vedere quell’animale inginocchiato, con le lacrime agli occhi, mentre sembrava un ragazzino e riceveva la Santa Comunione, mentre riceveva Gesù Cristo nel suo cuore».
Una Misericordia inimmaginabile quella di Dio. Che fu Egli stesso ad ispirare Hoss nel perdonare quel sacerdote, che poi avrebbe assolto lui stesso dai suoi infiniti peccati?
Ed è meraviglioso scoprire proprio oggi, giornata della Divina Misericordia, una storia di tale Divina Misericordia. Ed appare anche una coincidenza scoprire che il buon Gesuita fosse il rettore del Santuario della Divina Misericordia.
Io credo che la scoperta fatta oggi sia un chiaro invito fatto da Dio all’umanità intera di confidare nel suo Infinito amore, e così nel suo Infinito desiderio di assolverci dai nostri peccati.
Nessuno è esente dalla sua Divina Misericordia: né Hoss, né Pranzini, né io e né tu.
Nessun peccato resiste di fronte all’Eterno Amore di Dio, poiché, riprendendo le parole di Paolo, Egli “vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità”.
Sta a noi decidere se voltarci verso Cristo, e dunque ricevere la vita Eterna, o se dargli le spalle e sprofondare nel baratro dei nostri peccati.
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